Santa Cecilia. MeInikov, preludio ideale per Šostakovič

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Alexander MeInikov

I 24 Preludi e fughe op. 87 di Dmitrij Šostakovič è una composizione monumentale per pianoforte, la sua durata, quasi tre ore di musica, e la sua complessa architettura mettono a dura prova l'interprete. La performance di Alexander MeInikov, al suo debutto a Santa Cecilia lo scorso 8 febbraio, ha incantato il pubblico presente che lo ha a lungo acclamato.

Un appuntamento imperdibile per un capolavoro di rara esecuzione di un geniale musicista, che ha avuto una vita tormentata a causa del più ottuso e bieco asservimento dei suoi colleghi a Stalin. Dopo essere stato a Lipsia, nel 1950, per le celebrazioni per i duecento anni  dalla morte di Bach ed aver ascoltato varie composizioni del Kantor, Šostakovič iniziò nello stesso anno la composizione dell'op. 87, che fu terminata nel marzo del 1951. Fu poi eseguita in due serate il 31 marzo e il 5 aprile 1951 dall'autore stesso davanti alla sezione sinfonica dell'Unione dei Compositori dell'URSS, occasione nella quale si riproposero violente le vecchie accuse di formalismo.

Copie dell'opera girarono di nascosto tra i pianisti, Šostakovič stesso  propose quattro dei Preludi e fughe nella sua città natale, allora, Leningrado, ora San Pietroburgo, anche Emil Gilels propose tre Preludi e fughe ( 1,5,24) all'estero e poi in Russia. Bisognerà aspettare le due serate del 23 e 28 dicembre del 1952 per l'esecuzione in pubblico nella sala Glinka di Leningrado, quando Tat'jana Nikolaeva propose l'intero ciclo. La pianista era stata la vincitrice del concorso di Lipsia dedicato a Bach del 1950, Šostakovič era stato in giuria e aveva apprezzato la sua interpretazione di Bach. Tat'jana Nikolaeva, da parte sua, aveva insistito per potere eseguire la composizione e per lungo tempo nessun altro pianista, dopo la Nikolaeva, che la incise più volte (1962, 1987, 1990, 1992), mise in repertorio il ciclo completo. Successivamente il ciclo fu inciso da Vladimir Ashkenazy (1999), Kieth Jarret (2006) da non sottovalutare, e infine da Alexander MeInikov nel 2010.

24 Preludi e fughe in tutte le tonalità maggiori e minori ,il collegamento con Bach è evidente eppure... il sommo Kantor fu anche un grande didatta e, tra le varie opere didattiche, scrisse anche il Clavicembalo ben temperato (Das wohltemperierte Klavier, oder Präludium, und Fugen durch alle Töne und Semitonia) vol. 1°e 2°per insegnare ad usare sulla tastiera ( klavier ) il nuovo sistema temperato che, all'epoca, era l'”Avanguardia”. La composizione è quindi un'opera didattica che procede per semitoni, Do maggiore, Do diesis e così via. Quando, invece, Šostakovič scrisse l'op.87 usare il sistema tonale era da “passatista” rispetto alle “Avanguardie” della sua epoca. La forma dell''opera di  Šostakovič è come quella concepita da Chopin nei 24 Preludi op. 28 , procede per quinte ascendenti; dopo il primo preludio e fuga, in Do maggiore, c'è il secondo nella relativa minore, La minore, per poi progredire alla quinta ascendente, quindi il terzo è in Sol maggiore e così via. Se l'ascoltiamo, nell'opera di Bach, che ricordiamo era didattica, ci sono una serie di brusche transizioni da una tonalità all'altra perché sono tonalità armonicamente lontane, con Chopin e Šostakovič la catena di modulazioni ( passaggio da una tonalita ad un'altra) tra tonalità armonicamente vicine crea il senso di un discorso continuo. Un aspetto sottolineato da Tat'jana Nikolaeva che ha sempre sostenuto che il ciclo andrebbe fatto tutto in una serata, un' opinione sostenuta anche da Melnikov.

Nei Preludi Šostakovič riprende in modo originale forme diverse appartenenti al passato, il  Preludio n°2 è sul modello di Bach, in altri ci sono le danze: Sarabanda, Giga, Minuetto, ma anche la Polka, che è estranea alla consuetudine delle Suites barocche e, non solo, ci sono anche  la Serenata, la Pastorale. Per quello che riguarda la struttura delle fughe è nel solco della tradizione del '700, c'è una sola doppia fuga e poi fughe a 2, a 3, a 4 e 5 voci fino all'ultima, grandiosa conclusione in Re minore a 4 voci. Non si deve, però, essere tratti in inganno dalle forme, perché sono svolte in modo molto personale e originale così che il lungo percorso della composizione non è mai banale o noioso, ma geniale, una continua invenzione armonica, ritmica, dinamica,  densa di atmosfera differenti, a volte pensose, a volte beffarde, intarsiata nei preludi di brevi frammenti melodici ma anche di dissonanze che evocano le composizioni più felici di Šostakovič.

La parte pianistica è molto impegnativa, in quanto non si deve dimenticare che Šostakovič fu un eccellente pianista, Alexander MeInikov possiede un tocco magistrale, può passare elegantemente dalla progressione percussiva a note dolcemente sussurrate o sospese, rarefatte. Ha reso alla perfezione la composizione, non è solo una questione di tecnica pianistica, che pure ci vuole e sopraffina, ma soprattutto si rivelato come grande interprete, perché il percorso della composizione non è solo una personale rivisitazione delle forme di un glorioso passato, ma suggerisce anche un cammino intimo e sofferto di Šostakovič. Ovazioni entusiastiche e meritatissime del pubblico per Alexander MeInikov alla fine dei due intervalli, necessari, e alla conclusione del concerto

Pubblicato in: 
GN16 Anno IX 17 febbraio 2017
Scheda
Titolo completo: 

Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Stagione di Musica da Camera
Sala Sinopoli – mercoledì 8 febbraio 2017 ore 20,30
 
Alexander Melnikov pianoforte
 
Dimitrij Šostakovič
  24 Preludi e Fughe op.87