Piano B. Andrew Doyle pubblica Libertà di parola

Il nuovo libro di Andrew Doyle, Libertà di parola edito da Piano B (15 euro) è in uscita il 30 novembre in tutte le librerie. La libertà di espressione è il fondamento di tutte le altre libertà, è il midollo della democrazia: in questo libro incisivo e affascinante, Andrew Doyle offre una difesa tempestiva e solida di questo principio fondamentale.

Libertà di parola: sul totalitarismo dei buoni, di Andrew Doyle con prefazione di Davide Piacenza, è un libro erudito e succinto scritto da uno dei pensatori contemporanei più sagaci della Gran Bretagna. Andrew Doyle, scrittore, drammaturgo e satirico nordirlandese è autore di numerosi libri e commedie, collabora con la BBC, «The Independent» e «The Sunday Times». Nel 2018 ha creato su Twitter l’account-parodia di Titania McGrath, una fantomatica attivista per la giustizia sociale, che in breve tempo ha raggiunto oltre un milione di follower.

Eppure negli ultimi anni una nuova forma di attivismo per la giustizia sociale, che percepisce il linguaggio come potenzialmente violento, ha suscitato un dibattito nazionale sui limiti di un linguaggio accettabile. I governi di tutta Europa hanno emanato legislazioni per frenare la diffusione di idee discutibili, i giganti della tecnologia collaborano per garantire un controllo.

Per quanto ben intenzionate, queste tendenze rappresentano una minaccia alle libertà.

La domanda che si pone Doyle è semplice: Come dobbiamo reagire quando chi vuole privarci dei nostri diritti crede sinceramente di doverlo fare per il nostro bene?
Quando coloro che anelano a una società più giusta invocano allo stesso tempo anche più censura, ci ritroviamo di fronte a un fenomeno strano e confuso: il buon autoritario.

La difesa della libertà di espressione non appartiene a una politica di destra o di sinistra: è saggio difendere coerentemente il diritto di tutti a parlare liberamente, indipendentemente dal fatto che si approvi o meno ciò che essi hanno da dire.

Una volta concessi allo Stato dei poteri di censura, essi possono essere applicati incautamente e in modi del tutto imprevisti.

 “Chi vuole rendere sicura la propria libertà, deve proteggere dall’oppressione anche il suo nemico; poiché se viola questo dovere, stabilisce un precedente che si estenderà a lui stesso»
Thomas Paine

Ad esempio, suggerisce Doyle, la stessa legge sull’ordine pubblico promulgata dal parlamento inglese nel 1936 per vietare le sfilate fasciste è stata utilizzata successivamente per reprimere l’attivismo di sinistra, e  per arrestare i minatori in sciopero alla metà degli anni Ottanta.

La riflessione che l’autore ci invita a fare è che i pericoli di dare allo Stato il potere di determinare i limiti della libertà di espressione possono superare di gran lunga il rischio che piccoli gruppi di estremisti tentino  di fare proselitismo. In fondo, sostiene Doyle, impedire alle persone di esprimersi come meglio credono rappresenta invece la più grave minaccia per la coesione sociale.

"Porre dei limiti alla libertà di parola per migliorare la tolleranza è come cercare di spegnere un incendio con la benzina"

Se la paura della libertà di espressione è che questa faciliti la diffusione di idee sbagliate, significa che è già deciso a priori quali idee siano lecite. Così facendo, viene limitata la capacità di essere messi in discussione, di avere opinioni diverse. Abbiamo tutti il diritto di esprimere una disapprovazione o di avere opinioni considerate oltre i limiti del sentire comune È questo, dopotutto, il modo in cui si sviluppa e si mantiene il contratto sociale.

Criticare non significa censurare. Le violazioni della libertà di parola si verificano quando una delle parti adotta strategie per mettere a tacere l’altra – una caratteristica comune dell’odierna cancel culture  – un metodo generalmente messo in moto dal tam-tam dei social network. La cancel culture è una mutazione del politicamente corretto che mira a sorvegliare il linguaggio e il pensiero. È una sorta di autoritarismo soft che, nel tentativo di mitigarne gli effetti esaspera i problemi di divisione e intolleranza.

Internet è ormai il canale attraverso il quale si condividono le idee nell’era digitale, e finché piattaforme come YouTube, Facebook e Twitter resteranno egemoni, dobbiamo riflettere attentamente su come garantire che la libertà di espressione non venga messa a repentaglio. Siamo tutti d’accordo sul fatto che l’incentivazione di una cultura fatta di eco-chamber digitali non sia nell’interesse della comunità. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è che alcune potenti aziende, che esercitano un oligopolio sui luoghi di dibattito pubblico, inizino a pensare al posto nostro.

Nessun individuo può “possedere” un’idea; tutto ciò che può fare è articolarla più o meno correttamente”

 “Non c’è alcuna contraddizione nel disprezzare un individuo per le sue idee ripugnanti e allo stesso tempo difendere il suo diritto di esprimerle”
 

Andrew Doyle
Libertà di parola
Piano B
€ 15