XVI Festival Pergolesi Spontini. Prodigi del giovane Pergolesi

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Jesi. San Guglielmo

Li prodigi della divina grazia nella conversione e morte di San Guglielmo Duca d’Aquitania, dramma sacro in tre atti di Giovanni Battista Pergolesi, era il tassello mancante che finalmente si è aggiunto per completare la riproposizione delle opere destinate alla rappresentazione scenica.

Doveva essere già rappresentato nell'ambito delle celebrazioni del trecentesimo anniversario della nascita del compositore nel 2011, ma furono tagliati i fondi ad esse destinate e lo spettacolo fu forzatamente accantonato. Quest'anno grazie alla tenacia del direttore artistico Vincenzo De Vivo il progetto è stato ripreso e Li prodigi della divina grazia nella conversione e morte di San Guglielmo Duca d’Aquitania è andato in scena venerdì 9 settembre al Teatro Pergolesi di Jesi. Una nuova produzione della Fondazione Pergolesi Spontini, nella revisione critica di Livio Aragona, il dramma, che indicheremo ora brevemente come il San Guglielmo, è stato eseguito da Les Talens Lyriques sotto la direzione di  Christophe Rousset, la parte scenica è stata affidata alla regia di Francesco Nappa con le scene di Benito Leonori e i costumi di Giusi Giustino.

Dopo l'oratorio La Fenice sul rogo ovvero La morte di San Giuseppe commissionatogli dalla Congregazione di S. Giuseppe e composto a Napoli mentre ancora studiava al Conservatorio de' Poveri di Gesù Cristo, poiché era consuetudine per gli allievi al termine degli studi di comporre un dramma sacro, scrisse il San Guglielmo. Di questo dramma sacro, prima commissione del giovane musicista si sa che fu rappresentato per la prima volta nel 1731 nel chiostro del monastero annesso alla Chiesa di Sant’Agnello ed incontrò il grande favore del pubblico aristocratico presente, premessa di fondamentale importanza per le successive commissioni. Non esiste una copia autografa ma solo un manoscritto, scritto frettolosamente per la rappresentazione con molti errori, correzioni e ripensamenti. A questo si aggiunge l'esistenza di un'altra versione in forma di oratorio, ridotta senza la parte comica e con cambiamenti nell'ordine delle scene, che fuori Napoli cominciò a girare negli oratori dei Filippini all'inizio degli anni quaranta del '700; di questa ne esistono più manoscritti, che hanno il pregio di essere stati redatti con cura.

Un'altra cosa che ha fatto sorgere molti dubbi sulla successione temporale della composizioni e sulla paternità, visti i molti falsi pergolesiani prodotti dopo la morte del compositore, è il fatto che nell'Olimpiade del 1735 ci sono la sinfonia, un'aria e un duetto presenti anche nel San Guglielmo: sono l'aria dell'Angelo “Fremi pur quanto vuoi” divenuta “Tu di saper procura” cantata da Aristea, mentre il duetto tra Guglielmo e Arsenio “Di pace e di contento” divenne quello tra Megacle e Aristea “Ne giorni tuoi felici”. L'accurato lavoro di revisione critica di Livio Aragona, comparando tutte le fonti fino ad ora reperite, ha fugato i dubbi, Pergolesi compose il dramma sacro e poi utilizzò, come era consuetudine a quel tempo, dei brani per l'Olimpiade, la successiva trasformazione in oratorio contiene musica esclusivamente del musicista jesino.

Il San Guglielmo è un dramma sacro che si ispira al teatro barocco spagnolo della Controriforma in particolare alle Comedias de los santos, edificanti strumenti di propaganda religiosa, in cui attraverso l'agiografia di un santo, si mirava a a convincere che il raggiungimento della santità era un obiettivo alla portata di ogni fedele, purché seguisse gli insegnamenti della Chiesa Cattolica. In questo caso il librettista Ignazio Maria Mancini si basò sull'agiografia tradizionale di San Guglielmo che riunisce in una, la storia di tre diversi personaggi con lo stesso nome, e mostra come con il pentimento e l'espiazione si ottenga sempre il perdono divino. La lotta fra il bene è il male è rappresentata da due personaggi l'Angelo e il Demonio, a cui si aggiungono oltre al protagonista del titolo San Bernardo, Padre Arsenio e Cuosemo. Cuosemo è al servizio del Duca ed è un personaggio comico, che echeggia il soldato fanfarone della “Commedia dell'arte” canta in dialetto napoletano e anche lui compie il medesimo cammino spirituale del suo signore. Il personaggio buffo, che si esprime in vernacolo, probabilmente era un espediente per coinvolgere il popolo affinché potesse immedesimarsi in lui, mentre il linguaggio edificante e ricco di contenuti teologici di personaggi. come San Bernardo, era destinato all'aristocrazia e ai religiosi.

Il giovanissimo Pergolesi  mostra già la sua formidanile attitudine nel delineare con feconda creatività musicale i personaggi e le situazioni teatrali, il mirabile quartetto “Cieco che non vid'io” che chiude il primo atto lo prova abbondantemente, oltre ai brani che passarono nell'Olimpiade e alla maturità drammatica dei due recitativi accompagnati di San Bernardo e di Guglielmo. Se Cuosemo è descritto seguendo la tradizione, una sottile ironia è dedicata al  Demonio che cerca di tentare Guglielmo attraverso una serie di travestimenti. La realizzazione che abbiamo ammirato a Jesi è stata memorabile sia sotto l'aspetto musicale che teatrale. I personaggi che rappresentano i valori edificanti e religiosi hanno voci femminili da soprano, mentre il Demonio e Cuosemo sono bassi, una distinzione che colloca i primi in un mondo ultraterreno e astratto per distinguerli dal popolano e dal male.

Raffaella Milanesi, esperta vocalista del repertorio barocco, è stata Guglielmo, ha una voce morbida e duttile e ha dato una ottima interpretazione vocale e drammatica del personaggio. Il recitativo accompagnato “È dover che le luci “, punto topico della conversione, è stato reso dalla Milanesi con grande sensibilità e intelligenza interpretativa, troppo spesso alcuni cantanti  sottovalutano l'importanza di recitativi rispetto all'aria di bravura, mentre la Milanesi ne fa un suo punto di forza. Sofia Solovyi è stata San Bernardo e Padre Arsenio, con un timbro di voce caldo, che usa con precisione, è stata un'efficace interprete dell'altro recitativo accompagnato “Così dunque si teme”, di contenuto edificante e decisivo per il pentimento di Guglielmo. Arianna Vendittelli, ha una voce soave e cristallina, un Angelo dal timbro ideale e con una tecnica sicura quanto elegante, che ha esibito nell'aria “Fremi pur quanto vuoi”, ironica nello smascherare i travestimenti del  Demonio, persuasiva  verso Guglielmo è stata un'interprete molto convincente. Maharram Huseynov, il Demonio, ha reso efficacemente gli aspetti caricaturali del personaggio e così Clemente Daliotti è stato un Cuosemo molto divertente e appropriato. Les Talens Lyriques,sotto l'esperta e raffinata guida di Christophe Rousset hanno messo in luce tutti gli aspetti di questa partitura. La regia di Francesco Nappa è stata un punto di forza dello spettacolo e ha guidato con mano sicura i cantanti. Le scene di Benito Leonori, realizzate con proiezioni su pannelli mobili, secondo la situazione, suggestive ed evocative sono state un valido supporto alla regia. Belli i costumi di Giusi Giustino, ricordiamo in particolare quelli dei travestimenti del Demonio e dell'Angelo che rievocavano anche con ironia i fasti del Barocco. Il pubblico presente ha accolto con entusiasmo tutti gli interpreti applaudendoli con calore e a lungo.

Pubblicato in: 
GN39 Anno VIII 16 settembre 2016
Scheda
Titolo completo: 

XVI Festival Pergolesi Spontini
Jesi, Teatro G.B. Pergolesi
Venerdì 9 settembre 2016

Li prodigi della divina grazia nella conversione e morte di San Guglielmo Duca d’Aquitania
musica di Giovanni Battista Pergolesi
Revisione critica di Livio Aragona
Edizioni Fondazione Pergolesi Spontini
 
San Guglielmo Raffaella Milanesi
San Bernardo – Padre Arsenio Sofia Solovyi
Cuosemo Clemente Antonio Daliotti
Angelo Arianna Vendittelli
Demonio Maharram Huseynov
 
direttore al cembalo e all’organo Christophe Rousset
regia Francesco Nappa
scene Benito Leonori
costumi Giusi Giustino
Les Talens Lyriques
 
Nuova produzione Fondazione Pergolesi Spontini