Torino Film Festival 2014. Torino32 si tinge di Violet

Articolo di: 
Alberto Giovenco
Violet

Il 21 novembre 2014 è iniziata ufficialmente la 32esima edizione del Torino Film Festival coordinato per la prima volta dalla neodirettrice Emanuela Martini. Tra il cinema Massimo e il Reposi (il multisala Lux è stato sacrificato a causa dei tagli ai fondi statali) verranno proiettati 197 film provenienti da tutto il mondo. Le tante sezioni del festival assicurano un assortimento variegato e ricco di opere che spaziano dai maestri della New Hollywood a Jim Mickle passando per Giulio Questi, Woody Allen, Anne Fontaine, David Michôd e molti altri ancora.

Sempre con la particolare attenzione all’ambiente indipendente ed underground che contraddistingue la natura del festival torinese, gli spettatori potranno aprire una finestra sulla cinematografia di ieri, su quella di oggi e sulle scommesse dei registi emergenti del futuro.
Ecco una rapida carrellata di alcuni tra i primi film in concorso proiettati nella sezione Torino32.

Violet di Bas Devos (Belgio/Olanda 2013)
Che traccia può lasciare su un adolescente la vista di un proprio coetaneo aggredito e accoltellato a morte? Violet (Belgio/Olanda 2013) di Bas Devos prova a rispondere a questo interrogativo con una delicatezza che fa pieno centro nel bersaglio. Dopo aver assistito al delitto dell’amico, Jesse, appassionato di bmx, cercherà poco a poco di rimettere a fuoco se stesso e la propria condizione.

Un film che stuzzica la vista e nel quale l’immagine ha la meglio sulla parola, isolata e impoverita. Evoluzioni ciclistiche su strade e piste che perdono sempre di più la loro reale connotazione fisica e che diventano un non-luogo in un non-tempo nel quale il ragazzo rimane intrappolato. Il vuoto interiore è ripreso dagli ambienti casalinghi spogli e dai rapporti umani pressoché inesistenti. Le inquadrature statiche sono la base su cui far danzare le bmx mentre i ragazzi rimangono sospesi in un tripudio di salti e piroette. Violet è per ora il film che più ha osato, ragionevolmente, per quanto riguarda aspetti stilistici e narrativi. La vista della morte rompe qualcosa in Jesse e la frammentazione, viengono rese anche attraverso immagini sgranate a stento riconoscibili, insieme a montaggi proibiti di notevole fattura. Bas Devos dirige un film fluttuante, nebuloso, che ha molto da dire e che rimarrà sicuramente tra le novità più interessanti presenti in concorso. Da vedere.

Big Significant Things (Usa, 2014)
Nell’opera prima di Bryan Reisberg Big Significant Things (Usa, 2014) ci ritroviamo a percorrere insieme a Craig (Harry Lloyd) un viaggio on the road tutto a stelle e strisce. Lo spaventato protagonista, oramai prossimo a sistemarsi e comprare casa con la fidanzata, decide di rimandare il momento fatidico della scelta.  Inventatosi la scusa di un importante viaggio di lavoro, il ragazzo parte solitario per un particolarissimo tour alla ricerca di oggetti dalle dimensioni da record. Sarà così che tra la sedia più grande del mondo e una gigantesca stella al neon il protagonista s’incamminerà per un itinerario parallelo e inaspettato alla scoperta di sé. Con grande semplicità di linguaggio Big Significant Things riesce a coinvolgere e a divertire in maniera originale e mai scontata descrivendo in modo pulito il forte disorientamento che accompagna il protagonista. I personaggi sono ben caratterizzati e Lloyd, quasi sempre lasciato a se stesso, interpreta magistralmente una parte di notevole spessore.

Il think big americano viene ribaltato e dissacrato intelligentemente ribadendo l’importanza per l’attenzione alle piccole cose.  Il viaggio diventa metafora di un percorso di crescita personale che non ha mai fine e che naufraga fino a perdersi in una moltitudine di voci dissonanti di un programma radiofonico. Il loro caos è il caos che accompagna il protagonista verso l’età adulta delle responsabilità, è l’inconfondibile ronzio che insinua il dubbio e che incatena a sicurezze alle quali non è facile rinunciare.

Gentlemen
(Svezia, 2014)
Gentlemen di Mikael Marcimain (Svezia, 2014) è un interessante noir tratto dal best seller Gentlemen and Gangsters di Klas Östergren. Stoccolma, 1978. Klas, squattrinato scrittore in bolletta, accetta un nuovo lavoro. In cerca del luogo giusto per cominciare a scrivere decide di approfittare dell’ospitalità dell’amico Henry Morgan, passionale pianista membro di una misteriosa organizzazione di quartiere e amante di Maud, donna di un potente uomo d’affari.  Klas scopre così un mondo segreto di sotterfugi, ulteriormente infittiti dal ritorno del fratello del proprietario di casa, un poeta alcolizzato e psicotico, ex componente di un gruppo rock allo sbando.

Il film, come si può evincere dalla trama, è ricco di spunti che hanno richiesto, per essere adeguatamente sviluppati, un ritmo forse eccessivamente incalzante rispetto agli ambienti e alle dinamiche portate in scena. Tra ricatti, giochi di potere, atmosfere jazz e allenamenti di boxe il film si carica troppo spesso di simbolismi degli anni '70, uscendone talvolta come ingabbiato in alcuni cliché. Particolare è la costruzione della narrazione incentrata sulla storia di tutti e tre i personaggi, resi di fatto co-protagonisti al pari dell’opera. La casa in cui vivono è il denominatore comune dell’intreccio, la loro base segreta, il tappeto sotto il quale nascondere lo sporco del mondo e dove, con un po’ di fantasia, potrà essere sempre notte. Accattivante il finale.

N-capace (Italia, 2014)
Con N-capace Eleonora Danco ci accompagna per mano in uno spazio di mezzo tra Roma e Terracina, un teatro di riflessioni sincere, scanzonate e a volta anche rozze, che lasciano trasparire frammenti  di verità semplici e personali.
A metà tra documentario e performance teatrale il film ragiona su temi caldi come il sesso, la morte, il lavoro e i rapporti famigliari. Affrontare il discorso per la regista significa anche cercare un confronto generazionale, facendo intervenire giovani e anziani in egual misura e provando a comprendere lo sviluppo che hanno avuto nel corso del tempo i valori e le tematiche indagate.

Il minestrone di opinioni e ricordi che si viene a creare è uno specchio fedele della natura mutevole e sfuggente della vita e dell’uomo: saremo per sempre “anime in pena”?
Il modo di operare mi ha ricordato istintivamente il programma televisivo Troppolitani di Antonio Rezza e Flavia Mastrella, senza però, a mio avviso, avere lo stesso spessore e la giusta intenzionalità alle spalle.
Il film è piacevole e a tratti anche divertente, riesce a creare intimità ed empatia con lo spettatore ma si avverte la mancanza di qualcosa; non è l’assenza di risposte univoche o di verità oggettive (più che naturale vista la complessità dei temi), quello che probabilmente manca a N-capace è una linea di senso più marcata e generale che avrebbe senz’altro agevolato la struttura di questo bello, seppure un po’ sterile, esercizio di stile.

Wir waren Könige (Germania, 2014)
Cosa possono avere in comune un gruppo speciale delle forze armate della polizia tedesca e una giovane gang di quartiere? Il regista di Wir waren Konige/The Kings surrender Philipp Leinemann porta sul grande schermo un’opera incentrata sulle dinamiche che intercorrono tra due gruppi diversi e simili allo stesso tempo. Il parallelo su cui gioca il film trova il proprio punto d’intersezione nella figura di un bambino, demiurgo quasi inconsapevole della spirale di violenza che stravolgerà entrambi gli ambienti. Gli interessi personali sconvolgono l’ordine delle cose e la differenza tra vittime e carnefici si fa sempre più labile. Inversioni di ruolo, ingiustizie e soprusi fanno da sfondo a questo film debole e lacunoso nella scrittura che la regia non riesce, seppur provando, a salvare.

Pubblicato in: 
GN4 Anno VII 27 novembre 2014
Scheda
Titolo completo: 

Torino Film Festival 2014
21-29 novembre 2014 Torino

Torino 32

VIOLET
VIOLET - VIOLET
di Bas Devos
Belgio

BIG SIGNIFICANT THINGS
(BIG SIGNIFICANT THINGS)
di Bryan Reisberg
USA

GENTLEMEN

(GENTLEMEN) - (GENTLEMEN)
di Mikael Marcimain
Svezia

N-CAPACE
(N-CAPACE)
di Eleonora Danco
Italia

WIR WAREN KÖNIGE
THE KINGS SURRENDER
di Philipp Leinemann
Germania