Teatro Verdi di Pisa. Viktoria Mullova con Giacometti al fortepiano per la Normale

Articolo di: 
Piero Barbareschi
Viktoria Mullova

Nuovo interessante appuntamento della Stagione “I concerti della Normale” al Teatro Verdi di Pisa. Martedì 15 gennaio si è esibita la violinista Viktoria Mullova in duo con il fortepianista Paolo Giacometti con un programma interamente dedicato a Ludwig van Beethoven.

Viktoria Mullova ci ha abituato a vivere, in occasione delle sue esibizioni, esperienze ogni volta diverse e sempre stimolanti. Partendo dal presupposto che ogni suo concerto sicuramente non passa inosservato e neppure velocemente dimenticato, anche in occasione della sua esibizione nella stagione dei “Concerti della Normale” a Pisa ha fornito al folto pubblico presente al Teatro Verdi concreti motivi che hanno giustificato il desiderio di ascoltarla.

Programma come detto interamente Beethoveniano, con tre sonate, l'op 23 in la minore e le celeberrime “Primavera op.24 e “Kreutzerop.47Sonate impegnative ma soprattutto le ultime due conosciutissime e quindi ascoltate certamente con piacere ma anche con consapevole attenzione alla lettura proposta dalla Mullova.

Oltre a quest'aspetto, altro motivo di interesse l'utilizzo in quest'occasione non di un moderno pianoforte ma di un fortepiano, aderendo ad un'idea esecutiva che potesse riproporre l'impasto timbrico e le possibilità espressive offerte dagli strumenti a tastiera esistenti, in questo caso, all'epoca in cui furono scritte le sonate.

Non è questa la sede per approfondire ed entrare nel merito su questo tipo di organico, dovendo necessariamente rendere conto della qualità dell'interpretazione. Chi scrive non appartiene sicuramente alla schiera di coloro che ritengono non interessanti queste scelte. È inoltre fuor di dubbio che il repertorio beethoveniano, sia da camera che solamente pianistico sia stato scritto avendo a disposizione strumenti più simili a quello utilizzato in questo concerto che al moderno pianoforte. In queste occasioni però si ripropone sempre una domanda cruciale: per un autore come Beethoven, ma lo stesso interrogativo si potrebbe porre anche per Mozart, ha un senso utilizzare strumenti arcaici o perlomeno ancora in evoluzione rispetto al pianoforte per eseguirne la  musica? Due le risposte: può averlo se si vuol sperimentare e riprodurre il timbro degli strumenti che aveva a disposizione, può non averlo quando si scopre che la sua musica contiene spunti ed elementi che “funzionano” meglio con strumenti più espressivi. In parole povere Beethoven non aveva a sua disposizione strumenti che esprimessero in pieno la sua musica interiore e sicuramente si sarebbe esaltato avendo fra le mani uno Steinway od un Bosendorfer.

Quanto affermato non vuole essere assolutamente una critica rivolta all'ottimo Giacometti il quale, grazie anche alla grande esperienza in questo ambito, si è fatto apprezzare sia per la visione complessiva sia per come ha efficacemente risolto le problematiche tecniche ed espressive che la scrittura beethoveniana implacabilmente propone, assolvendo brillantemente il compito non certo di semplice accompagnatore ma di degno partner di una così celebre solista. Però...ascoltare Beethoven con il fortepiano, ancorché ottimamente eseguito tecnicamente, ci lascia un po' di amaro in bocca, una sensazione di incompiutezza e scarsa definizione come quando si guarda uno splendido panorama attraverso un vetro appannato.

Venendo alla splendida esecuzione della Mullova il concerto si è aperto con la Sonata op.23, concepita all'alba del secolo XIX e contemporanea alla I Sinfonia e al terzo concerto per pianoforte. In questo caso, sicuramente di più rispetto alle “troppo” famose sonate successive in programma, è stato molto interessante ascoltarne l'esecuzione con il fortepiano. Interessante per scoprire come la Mullova e Giacometti abbiano costruito il dialogo fra il violino e la tastiera, calibrando lo strumento ad arco, i fraseggi ed i vibrati adeguandosi al timbro del fortepiano ed evidenziando quelle caratteristiche della scrittura (l'anomalo secondo movimento, un minuetto promosso al rango di andante, o il travolgente ultimo movimento) che anticipano tipologie inconfondibili nelle opere più mature. Non sappiamo quale strumento abbia utilizzato la Mullova in quest'occasione, se lo Stradivari o il Guadagnini, in ogni caso la bellezza e la raffinata varietà dei colori espressivi ha immediatamente ammaliato il pubblico.

Dopo un così stuzzicante aperitivo, il pubblico ha potuto gustare due sonate fra le più famose non solo del repertorio dell'autore ma di tutto il panorama cameristico ottocentesco. A partire dal celebre attacco della “Primavera”, proseguendo con lo splendido Adagio, il geniale e ritmicamente insidioso scherzo per finire con l'inarrestabile Rondeau finale, il duo ha offerto una lettura accurata, in un dialogo paritetico e musicalmente ineccepibile.

Ha concluso il concerto l'altrettanto celebre “Kreutzer”, ugualmente tanto amata dal pubblico. Ad ogni ascolto, e la travolgente esecuzione della Mullova e di Giacometti ha confermato l'impressione, si rimane avvinghiati dalla sorprendente scrittura e struttura della sonata, comprendendo anche come al primo ascolto all'epoca lasciasse interdetti gli spettatori. Ma Beethoven così deve essere: nervoso, con sbalzi di umore, capace di momenti di poesia assoluta e di agitata passione, spiazzante nelle conclusioni o nello sviluppo. E così è stato nell'interpretazione del duo.

Al termine, come dubitare, entusiasmo del pubblico presente ed un bis a suggellare un altro bell'appuntamento de “I concerti della Normale”  che non sarà dimenticato.

Pubblicato in: 
GN11 Anno V° 22 gennaio 2013
Scheda
Titolo completo: 

Teatro Verdi di Pisa
I Concerti della Normale
Martedì 15 gennaio 2013, ore 21.00

Viktoria Mullova, violino
Paolo Giacometti, fortepiano

Ludwig van Beethoven
Sonata n.4 in la minore, op. 23
Sonata n. 5 in fa maggiore, op. 24 “La primavera”
Sonata n. 9 in la maggiore, op. 47 “a Kreutzer”