Roma. Il restauro della Sala di Achille a Sciro

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Tassello della volta della Sala di Achille a Sciro

La dottoressa Alfonsina Russo, neo nominata direttrice del Parco archeologico del Colosseo che comprende l’Anfiteatro Flavio, il Foro romano, il Palatino, la Domus Aurea e la Meta Sudans, ha presentato lo scorso 15 febbraio i nuovi restauri che riguardano le decorazioni della volta della Sala di Achille a Sciro.

Si tratta di un importante restauro ed è stato reso possibile dalla sponsorizzazione della Fondazione Isabel & Balz Baechi, nata nel 2002 allo scopo di sostenere progetti di conservazione e restauro delle superfici pittoriche. La Direttrice ha sottolineato che: “Grazie allo strumento della sponsorizzazione è stata attivata una virtuosa azione partenariato pubblico-privato molto proficua per la tutela e conservazione del patrimonio culturale. I restauri della volta della Sala di Achille a Sciro e in particolare gli interventi al pannello raffigurante il mito dello svelamento dell'eroe Achille, hanno rivelato l'uso di materiali particolarmente preziosi quali la foglia d'oro e il blu egizio, sinonimi di quello sfarzo e di quel lusso di cui il princeps Nerone era solito circondarsi.” 

Nerone la costruì  dopo  l’incendio del 64 d.C., che gli permise di espropriare una vasta area per costruire la sua Domus, che echeggiava le dimore imperiali orientali a padiglioni, incastonati in lussureggianti giardini, come fu Persepoli. Severo e Celere la progettarono, Fabullo e la sua bottega la decorarono, per la ricchezza di marmi e pietre preziose fu detta Aurea. Dopo la morte di Nerone i successori ne vollero cancellare la memoria, la Domus fu spogliata e  parzialmente distrutta, le parti restanti furono riempite di terra e sopra furono costruite le grandi terme di Tito e di Traiano e se ne perse la memoria. Durante il Rinascimento alcuni artisti  Pinturicchio, Ghirlandaio, Raffaello, Giovanni da Udine e Giulio Romano cominciarono a calarsi  in quelle che credevano grotte e iniziarono a copiare le decorazioni delle volte, che per questo furono chiamate “grottesche”, ma così iniziarono i problemi di conservazione per l'umidità. Le “grotte” furono poi dimenticate e gli scavi furono ripresi solo nel 1772 dopo i ritrovamenti degli affreschi di Pompei.

Venendo al  restauro, la Sala di Achille a Sciro è vicina alla Sala Ottagona e  fa parte delle sale di rappresentanza e come ha spiegato la Russo era riccamente decorata: in basso con marmi preziosi, mentre nella parte alta delle pareti e sulle volte con pitture e decorazioni a stucco. I restauri hanno messo in luce un copioso uso della foglia d'oro e anche rivelato la traccia di lacune di  stucco che incastonavano pietre preziose, per le decorazioni furono anche usati pregiati pigmenti come il rosso cinabro e il blu egizio ovvero la pasta di vetro blu usata dagli egizi. Il restauro ha riguardato tasselli di una scena laterale di Offerente e la scena dello Svelamento di Achille. Il mito narra che la madre dell'eroe, la nereide Teti, temendo il fato che sovrastava il figlio se fosse andato alla guerra di Troia, lo fece ospitare dal re di Skyros, Licomede. Achille adolescente era così bello che fu vestito da ragazza e nascosto tra le figlie del re, ma Ulisse, intuendo l'inganno, si travestì da mercante e nascose tra gli abiti femminili le armi. La scena del restauro raffigura Achille che trae dalle vesti  lo scudo brandendolo e rivelando così la sua vera identità.

Il prezioso lavoro di restauro  è stato preceduto dal consolidamento delle malte e da indagini diagnostiche cui ha fatto seguito l'intervento di pulitura e reintegrazione pittorica che ha riguardato i due tasselli. Maria Bartoli, la restauratrice, ha spiegato che per rimuovere il calcare sporco dovuto al percolamento ha dovuto usare il trapano per farlo assottigliare, poi sono stati usate sostanze chimiche e anche il laser avendo cura di non danneggiare le superfici pittoriche su cui è stata usata  la tecnica dell'affresco. Sugli stucchi decorativi, invece, i pigmenti sono stati direttamente impiegati ed è stato necessaria la massima attenzione per evitare la  perdita del colore. Il restauro è durato cinque mesi e sono riapparsi i pigmenti degli incarnati e delle vesti. La Fondazione Isabel & Balz Baechi ha finanziato con centomila franchi svizzeri il lavoro.

Il restauro è importante perché sarà utile come guida al restauro delle pitture che inizierà quando saranno finiti i necessari lavori in corso. Alessandro D'alessio, responsabile scientifico della Domus, ha spiegato che i restauri riguardano il consolidamento della struttura muraria, indispensabile anche ai lavori che riguardano i giardini sovrastanti che danneggiano con l'umidità e il percolamento le strutture e le decorazioni sottostanti. Lavori che sono in corso d'opera come affermato dalla Russo:”Entro fine anno parte la gara e l’ avvio dei lavori per 8 nuovi lotti del sistema integrato di protezione sui giardini del Colle Oppio. Per questi lavori e per le volte traianee crollate nel 2010 il Mibact ha già stanziato 13 milioni di euro”.  Non c'è da augurarsi che i lavori possano iniziare al più presto.

A questo link per il Reastauro è presente la documentazione.

 

Pubblicato in: 
GN16 Anno X 27 febbraio 2018