Brad Mehldau al Parco della Musica. Standing Ovation tra jazz, pop e classica

Articolo di: 
Giovanni Battaglia
Mehldau

Il 29 marzo 2011 la Sala Sinopoli dell'Auditorium Parco della Musica ha visto l'esibizione di una delle voci più profonde e poetiche del pianoforte contemporaneo, lo statunitense Brad Mehldau, la cui cifra stilistica è quella di un'eclettica versatilità capace di integrare i moduli espressivi dell'improvvisazione jazz, del pianismo romantico e delle melodie del pop.

Del resto, crescere con il mito di Bill Evans è sicuramente una buona cosa. Farlo avendo l’incredibile talento di Brad Mehldau è un’ottima cosa. Essere infastiditi dal paragone è addirittura sublime!

Il pianista di Jacksonville ha un background classico ed è stato un allievo di Fred Hersch dai sei ai quattordici anni; a soli ventiquattro anni era già in tour in tutta Europa con Joshua Redman. La fama internazionale arriva poi grazie alle collaborazioni straordinarie con Pat Metheny e Renée Fleming.

In breve crea il suo trio (con Larry Grenadier al basso e Jeff Ballard alle percussioni) e si impone agli occhi del mondo come uno dei più importanti pianisti in circolazione, essendo anche tra i pochi in grado di combinare il jazz con il repertorio classico tenendo d’occhio la musica pop (con brillanti rielaborazioni delle canzoni di autori contemporanei come i Beatles, Cole Porter, i Radiohead, Paul Simon e Nick Drake), senza cadere nelle trappole che queste operazioni possono celare.

Durante il bellissimo concerto all’Auditorium di Roma, Mehldau ha dimostrato le proprie capacità di improvvisazione combinate con l'estro armonico e l'introspezione tipiche delle sue esibizioni da solista.

Mehldau ha suonato composizioni proprie alternandole a brani tratti dal repertorio pop e rock; la partenza con “Smell Like Teen Spirit” dei Nirvana è straordinaria: si fa fatica a riconoscere il pezzo, il riff  appare e scompare nella destrutturazione armonica; seguono due composizioni di Johannes Brahms e Johann Sebastian Bach per arrivare poi a “Bitter Sweet Simphony“ dei Verve, a "Blackbird" dei Beatles ed ancora a una composizione propria.

È un trionfo! Standing ovation con applausi a non finire che costringono Mehldau ad un primo bis, poi un secondo, e a un terzo dove suona “Hey Joe” di Jimi Hendrix, con un'ulteriore ovazione in piedi e scene da concerto rock.

Mehldau, elegante e fin troppo impassibile agli onori tributati dal pubblico, esce per una quinta e una sesta volta e suona ispirassimo fino a che si accendono le luci ad evitare il settimo bis che molto probabilmente sarebbe stato salutato con scrosci di applausi, tanto era il calore del pubblico.

I confronti con le figure di Bill Evans o Keith Jarrett sono ormai superati. Ha fatto bene Mehldau a prenderne le distanze nel libretto che accompagnava il cd The Art of the Trio, vol. 4.

A molti sarà sembrato spocchioso o irriconoscente il suo atteggiamento, ma il bisogno di fare accostamenti con figure del passato o del presente è un'inutile necessità dei critici o degli ascoltatori. Mehldau è semplicemente Mehldau, un incontro tra cuore e cervello, tra improvvisazione pianistica e classicismo, una forza della natura racchiusa in un corpo minuto.

Pubblicato in: 
GN47 Anno III 11 aprile 2011
Scheda
Titolo completo: 

Fondazione Musica per Roma

Brad Mehldau
Un evento di Solo - Roma, Auditorium Parco della Musica, Sala Sinopoli

Martedì 29 marzo 2011

Anno: 
2011
Voto: 
9.5