Teatro Sala Uno. Tempo di fuga e l'amore post-mortem

Articolo di: 
Alessandro Menchi
Tempo di fuga

È in scena al Teatro Sala Uno di Roma, dal 6 al 17 marzo, Tempo di fuga, scritto e diretto da Mario Prosperi, da lui stesso interpretato insieme a Rossella Or e Yavan Wolde. Lo spettacolo nasce dalla suggestione di uno spettacolo cinese sull'incontro post-mortem di due ex-amanti deceduti nello stesso momento ognuno all'insaputa dell'altro ed è calato, attraverso tessuti culturali intrisi di surrealismo – emergono, anche esplicitamente, le pagine di Nadja di Breton – e di trame bibliche, in un'ottica contemporanea e autobiografica di rara profondità e leggerezza.

La storia prende avvio dall'incidente automobilistico che causa la morte di Attanasio (Mario Prosperi), regista teatrale braccato da creditori intellettuali che lo osservano sprezzanti nell'auto capovolta. In una sorta di androne metafisico, connotato da oggetti simil-ospedalieri, Melania (Rossella Or) tenta di ricomporre i frammenti del proprio passato che riaffiorano come le battute di un copione dimenticato.

Sullo sfondo un'enorme porta su cui campeggia un'isegna luminosa (spenta) con scritto “Al di là”. Un angelo/infermiere (Yavan Wolde) introduce su una sedia a rotelle Attanasio. Stanco e spaesato, l'anziano uomo non riconosce la sua ex-amante e da lei non viene riconosciuto. Tuttavia, dalle loro confessioni, a cui l'angelo li obbliga come primo “esame” di valutazione celeste, riaffiorano a poco a poco pezzi di vita comuni, come le delusioni di una carriera teatrale il cui alto valore artistico fu inversamente proporzionale all'affluenza di plubblico, o quelle, ancora più dolorose, di un amore interrotto, spezzato da una fuga nel momento del suo coronamento. Come sulle tavole di un palcoscenico, le confessioni sono sottoposte al giudizio del pubblico dei non-viventi. Il tono di Melania è malinconico, confuso, alla continua ricerca di qualcosa. Quello di Attanasio, benché affannato, è invece più leggero. Ma le parole di entrambi nascondono un irrisolto comune, un conflitto ancora insanato come quello che lo spettatore si porta dentro e che necessita della catarsi drammatica per essere guarito.

I due vengono rispediti nel mondo dei vivi dall'angelo, che come un automa, mette in pratica meccanicamente l'imperscrutabile volontà divina, così come l'autore governa le sorti dei suoi personaggi. Da qui comincia l'esame della tentazione, discrimine morale che deriva dalla scelta, sempre evitata da una vita irrisolta. Attanasio torna, baldanzoso e spregiudicato, al suo mestiere. L'angelo tentatore foraggia le sue nuove ambizioni teatrali, divenute basse e commerciali per una sorta di vendetta culturale verso il pubblico e il mondo.

Attanasio modella i suoi nuovi spettacoli sulle tre categorie spettatoriali in cui secondo lui si suddivide il pubblico globalizzato: “l'orango”, “il maiale” e “la fagiana”. Come segretaria sceglie, senza riconoscerla, Melania, la quale tenta timidamente di convincerlo a cambiare i suoi scopi, orientandoli a “guarire” il pubblico piuttosto che a fagocitarne i vizi. Ma lui non le da ascolto. E anzi la scaccia. Attanasio sembra aver ceduto alla tentazione del successo e della vendetta, sacrificando l'amore, incarnato da Melania, il cui corpo esile emerge sullo sfondo inchiodato a una croce.

Ma la speranza, così come l'amore, non si è ancora spenta. Le sorti dei due amanti restano appese a un giudizio, quello di un pubblico virtuale, ma anche e soprattutto concreto, riattualizzato ad ogni visione. Ad esso viene sottoposta la scelta così come la tentazione. Ad esso spetta la responsabilità di perdurare nel rassicurante buio della sala oppure farsi avanti verso la vita, simboleggiata del quel microcosmo magico che è il palcoscenico.

La forza di Tempo di fuga sta nella continua commistione di realismo e surrealismo che compone il suo linguaggio. La sua atmosfera rarefatta permette all'inconscio di affiorare attraverso i corpi e riempire, come per osmosi, lo spazio del palcoscenico e quello della platea. Il merito più grande però va alle interpretazioni di Mario Prosperi e Rossella Or, così diverse eppure così compatibili, che con un misto di vigore e leggerezza, teatralità e naturalismo, danno sostanza all'anima dello spettacolo.

Pubblicato in: 
GN18 Anno V 12 marzo 2013
Scheda
Titolo completo: 

Teatro Sala Uno di Roma
dal 6 al 17 marzo 2013
Tempo di fuga
di Mario Prosperi
con Mario Prosperi
Rossella Or
Yavan Wolde
Regia di Mario Prosperi
Musiche di Paolo Modugno
Scene e luci di Valerio Di Filippo
Allestimento di Dimitri Sinapi
Costumi di Helga Williams
Aiuto regia e fonica di Roberto Zorzut