Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Ritorna András Schiff e Pappano dirige Sol Gabetta

Per la Stagione Sinfonica torna Antonio Pappano sul podio dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Di particolare interesse il concerto per il debutto di Sol Gabetta, giovane e affascinante violoncellista argentina impegnata nel Concerto per violoncello di Elgar .Per la Stagione da Camera continua il “viaggio” bachiano del grande András Schiff che in questo secondo appuntamento si farà interprete delle sei Suites Inglesi.

Sono tanti i punti di interesse del concerto di sabato 8 febbraio 2014 (Sala Santa Cecilia ore 18; repliche lunedì 10 ore 20.30 e martedì 11 febbraio ore 19.30) diretto da Antonio Pappano sul podio dell’Orchestra di Santa Cecilia. Sempre pronto a dar spazio ai giovani, anche questa volta Pappano incontra per la prima volta Sol Gabetta, classe 1981, energica ed avvenente violoncellista argentina, assurta - nonostante la giovane età - a una delle più apprezzate interpreti del panorama internazionale.

Comincia a studiare musica a 3 anni, cantando prima nel coro, poi imbracciando il violino e sedendosi al pianoforte per “fermarsi”, infine, al violoncello, “perché più grande del violino e non solo ero incuriosita dalla sua forma ma anche dal suo suono. Il violoncello possiede tutte le voci” – afferma la bella musicista. A dieci anni ha vinto il suo primo concorso e di recente ha ricevuto il suo terzo ‘Premio ECHO Klassik’ proprio per la registrazione del Concerto per violoncello di Edward Elgar, lo stesso di cui sarà interprete a Santa Cecilia e che suonerà su un raro e prezioso violoncello di G. B. Guadagnini del 1759.

Altra nota di interesse sarà l’apertura del concerto, che prevede una pagina di musica contemporanea del giovane compositore italiano Francesco Antonioni dal titolo Gli occhi che si fermano, ispirato al romanzo Il tuo volto domani dello scrittore spagnolo Javier Marias. “Con Gli occhi che si fermano - spiega Antonioni - ho voluto sviluppare una breve ma intensa riflessione sull’ambiguità delle nostre percezioni, e sull’attenzione e la concentrazione con cui le consideriamo. L’idea musicale nasce da un’esperienza semplice: avvicinare gradualmente la prospettiva da cui si contempla un’immagine fino a farla sgranare, per vedere gli spazi indefiniti che separano i singoli punti e poi tornare a una visione complessiva, come gli occhi che si fermano ad analizzare un dettaglio, ma hanno sempre bisogno di ritornare alla visione generale per non perdere il senso di ciò che guardano. 

Un’ambiguità della percezione, traslata in musica, consiste dunque nel sovrapporre lunghi suoni tenuti e veloci ribattuti che, grazie a differenti livelli di sonorità, definiscono un’entità acustica disgiunta e inseparabile al tempo stesso, come due prospettive sonore dello stesso oggetto che si rimandano l’una all’altra, in un gioco di sgranature e condensazioni: i suoni lunghi si accorciano con l’inserimento di silenzi che allontanano fra loro le ripercussioni del suono, fino a diventare cortissimi; i suoni corti si avvicinano l’uno all’altro fino quasi ad annullare il silenzio che li separa l’uno dall’altro, tendendo all’infinito verso i suoni lunghi.

Dalla fissità e dal contemporaneo movimento dell’immagine acustica derivano delle figure musicali che si estendono in arpeggi e in scale, quasi elementi di disturbo dell’attenzione scaturiti dall’osservazione ravvicinata, e gradualmente acquistano autonomia, fino a obliterare la visione dell’insieme. Sebbene si alternino sezioni lente e veloci, il percorso armonico, centrato su una nota che fa da perno (un Re), procede sempre con il medesimo passo, e se nelle parti concitate la scrittura richiede grande virtuosismo nell’esecuzione, nondimeno gli accordi cambiano con lentezza quasi imperturbabile”.
Il concerto si conclude con la Sinfonia n. 9 “Dal Nuovo Mondo” di Antonin Dvorák.

Subito dopo i concerti romani, in volo per una lunga tournée in Germania che toccherà le maggiori città tedesche come Francoforte, Amburgo, Stuttgart e Monaco.

Dopo il concerto del 17 gennaio scorso, dove ha offerto al pubblico il Libro II del Clavicembalo ben temperato, András Schiff torna sul palcoscenico della Sala Santa Cecilia (venerdì 7 febbraio ore 20,30) questa volta con le sei Suites Inglesi di Bach. Bach scrisse due raccolte di Suites per clavicembalo, sei per ciascuna raccolta, che vanno rispettivamente sotto i nomi di “francesi” e di “inglesi”: non si sa quando esattamente furono composte e perché si chiamino così. E se la qualifica di “francesi” può essere facilmente spiegata con l’origine stessa della forma della suite e con i titoli delle singole danze, quella di “inglesi” rimane più oscura.

Forkel, alla luce della scritta che appare sull’intestazione della Suite n. 1fait pour les Anglois»), ipotizzava che Bach le avesse scritte per un nobile inglese, mentre altri hanno fatto risalire l’appellativo a una raccolta di Suites del francese Charles Dieupart pubblicata a Londra, che Bach conosceva assai bene, avendola copiata nota per nota secondo il suo abituale metodo di studio.
Quanto alla datazione, certe considerazioni di natura stilistica inducono a supporre che le sei “inglesi” venissero composte a Köthen fra il 1715 e il 1721.
 
Stagione di Musica da Camera
Auditorium Parco della Musica - Sala Santa Cecilia
Venerdì 7 febbraio 2014 ore 20,30
 András Schiff pianoforte
Bach Suites Inglesi BWV 806-811
 
Biglietti da 18 a 42 euro - Infoline 068082058 - www.santacecilia.it

Stagione di Musica Sinfonica

Auditorium Parco della Musica - Sala Santa Cecilia
Sabato 8 febbraio ore 18.00 - Lunedì 10 ore 20.30 - Martedì 11 ore 19.30
Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Antonio Pappano Direttore
Sol Gabetta Violoncello
Antonioni Gli occhi che si fermano
Elgar Concerto per violoncello
Dvorák Sinfonia n. 9 “Dal nuovo mondo”

Biglietti da 19 a 52 euro -  Infoline 068082058 - www.santacecilia.it