Il dolore umano nel libro di Emmanuel Carrère

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
Carrère

Per il grande scrittore Franz Kafka un'opera letteraria può essere considerata poeticamente compiuta e perfetta quando sorprende il lettore e gli suscita un effetto simile ad un pugno sferrato nello stomaco. Trattare l’indicibile in un'opera letteraria, il tema della sofferenza e della malattia e quello della morte, può essere rischioso, poiché la narrazione rischia di assumere un andamento enfatico e melodrammatico. Emmanuel Carrère, scrittore e regista francese, è riuscito in quest'impresa, consegnando al lettore del nostro tempo un libro, il cui titolo è Vite che non sono la mia (Torino, Einaudi, 2011), che, dopo essere stato letto e compreso, difficilmente cadrà nell’oblio.

In primo luogo colpisce il fatto che il libro sfugga ad ogni classificazione letteraria, poiché non appartiene ai generi letterari codificati nella storia della letteratura occidentale. Nel libro viene descritta una tragica vicenda, di cui l’autore è testimone. Proprio il dolore provocato dalla morte di una bambina nell’animo dei genitori induce lo scrittore francese a concepire questo meraviglioso libro, nel quale con uno stile elegante e grondante immagini poetiche indimenticabili all’insegna della leggerezza, intesa secondo l’interpretazione che ne diede Italo Calvino nelle Lezioni americane, viene rappresentata una tragica storia umana.

Juliette è una bambina che si trova in vacanza nel 2004 nello Sri Lanka insieme con i suoi genitori, i coniugi francesi Delphine e Jérôme. Mentre gioca sulla spiaggia con altri bambini, Juliette viene travolta dallo Tsunami che, in seguito al maremoto, si abbatte sul sud est asiatico nel 2004.  Carrère, che si trova in vacanza nello Sri Lanka e che conosce i genitori della bambina scomparsa, assiste attonito e sgomento a questa tragica storia. 

Lo scrittore ne rimane segnato, e per superare lo spavento e l’angoscia, da cui si sente sopraffatto, decide di raccontare questa triste vicenda. In questa prima parte del libro, senza rendere esplicito questo pensiero, lo scrittore Carrère lascia intendere che all’origine dell’opera letteraria vi è sempre un'esperienza di vita dolorosa e angosciante. Infatti il libro è attraversato da una poetica del dolore, che richiama i temi della provvisorietà e della caducità umana, che sono al centro di un grande libro della letteratura moderna, come La montagna magica di Thomas Mann.

Nel libro sono di grande e struggente bellezza le pagine che descrivono, mentre la madre della bambina morta è dominata da una sensazione di atroce angoscia e fissa in preda all'incredulità, il vuoto, i momenti successivi alla disgrazia. Dove prima vi erano le case e i luoghi di vita, frequentati dai turisti e dagli abitanti dello Sri Lanka, in seguito all’onda anomala la spiaggia appare ora un paesaggio disseminato di rovine e distruzioni.

Il corpo della bambina, ritrovato dal padre  dopo lunghe ricerche, viene riportato in Carrère. Carrère pensa alla stanza della piccola nella casa dei suoi genitori, oramai vuota. La natura, a causa del maremoto, viene presentata come una forza che si rivela indifferente nei confronti della vulnerabilità umana, come emerge dal libro di Seneca Ricerche sulla natura (Naturales quaestiones), opera del mondo classico, in cui i fenomeni fisici sono stati classificati e indagati.

Rientrato in Francia, Carrère è testimone di una nuova tragedia familiare. Juliette, sorella di sua moglie Helène, è gravemente malata, poiché il cancro, a causa del quale negli anni della adolescenza aveva subito l’amputazione di una gamba, si è riprodotto riducendola in fin di vita. Juliette esercita la professione di giudice di pace ed è la madre di tre piccole bambine. È una giovane donna di trentadue anni, che desidera vivere, poiché ha paura di lasciare senza il suo affetto le tre figlie, ancora piccole.

Nel libro colpisce l’accento misurato e assai felice con cui viene rappresentata l’angoscia che assale il marito di Juliette, il cui nome è Patrice, quando si rende conto che la moglie sta per morire e lasciarlo da solo. In questa parte del libro, la descrizione degli eventi viene accompagnata da una riflessione sui temi della malattia e sul cancro, che, per spiegarne l'origine, pone l’accento su di un'interpretazione psicanalitica. Secondo alcuni studiosi di psicanalisi, come Fritz Zorn e Pierre Cazenave, vi sono persone che, a causa di un deficit di narcisismo e amor proprio, sono destinate a vivere una vita interamente dominata dalla malinconia e ad ammalarsi di cancro per un conflitto psichico irrisolto.

Ovviamente questa spiegazione delle cause del cancro appartiene al pensiero magico e irrazionale, come osserva giustamente lo scrittore, e non pare che possa essere accostata alle diagnosi scientifiche né privare di valore quelle spiegazioni che la medicina offre per capire l’insorgenza di questa patologia.

La malattia viene considerata come parte del vissuto esistenziale di chi ne viene colpito, secondo le idee grandiose espresse da Susan Sontag nel suo celebre libro La malattia come metafora, e non come qualcosa di estraneo, che insidia e mina il corpo della persona malata.

Carrère, per capire la personalità di Juliette, intervista il giudice con cui ha lavorato insieme per molti anni nello stesso tribunale, il cui nome è Étienne. Anche Étienne, nel periodo dell'adolescenza, è stato colpito da una patologia tumorale, in seguito alla quale ha subito l'amputazione di una gamba.

Parlando con il collega di Juliette, lo scrittore scopre che la donna, nell’esercizio della sua attività di giudice di pace in cause per sovraindebitamento, tendeva a prediligere la difesa delle ragioni della parte economicamente più debole, le persone citate in giudizio perché inadempienti, contro le banche e le società finanziarie, responsabili di imporre tassi di interesse, per la concessione dei prestiti, giudicati eccessivi ed insostenibili.

Carrère comprende che sia Juliette che Etienne sono due giudici che, dopo avere provato la sofferenza provocata dalla malattia, hanno maturato una convinzione politica, in base alla quale nelle società occidentali non tutti i cittadini sono liberi ed eguali, sicché l’esercizio della giurisdizione non può non tenerne conto. Étienne sarà l’uomo ed il collega a cui Juliette manifesterà la sua angoscia prima di morire e lasciare le sue piccole figlie.

Un libro che dimostra quanto sia grande la forza conoscitiva della letteratura,  quando si misura, come accade con questo libro di Carrère, con i grandi temi della vita, come il dolore, la sofferenza e la malattia, ed il valore della dignità umana e della giustizia.

Pubblicato in: 
GN62 Anno III 25 luglio 2011
Scheda
Autore: 
Emmanuel Carrère
Titolo completo: 

Vite che non sono la mia, Torino, Einaudi, 2011.

Titolo originale: Emmanuel Carrère, D'autres vies que la mienne, Paris, P.O.L., 2009

Anno: 
2011