Santa Cecilia. Pablo Heras-Casado tra energie arcaiche e seducenti atmosfere

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Pablo Heras-Casado ( foto Sonia Werner )

Il programma della Stagione Sinfonica dell'Accademia di Santa Cecilia, lunedì 8 giugno 2015, ha offerto un programma denso di violenti contrasti e atmosfere rilucenti. Diviso in due parti,  una russa è stata dedicata a Stravinskij, l'altra alla Spagna con musiche di de Falla e Rodrigo. Pablo Heras-Casado ha diretto con autorevolezza l'Orchestra e il Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia.

Il primo brano in programma è stato Quatre études (1930) di Igor Stravinskij (1882-1971), una composizione di raro ascolto che ha un solo precedente a Santa Cecilia, nel 1963 sotto la direzione di Ernest Ansermet, primo esecutore della partitura. Quatre études è la trascrizione per orchestra di due brani precedenti. Il primo è Tre pezzi per quartetto d'archi (1914), e non semplicemente quartetto, una illuminante distinzione, adottata anche da altri contemporanei come Weber, per indicarne il distacco dalla tradizione.

Nel primo, che nella versione orchestrale è intitolato Dance, i quattro temi non hanno sviluppo, solo il ritmo varia, nel secondo, Excentrique, c'è l'evocazione di uno spettacolo di un acrobata, di cui l'autore nelle sue memorie ricorda il movimento a scatti, spasmodico e ritmico. Il terzo Cantique prende spunto dalle prime cinque note del Dies Irae gregoriano, immergendo l'ascoltatore in un aura di arcaica religiosità. Il brano conclusivo, Madrid, è la trascrizione per orchestra di Studio per pianola (1917), un omaggio alla Spagna. Se la versione  per pianola meccanica non fu integralmente realizzabile per l'impossibilità di renderne la complessità, quella orchestrale ne mette in luce i complessi aspetti  timbrici e ritmici.

Les Noces (Le Nozze) ebbero una travagliata gestazione, l'idea venne al musicista nel 1912 durante la  composizione della Sagra della Primavera (1913), entrambe, infatti, appartengono al periodo in cui Stravinskij trasse ispirazione dal folkore russo. Il compositore, come altri artisti del suo paese, rimase affascinato dalla, allora, recente conoscenza dei popoli a est degli Urali e particolarmente delle popolazioni ancora primitive, che ancora praticavano riti animistici e sciamanici e vivevano nelle vaste regioni siberiane, ancora non del tutto esplorate.

L'idea fu dunque evocare  nella Sagra, i riti di propiziatori della primavera, il rinnovamento della natura con l'evocazione delle tremende forze ctonie, legate alla terra generatrice, anche ne Les Noces avviene un altro rito basilare per la sopravvivenza della specie, simbolicamente legato alla vita e alla morte. Nella Sagra il rito del rinnovamento della vita della Natura veniva invocato  attraverso il sacrificio dell'eletta, ne Les Noces un'inquietudine sotterranea pervade l'atmosfera festosa, il dolore di lasciare la casa dei genitori da parte dei figli e quello dei genitori per la loro partenza. La morte in questo caso è solo simbolica, è il cambiamento che prelude alla nascita di nuove vite, i futuri figli della coppia di sposi.

Stravinskij definì Les  Noces” Scene coreografiche per canto e musica”, le scene che si susseguono  senza  pause e sono quattro: La treccia, nella casa della sposa, la benedizione dei genitori, nella casa dello sposo, la partenza della sposa e il lamento dei genitori e il banchetto conclusivo. I testi sono tratti della raccolte folkloristiche di Aleksandr Afanaseev e Pëtr Kireevskij. Dopo una lunga gestazione dovuta anche alla scelta dell'orchestrazione, nel 1930 la composizione andò in scena a Parigi per i Ballets Russes, con un organico scelto dopo avere scartato diverse soluzioni: quattro pianoforti, una serie di percussioni - xilofono, quattro  timpani, campane, due casse rullanti, due tamburi militari, tamburo basco, grancassa, campane, piatti, triangolo e due crotali - coro e quattro solisti.

Il periodo in cui Stravinskij giunse alla stesura definitiva è, dopo la sfolgorante orchestrazione della Sagra, quello  in cui passò dalla grande orchestra a organici da camera, in cui utilizzando pochi strumenti, sperimentò nuovi accostamenti per ottenere insoliti effetti timbrici e ritmici. Successivamente Stravinskij non ripensò l'orchestrazione de Les Noces. Come nella Sagra l'elemento ritmico è dominante, martellante e ossessivo, il canto del coro e dei solisti ha un ruolo egemone sull'orchestra ed evoca potentemente il rito di una comunità arcaica.

La versione proposta a Santa Cecilia è quella elaborata da Steven Stucky per la Los Angeles Philarmonic in cui i pianoforti sono stati sostituiti dall'orchestra mentre la varietà delle percussioni è rimasta la stessa. L'orchestra mantiene la  brillantezza timbrica  e la varietà  ritmica ma si attenua l'atmosfera arcaica resa dal carattere potentemente percussivo dei pianoforti che si accorda perfettamente con il canto del coro e dei solisti. Pablo Heras-Casado ha diretto con autorevolezza l'orchestra e il coro, bene anche i quattro solisti Evgeniya Sotnikova, soprano, Anna Goryachova, mezzosoprano, Ales Briscein, tenore, e Mikhail Svetlov, basso.

Passando al programma spagnolo ha aperto la seconda parte il popolarissimo Concierto de Aranjuez ( 1937) di Joaquín Rodrigo, molto amato dal pubblico, celeberrimo è l'Adagio languido e struggente. Il brano ha per protagonista la chitarra in dialogo con l'orchestra, tutti i grandi virtuosi di questo strumento vi si sono cimentati. Milos Karadaglić ne ha dato una convincente e appassionata interpretazione, che è stata molto apprezzata dal pubblico. Sollecitato dagli applausi scroscianti Karadaglić ha eseguito la Milonga di Jorge Cardoso.

La conclusione è stata con El Sombrero de Tres Picos ( Il cappello a tre punte) di cui è stata eseguita  la Suite n. 2. Manuel de Falla fu non solo un compositore ma anche un attento  studioso del folklore spagnolo a cui si ispirò nelle sue composizioni. El Sombrero de Tres Picos, fu composto per i Ballets Russes di  Diaghilev, che voleva un balletto di ambientazione spagnola, e andò in scena a Londra nel 1919. De Falla per El Sombrero de Tres Picos,  rielaborò El corregidor y la molinera, una farsa mimica con canto; il libretto di Gregorio Martínez Sierra fu tratto dal romanzo, basato su una storia vera, di Pedro Antonio de Alarcón. De Falla ampliò la composizione aggiungendo anche altri brani. Le danze della Suite n. 2 sono trascinanti per la policromia timbrica e il ritmo incalzante, caratteri che Pablo Heras-Casado ha messo pienamente in luce, assecondato dal virtuosismo dei musicisti dell'orchestra; il pubblico ha calorosamente applaudito tutti gli interpreti.

Pubblicato in: 
GN30 Anno VII 18 giugno 2015
Scheda
Titolo completo: 

Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Stagione Sinfonica 2014-2015
Auditorium Parco della Musica - Sala Santa Cecilia
lunedì 8 ore 20,30

Orchestra e Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Pablo Heras-Casado direttore
Milos Karadaglić chitarra
Evgeniya Sotnikova soprano
Anna Goryachova mezzosoprano
Ales Briscein tenore
Mikhail Svetlovbasso

Stravinskij  Quatre études
Stravinskij  Les Noces orchestrazione di Steven Stucky
Rodrigo      Concierto de Aranjuez
Falla        El Sombrero de Tres Picos: Suite n. 1-2