Rita Marcotulli e François Truffaut. Cinema e jazz tra innocenza ed esperienza

Articolo di: 
Teo Orlando
Marcotulli

Un perfetto connubio tra cinema e musica è quello che ha proposto l’ensemble della pianista Rita Marcotulli nell’Aula Magna dell’Università di Roma “La Sapienza” il 25 gennaio 2011. Il grande cinema della Nouvelle Vague di François Truffaut, scomparso nel 1984, si è così fuso con pezzi jazz strutturati e con improvvisazioni di grande suggestione, grazie a una serie di effetti timbrici e di accorto dosaggio degli strumenti che la jazzista romana e i suoi comprimari hanno utilizzato.

Il concerto ha ripreso in una nuova veste un progetto risalente al 1998, The Woman Next Door (titolo inglese del film di Truffaut La Femme d'à côté), a testimonianza del fatto che quest’omaggio della Marcotulli a Truffaut non è occasionale, ma, come quelli a Fabrizio De André e ai Pink Floyd, mostra ormai una collaudata longevità.

La Marcotulli non ha voluto fare concorrenza ai musicisti di cui il regista francese si è avvalso per le colonne sonore dei suoi film, alcuni dei quali – come  Georges Delerue, Bernard Herrmann e Maurice Jaubert – erano compositori originali di grande valore. Ha piuttosto voluto realizzare uno dei compiti che Theodor W. Adorno e Hanns Eisler assegnavano a quella che negli anni ’40 chiamarono “la musica da film” (nel saggio del 1947 Composing for the Films).

Per Eisler e Adorno è piuttosto assurdo tradurre la musica da film in immagini o concetti: “un fotogramma che ritrae un bacio intenso non può venir realmente sincronizzato con una frase musicale di otto battute”. La musica quindi non deve essere considerata alla stregua di qualcosa di legato in modo simbiotico alle immagini, come se le accompagnasse in parallelo o le contrappuntasse. Ciò appare evidente soprattutto quando la musica tenta di cogliere ciò che non è evidente nell’immagine, il suo subtesto, per così dire.

L’artista ha spiegato tutto ciò con un linguaggio più immediato, sostenendo che ha cercato “di riportare in musica le emozioni che aveva provato nel vedere i film di Truffaut, più che tentare di ricrearne l’atmosfera”.

In questo senso la Marcotulli ha proceduto in modo da associare il potere delle immagini a quello dei suoni per creare nuovi significati che potessero arricchire la nostra fruizione dei film di Truffaut, piuttosto che limitarsi a commentare le sequenze dei film del regista francese. In qualche modo, è come se il commento sonoro della Marcotulli esercitasse un’ipoteca di precomprensione (così avrebbe detto il filosofo Hans-Georg Gadamer, padre dell’ermeneutica) sulle pellicole, inducendoci impercettibilmente a privilegiare una certa lettura dei film piuttosto che un’altra.

I temi tipici di François Truffaut, dalla poetica dell’innocenza e dell’infanzia a quella malinconia sombre che si ritrova in tanto cinema francese (da Jean-Luc Godard a Éric Rohmer), vengono ben esemplificati nelle sequenze selezionate con grande accuratezza dalla curatrice dei live movies, Maria Teresa De Vito

Il primo brano, “Le cinéma est le cinema”, si snoda in un’atmosfera "swingante", con il contrabbasso di Michel Benita in prima linea, mentre scorrono le immagini di Effetto notte (La nuit américaine), film molto raffinato, che contiene varie tecniche cinematografiche, dalla mise en abyme, per cui Truffaut interpreta il ruolo del regista in un film dentro il film, alla particolare illuminazione per cui le sequenze filmate all’esterno con luce diurna vengono sovraesposte in modo da sembrare girate di notte (da qui deriva il titolo del film).

I due brani successivi, “Songs of Innocence” e “Songs of Experience”, pongono in primo piano il pianoforte della Marcotulli, con arpeggi concitati e con moduli espressivi à la Keith Jarrett, quando è più ispirata. La musica qui accompagna e commenta alcune straordinarie sequenze, in un bianco e nero estremamente espressivo, tratte da Il ragazzo selvaggio (L'enfant sauvage).

Si tratta di un film in cui lo stesso Truffaut veste i panni del dottor Jean Itard (un medico francese seguace delle teorie sensiste di Condillac) che, a cavallo tra XVIII e XIX secolo, tenta di educare alla parola Victor, un ragazzo abbandonato in tenera età nelle foreste dell’Aveyron e cresciuto fino a dieci anni senza apparenti contatti con il consorzio umano. L’impresa naufragherà, ma le sequenze di Truffaut riescono a rendere mirabilmente il clima di quello che è stato definito il “tramonto dell’illuminismo”.

E parimenti qui l’interfacing tra la musica della Marcotulli e le scene del film si rivela particolarmente felice, soprattutto quando gli strumenti sembrano davvero accompagnare Victor e in particolare allorché il sax soprano di Javier Girotto scandisce la sua faticosa “evoluzione” (che non sortirà poi gli effetti sperati, dato che Victor non imparerà mai a parlare: in qualche modo Itard è stato una specie di anti-Rousseau che ha scritto la cronaca di un anti-Emilio).

Il titolo dei brani rimanda ovviamente a William Blake e alla sua omonima raccolta poetica, dove si trovano versi come i seguenti, che ben possono associarsi alla vicenda di Victor: “Into the dangerous world I leapt:/Helpless, naked, piping loud:/Like a fiend hid in a cloud” (Balzai nel mondo irto di pericoli:/inerme, nudo, fra grida acute:/come un demonietto nascosto in una nube – Infant Sorrow).

Seguono le sequenze di Jules et Jim, con il brano “Escape” ad accompagnarle (preannunciato da una citazione di Sigmund Freud: “Non si fugge mai verso, si fugge sempre da” e da una di Baruch Spinoza: “L’uomo libero sceglie la fuga con lo stesso spirito con cui sceglie la lotta”, Ethica, IV, prop. LXIX): l’ensemble si produce in un’energica improvvisazione free, che vuole forse sottolineare l’ambiguità dell’amore e il desiderio di fuga che sono i tratti caratterizzanti del film.

"Les 400 coups" accompagnano il film omonimo (in italiano I 400 colpi) incentrato sui traumi dell’adolescenza, con le immagini precedute da una terribile citazione di Jean Cocteau: “Poiché nelle scuole non esiste la pena di morte, Dargelos fu espulso”. È una melodia triste intonata da sassofono e piano con la fisarmonica di Luciano Biondini a completare alcune sequenze, mentre ritorna il contrabbasso verso la fine: il brano finisce con un assolo quasi progressive, che a tratti ricorda il compianto Richard Wright, il tastierista dei Pink Floyd così caro alla Marcotulli.

Dopo un arpeggio e fuga senza scene cinematografiche, dal sapore del jazz classico da atmosfera, il brano successivo, “Musique en jeu” riecheggia una melodia da cabaret. A un ulteriore arpeggio e fuga segue il brano “Masse di memoria”, che accompagna delle celebri scene da Fahrenheit 451, ispirato all’omonimo romanzo di Ray Bradbury. Il brano comincia con una melodia quasi stridula con il flauto dolce di Javier Girotto, continua con l’uso sapiente delle percussioni di Roberto Gatto, a cui si aggiunge perfino un tamburello a sonagli. Molto significative la scena del rogo dei libri (tra cui spicca A Journal of the Plague Year di Daniel Defoe) e quella con i cosiddetti uomini-libro, che imparano a memoria interi libri per preservarli dalla distruzione totale.

Antoine Doinel”, il brano successivo dedicato al film Baci rubati (Baisers volés), trae il titolo dall’alter ego di Truffaut, tradotto in musica da Rita Marcotulli per mezzo di una trasposizione ritmica del suo nome in alfabeto Morse: l’andamento ricorda alcuni standard jazz resi famosi da Thelonious Monk e John Coltrane. Parimenti a Baci rubati sono dedicati i due brani successivi, “The Japanese Mistress” e “Que reste-t’il”, libera reinterpretazione della canzone di Charles Trenet.

Vengono infine proiettate alcune scene da Incontri ravvicinati del terzo tipo (Close Encounters of the Third Kind) di Steven Spielberg, in cui François Truffaut interpreta la parte di Claude Lacombe. L’ensemble costruisce una variazione sul tema principale della soundtrack del film scritta da John Williams.

Dopo gli scroscianti applausi c’è ancora tempo per un bis affidato specialmente al piano della Marcotulli, all’arpa di Aurora Barbatelli e al flauto tradizionale di Javier Girotto.

Pubblicato in: 
GN39 Anno III 14 febbraio 2011
Scheda
Titolo completo: 

Sapienza - Università di Roma

Istituzione Universitaria dei Concerti

Woman Next Door - Hommage à Truffaut

Martedì 25 gennaio 2011, ore 20,30

Rita Marcotulli: pianoforte
Javier Girotto: sassofono e flauto
Roberto Gatto: batteria
Luciano Biondini: fisarmonica
Michel Benita: contrabbasso
Aurora Barbatelli: arpa celtica
Maria Teresa De Vito: live movie

Setlist:

1. Le cinéma est le cinéma

2. Songs of Innocence/Songs of Experience

3. Escape

4. Les 400 coups

5. Arpeggio e fuga

6. Musique en jeu

7. Arpeggio e fuga

8. Masse di memoria

9. Antoine Doinel

10. The Japanese Mistress

11. Que reste-t'il? 

Anno: 
2011
Voto: 
9