Le parole di Agamben

Ci sentiamo tutti in prima linea in questa pandemia che è diventata presto molto altro: lockdemia, patemia, infodemia. Una malattia in cui gli "asintomatici" giocano un ruolo determinante, in primo luogo sui diritti, negati, ristretti, bollati come "inutili orpelli di irresponsabili". Non è così, ne ho scritto piu' volte, analizzando la questione da plurimi aspetti. Mi pregio di riportare un passo dall'ultimo pamphlet di Giorgio Agamben proprio su questo, ad annunciare un prossimo articolo che pubblicheremo la settimana prossima su di lui a firma di Teo Orlando.

"Qual è la figura della nuda vita che è oggi in questione nella gestione della pandemia? Non è tanto il malato, che pure viene isolato e trattato come mai un paziente è stato trattato nella storia della medicina; è, piuttosto, il contagiato o – come viene definito con una formula contraddittoria – il malato asintomatico, cioè qualcosa che ciascun uomo è virtualmente, anche senza saperlo. In questione non è tanto la salute, quanto piuttosto una vita né sana né malata, che, come tale, in quanto potenzialmente patogena, può essere privata delle sue libertà e assoggettata a divieti e controlli di ogni specie. Tutti gli uomini sono, in questo senso, virtualmente dei malati asintomatici. La sola identità di questa vita fluttuante fra la malattia e la salute è di essere il destinatario del tampone e del vaccino, che, come il battesimo di una nuova religione, definiscono la figura rovesciata di quella che un tempo si chiamava cittadinanza. Battesimo non più indelebile, ma necessariamente provvisorio e rinnovabile, perché il neo-cittadino, che dovrà sempre esibirne il certificato, non ha più diritti inalienabili e indecidibili, ma solo obblighi che devono esser incessantemente decisi e aggiornati."

Quodlibet, 16 aprile 2021

La nuda vita e il vaccino

 

N.B. per intero sul sito di Quodlibet è possibile leggere l'articolo.