Hexperos The Veil of Queen Mab. La vespertina luce della Regina dei Sogni

Articolo di: 
Livia Bidoli
Hexperos The Veil of Queen Mab

Uno dei cd più notevoli che abbia sentito negli ultimi tempi questo degli Hexperos: un mix di toni medievaleggianti intrecciati in una partitura di raffinata fattura e composta da strumenti e musicisti che, oltre ad essere preparati in senso classico, hanno forgiato in The Veil of Queen Mab edito da Equilibrium Music, una tessitura preziosamente originale. Alla voce, al dulcimer ed al flauto traverso Alessandra Santovito e Francesco Forgione a contrabbasso, violoncello, arpa bardica, percussioni e tastiere.

Il nome del gruppo, Hexperos, proviene dalla stella della sera, la vespertina luce che inonda di tocchi aranciati il primo imbrunire, e dalle tre fanciulle del mito, le Esperidi, che curano l’albero dalle mele d’oro riconoscibile attraverso il mito di Paride che dona la mela a Venere e da lei da allora protetto. Il primo album è in lode del mito ed è intitolato The Garden of the Hexperides (Equilibrium Music, 2007).

The Veil of Queen Mab (Il velo della regina Mab) viene introdotto dal primo brano, The Fairy appears, caratterizzato dall’arpa ribattuta di Francesca Romana Di Nicola, un tocco fatato quanto flessibilmente inquietante presenta la Regina dei Sogni/Queen Mab, mentre gli archi svettanti di violino e viola sono di Alessandro Pensa, Manuel Banzitti al fagotto. Irrorano il fondo in glissando. La Regina Mab è la regina dei Sogni, che giunge sul suo carro di perla trainato da libellule (“on her chariot, made of one single pearl, drawn by four dragonflies”, trad.mia).

Una regina indiscutibilmente magica quanto connotata, sia nel mito sia in Shakespeare (1564-1616; cfr. il dialogo di Mercuzio con Romeo, IV scena del primo atto di Romeo and Juliet) da forze oscure, cui si chiede però aiuto contro la tristezza (“Help me to defeat the obscure power, which cloud my sight. Struggles at my side against sadness”) e di aiutare a sconfiggere propro un potere che giunge dalle tenebre. I testi, curati da Alessandra Santovito sono indissulubilmente legati alla musica ed al suo tenore, similmente che in un concept album. Ed è proprio nel brano Queen Mab che la voce da soprano di Santovito si innalza con tutta la sua potenza, su registri bassi e ricchi di variazioni, presentata in principio dal grave suono del violoncello di Forgione, poi prendendo fiato e ritmo sul tessuto costruito dagli altri archi e dalle percussioni.

El velo azul (Il velo azzurro), che dà il titolo al terzo brano, in spagnolo nell’orginale e nel cantato, trae origine dalla raccolta di racconti di Rubén Darìo (1867-1916) El velo de la reina Mab (omonimo al titolo dell’album) e si coglie il mistero attraverso i pochi tocchi di xilofono, che acquistano respiro su archi, arpa ludica, percussioni che rintoccano ed il violoncello che s’insinua. Il velo azzurro della regina Mab rende i sogni color di rosa e consola gli artisti, avvolgendoli con la sua impalpabile trama di sospiri ("Then the queen Mab, from the bottom of her chariot, made of one single pearl, took a blue, almost impalpable veil. And that one was the veil of sweet dreams, that make life appear rose-colored. A veil weaved out of sighs, or out of angels’ gazes, wrapped the four artists, who ceased being sad").

I tre brani Moonspell (Incantesimo della luna), Summatem Deam (Dea Suprema) e Diadem of the Night, sono tutti dedicati alla Luna: i primi due cantati e col testo in latino tratto da Apuleio, raccontano con toni ripetuti e incantatori, attraverso arpa e percussioni soprattutto, dell’’avvento del regno della luna, “Mia Luna, Luce della mia Tenebra” ("Mea luna lux mearum tenebrarum, My moon, light of my darkness"). Straordinari gli apporti poetici ed il cantato perfettamente simbiotico alla stesura musicale che si muove su accordi riconoscibili e apportatori di virate emozionanti e ricercate.

Summoning of the Artists (La convocazione degli artisti), è connotato da un’atmosfera particolarmente ipnotica, riverberata maggiormente dal controcanto su toni alti e vellutati: l’arpa e tutti gli altri strumenti virano su toni e ritmi celtici mentre quando s’ode il tempo battutto da Reason to Live si sa di essere di fronte a dichiarazioni imperscrutabilmente sincere, e perentorie, una sintesi del proprio percorso terreno. Qui gli archi e l’arpa ritmano ipnoticamente insieme alle percussioni il sentiero stabilito dal cantato della “ragione per il cuore” (“a reason for the heart”).

Nocturne è un brano con un glissando feroce del violoncello che si determina poi in un assolo particolaremente struggente: qui la voce si fa eco e flebilmente ammorbidisce la gravità dei toni strumentali. Le lacrime di Proserpina sono tutte giocate fra l'incedere del piano ed un cullante quanto malinconico recitativo della voce, dai versi di Alda Merini che qui riproduciamo:

LE LACRIME DI PROSERPINA
Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.

Bisogna confessare che, non appena letto il titolo, A Forest, subito il rimando alla magnetica quanto gotica canzone dei Cure, è immediato: “I'm lost in a forest all alone” (Cure da Seventeen Seconds, 1980), confrontiamolo con la lirica  degli Hexperos: “Alone in the forest, I can hardly breathe. The moon beams come through branches in this unreal light (“Sola nella foresta, riesco appena a respirare. Raggi di luna sgorgano dagli alberi attraverso una luce irreale”, trad.mia).

Quanto lontana sia la dondolante melodia, resa morbida dagli archi, quanto lo sia la stessa lirica, che si differenzia da quella dei Cure, narrando di un congiungimento e non di una fuga: “Mi prendi la mano e mi avvolgi dolcemente/Lentamente t’inoltri nel mio corpo e scivolo via agilmente”” (“You take my hand and wrap me softly/ Slowly you seep into my body and I slip away smoothly”, trad.mia).

A Midsummer Night’s Dream, dall’omonima commedia (1590-96) di Shakespeare, è un brano sofisticatissimo nell’arpeggiatura degli archi, dal respiro lieve e ondeggiante con un sinuoso controcanto dell’arco più grave. In Time of Spirit di nuovo l’arpa conduce mentre la voce si assottiglia sulle note appena pronunciate. In Asturiana, di Manuel de Falla, con la chitarra classica di Riccardo Prencipe (Corde Oblique), siamo su sonorità pienamente iberiche. Un album che conduce Altrove, in paesaggi lunari, il cui scopo precipuo è distogliere da questo mondo per mostrare un’altra, raffinata e onirica realtà, nelle terre di Avalon, governate e rette da leggi dove l’Arte è sovrana.

Pubblicato in: 
GN46 Anno III 4 aprile 2011
Scheda
Titolo completo: 

Hexperos. The Veil of Queen Mab

Alessandra Santovito voce, dulcimer e flauto traverso - liriche

Francesco Forgione contrabbasso, violoncello, arpa bardica, percussioni e tastiere

Francesca Romana Di Nicola arpa

Alessandro Pensa violino e viola

Manuel Banzitti al fagotto

Riccardo Prencipe (Corde Oblique) chitarra classica in Asturiana

Equilibrium Music 2010

Setlist

01. The Fairy Appears
02. Queen Mab
03. El Velo Azul
04. Moon Spell
05. Summatem Deam
06. Diadem of the Night
07. Summoning of the Artists
08. A Reason to Live
09. Nocturne
10. Le Lacrime di Proserpina
11. A Forest
12. A Miodsummer Night’s Dream
13. Time of Spirit
14. Asturiana

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