Scuderie del Quirinale. La piena umanità di Tiziano

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Tiziano

Alle Scuderie del Quirinale si è aperta il 5 marzo una mostra monografica dedicata a Tiziano a cura di Giovanni C. F. Villa; questo evento, che terminerà il 16 giugno 2013, concluderà un ciclo dedicato alla centralità della pittura veneziana nei cambiamenti culturali avvenuti in Italia e in Europa tra la meta del Quattrocento e del Cinquecento.

L'elaborazione del progetto che ha dato vita al ciclo è iniziato dieci anni fa e si concretizzato  a partire dal 2006, con la prima mostra dedicata a Antonello da Messina (1429/30-1479), la cui permanenza a Venezia fece conoscere l'uso della tecnica di diluire il colore con l'olio e il realismo di origine fiamminga. D'altra parte il pittore fu stimolato nella ricerca sui rapporti tra luce e colore, nello scambio reciproco con Giovanni Bellini detto il Giambellino (1433 circa – 1516), che a sua volta la traeva dalla conoscenza di Piero della Francesca.

La mostra successiva nel 2008 è stata proprio dedicata a Giovanni Bellini, il maggiore esponente di quella famiglia, che fu un ponte tra tra la pittura italiana e quella veneziana. Una  famiglia in cui al capostipite, Jacopo, seguirono Gentile e Giovanni e che, tramite le nozze della sorella, ebbero anche legami di parentela con Mantegna il cui stile influenzò il Giambellino.

Nel 2011, c'è stata poi quella di Lorenzo Lotto (1480 – 1556/1557), il cui stile fu quello più vicino alla pittura fiamminga e, nel 2012, Tintoretto (1519 –1594) con la sua pittura fortemente drammatica e teatrale in cui domina una luce visionaria. Per concludere non poteva mancare certo Tiziano Vecellio (1480/1485-1576), dominatore assoluto della sua epoca per il suo straordinario talento, mai disgiunto da una continua ricerca espressiva nell'arco della sua lunghissima vita.

Tiziano fu allievo prima di Gentile e poi di Giovanni Bellini e infine di Giorgione; la prematura scomparsa di quest'ultimo e la partenza per Roma di Sebastiano  Luciani, noto come dal Piombo, favorirono la sua affermazione a Venezia, dopo una prima commissione a Padova. Nelle sue prime opere si vede l'influenza dei maestri a cominciare dall'uso dello sfumato leonardesco, che come sottolineato dal Vasari, differenzia la scuola veneta dalla toscana, in cui domina il primato del disegno.

La prospettiva aerea, cioè l'uso di toni più chiari e  dello sfumato per dare profondità al paesaggio di derivazione leonardesca, e gli elementi monumentali tipici della pittura rinascimentale caratterizzarono la pittura di Bellini. A questi elementi si aggiunge il tonalismo, legato all'acquisizione della tecnica ad  olio, che permette la sovrapposizione del colore che, nel Bellini, diventa protagonista acquisendo una plasticità che è amplificata dall'uso della luce. Giorgione svilupperà queste tecniche affinando l'inserimento delle figure nel paesaggio, il colore con lui acquista una raffinata morbidezza e le figure umane diventano languide e voluttuose, come quella di Venere che dorme di Dresda

Tutto questo assimilò il giovane Tiziano e ancora si discute sull'attribuzione di alcuni quadri, in quanto alcuni ritengono che abbia terminato alcune opere di Giorgione, morto improvvisamente, come Il concerto campestre del Louvre e Il concerto, (1510 – 1511 circa), un olio su tela, presente in mostra, in cui si è colpiti dall'intensità espressiva negli sguardi scambiati  tra il frate che suona la spinetta l'altro che tiene nella mano sinistra una tiorba.

Tiziano fu prodigioso nei ritratti per la capacità cogliere la psicologia della persone, persino in quelli dei potenti, come Carlo V con il cane (1533) e dei due dogi, esposti in mostra. Quello pensoso e inquieto del doge di Francesco Venier (1555) ha sullo sfondo una finestra da cui si vedono le navi, per riaffermare la vocazione e l'origine della potenza veneziana, quando  aveva già imboccato la parabola discendente.

Il Vecellio rappresenta i soggetti dei ritratti nella loro piena umanità come il giovanissimo Ranuccio Farnese, (1542), ancora avvolto dalla sua infantile fragilità, e i suoi straordinari autoritratti, un abilità prodigiosa che diventa enigmatica e inquietante  nella Allegoria del Tempo governato dalla Prudenza (1565 circa), in cui il viso del vecchio è quello del pittore.

La sua ricerca nell'uso della luce del colore contribuisce a rendere umani e concreti i soggetti, soprattutto le magnifiche donne che, nei ritratti come nei dipinti, ci incantano con il loro indiscutibile fascino: come Flora (1517) e La Bella (1536). L'esempio della Venere di Giorgione viene continuato da Tiziano che lo sviluppa giungendo a risultati che ancora oggi ci affascinano, grazie all'uso unico e sapiente del colore e della luce, da cui sono generate le figure che si inseriscono armoniosamente nello sfondo e nel paesaggio.

Da questi elementi scaturisce anche la sensualità delle donne come la splendida Danae di Napoli (1544/45) o Venere benda Amore (1559/61). Nei soggetti sacri non c'è la teatralità e la rappresentazione anche concitata di Tintoretto, ma dalla luce e dal colore si genera l'intensità espressiva e il movimento, come nelle due pale d'altare esposte che hanno come soggetto la Vergine con il Bambino. Con il tempo Tiziano restrinse l'uso dei colori, passando dalla solarità sfolgorante a colori più cupi, come nello stupefacente Martirio di San Lorenzo (1547-1559) in cui, sullo sfondo grigio di possenti architetture, si staglia il corpo del santo, illuminato dalla luce divina proveniente dall'altare mentre attorno a lui si muovono i carnefici.

L'uso del colore e della luce evidenziano la concitazione drammatica della scena e le masse muscolari e l'anatomia dei corpi, in una visione che risente della lezione michelangiolesca. In occasione di questa mostra si è proceduto al restauro e alla messa in sicurezza della cappella nella Chiesa dei Gesuiti in cui ritornerà la pala dopo la mostra, una consuetudine meritoria che si è ripetuta anche in questo caso.

Lo sfondo cupo e l'uso di pochi colori e nelle tonalità scure della Deposizione di Cristo nel sepolcro (1559) del Prado, del Cristo crocifisso (1555- 57) di Madrid e ancora di più nel Cristo crocifisso e il buon ladrone di Bologna (1560-70) sottolineano la tragicità della scena. Ne La punizione di Marsia ( 1570- 1576) di Kromĕříž la scena e le figure sono generati dai pochi colori, che nell'ultima fase della sua vita Tiziano usò dare con anche le dita: il risultato è affascinante e coinvolgente, le figure scaturiscono prepotentemente e magicamente da un colore materico e possente.

Alla mostra sono esposti trentanove quadri che  ripercorrono le fasi del percorso artistico di Tiziano, la raffinata e attenta scelta di Giovanni C. F. Villa, il curatore, si è concentrata su quelle opere che, per concorde parere, sono attribuibili al maestro, escludendo quelle in cui è predominante, se non esclusivo l'intervento della sua ben organizzata ed efficiente bottega. L'esposizione propone un percorso che mostra le varie fasi dell'evoluzione del Vecellio, integrato da pannelli esplicativi che accompagnano la comprensione delle opere esposte. La disposizione dei quadri e la loro ottima illuminazione permettono al visitatore di cogliere sia i particolari chee la visione d'insieme delle opere e di goderne appieno.

Pubblicato in: 
GN18 Anno V 12 marzo 2013
Scheda
Titolo completo: 

Tiziano
5 marzo – 16 giugno 2013
Scuderie del Quirinale, via XXIV Maggio 16, Roma
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica
Promotori: Roma Capitale - Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico; Azienda Speciale Palaexpo
Produzione: Azienda Speciale Palaexpo
Curatore: Giovanni C.F. Villa
Ideazione allestimento: Mauro Zocchetta
Progetto esecutivo: Emilio Alberti
Catalogo: Silvana Editoriale
Orari: Da domenica a giovedì dalle 10.00 alle 20.00; venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30.
L’ingresso è consentito fino a un’ora prima della chiusura
Sito internet www.scuderiequirinale.it
Informazioni e prenotazioni
Singoli, gruppi e laboratori d’arte tel. 06.39967500
Costo del biglietto di ingresso
Intero: € 12.00 - Ridotto: € 9.50