Rubbettino. L'antimafia secondo Francesco Forgione

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
Forgione

Nella prestigiosa sede della Stampa estera di Roma è avvenuta la presentazione di un libro, edito dalla Rubbettino con il titolo I tragediatori. La fine fell’antimafia e il crollo dei suoi miti. L’autore di questo importante libro è Francesco Forgione, politico di origine  siciliana ed ex presidente della commissione antimafia. Il libro è stato presentato e discusso da Giovanni Tizian, giornalista dell’Espresso, dal ministro di Grazia e giustizia Andrea Orlando e dall’onorevole Rosy Bindi, che guida e presiede la commissione parlamentare antimafia.

Nella sua breve introduzione Giovanni Tizian, facendo riferimento alla vicenda giudiziaria in cui è coinvolto il presidente dell'associazione degli industriali siciliani Antonello Montante, ha chiesto all’onorevole Bindi come mai l’antimafia processa l’antimafia. L’onorevole ha sostenuto che il libro è utile per capire quanto sia importante riflettere sugli strumenti investigativi e penali per arginare e sradicare il fenomeno mafioso. Questa del nostro tempo, per Rosy Bindi, è una mafia diversa da quella che venne annientata con il maxiprocesso di trent'anni fa. La mafia di oggi non uccide, è invisibile ma possiede un forte potere di influenza, sicché riesce a instaurare rapporti di connivenza con il mondo delle professioni, delle imprese, della politica. Esiste una antimafia che non può e non deve essere identificata soltanto con la pur meritoria e necessaria azione repressiva esercitata  dalla magistratura, i cui soggetti sono le associazioni, come Libera, e i cittadini, professionisti e imprenditori,  liberi e consapevoli del valore della legalità, dei diritti, della democrazia.

Per il Ministro Orlando per troppo tempo si è voluto coltivare il mito dell'ortodossia dell’Antimafia, ignorando che il pluralismo e la diversità delle posizioni culturali sono un elemento che rafforza l’antimafia. Per il ministro della giustizia, il merito del libro di Forgione consiste nel sottoporre a una necessaria analisi critica gli strumenti legislativi e istituzionali  predisposti nel tempo per perseguire il fenomeno mafioso. Per il ministro è fondamentale tener presente che vi è una discrasia tra la mafia, che negli anni ha mutato la sua fisionomia e struttura criminale, e il modo come viene percepita e descritta  nel nostro tempo. Spesso è accaduto che si siano introdotte normative legislative che avevano un carattere simbolico più che una reale efficacia repressiva e penale.

Francesco Forgione, autore di questo libro, ha richiamato alcune vicende di cronaca, per dimostrare come per troppo tempo si è assecondata la tendenza a delegare la lotta alla mafia alla magistratura, approfittando della smania di protagonismo di alcuni giudici. L’antimafia, ha acutamente osservato l’autore del libro, deve avere una dimensione sociale, politica e culturale, visto che l’azione repressiva, pur essendo essenziale, non è sufficiente e non basta  per annientare questo fenomeno pericoloso. La politica deve autoriformarsi e ripensare profondamente le categorie intellettuali con cui leggere ed interpretare il fenomeno mafioso, insidioso e pericoloso per le sorti della democrazia.

Per Forgione l’antimafia è nata storicamente a Portella della Ginestra, quando una parte del popolo siciliano si oppose con coraggio  ad un potere oppressivo e soffocante, ostile alla democrazia, al riconoscimento dei diritti dei lavoratori, al rispetto della dignità della persona. Il fatto che nel nostro tempo le forze politiche siano inclini a candidare il personaggio, divenuto un'icona dell’Antimafia, per ottenere il sostegno di qualche associazione, dimostra in modo evidente che manca nel meridione una classe dirigente colta e consapevole della gravità del fenomeno mafioso. La politica deve, secondo Francesco Forgione, cessare di delegare alla magistratura la lotta alla mafia, e ricostruire la credibilità dell’antimafia, oggi fortemente offuscata.

La stessa vicenda di Mafia capitale, tenendo presente il processo in corso di svolgimento, dimostra che l’intreccio perverso tra corruzione, politica e metodo mafioso rischia di soffocare la vita democratica del nostro Paese. Concludendo il dibattito, Rosy Bindi ha notato che all’origine del fenomeno mafioso vi è la condizione di sottosviluppo e arretratezza del meridione d’Italia, questione tuttora aperta.  Un libro, questo scritto da Francesco Forgione, importante e utile per ripensare il ruolo dell’antimafia nel nostro tempo.

Pubblicato in: 
GN45 Anno VIII 28 ottobre 2016
Scheda
Autore: 
Francesco Forgione
Titolo completo: 

I tragediatori. La fine dell'antimafia e il crollo dei suoi miti. Collana: Problemi Aperti, Soveria Mannelli (CZ), Rubbettino, 2016.

Euro 14,00.