IUC. Esplorando Beethoven con il Quartetto di Cremona

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Quartetto di Cremona foto Damiano Rosa

Un sempre gradito ritorno è quello del Quartetto di Cremona che,ogni volta accolto con grande entusiasmo dal pubblico, ha proseguito l'esecuzione dell'integrale dei Quartetti di Beethoven, proponendo il Quartetto in fa maggiore op.18 n.1 e il Quartetto in si bemolle maggiore op.130. 

L'opera 18 composta di sei quartetti e dedicata al Principe  Lobkowitz, rappresentò il debutto del musicista nel genere. Non poteva non ispirarsi a Haydn, ma non quello degli ultimi quartetti, e al  Mozart più classico, e non quello delle sue opere più problematiche come i Quartetti dedicati ad Haydn. Insomma per essere espliciti rispettò il modello classico nelle equilibrate architetture della forma sonata. Il Quartetto in fa maggiore op.18 n 1 non fu il primo ad essere composto bensì sarebbe stato il secondo e, anche se i grandi modelli sono ben presenti, si affacciano già i caratteri spiccatamente beethoveniani.

Il primo movimento Allegro con brio è generato da un gruppo di sei note enunciate dal violoncello, ma lascia all'inizio incerti sulla tonalità Fa maggiore o minore? Lo sviluppo è  basato su una elaborazione armonica ritmica e melodica in cui appaiono passaggi virtuosistici affidati al primo violino, mentre a quello secondo tema è riservato uno spazio minore. L'Adagio affettuoso e appassionato, su indicazione che tradizionalmente  è attribuita allo stesso compositore, è ispirato alla scena presso la tomba dal Romeo e Giulietta di Shakespeare, la musica infatti rispetta le indicazioni agogiche del compositore, drammatica e dolente, è affine alla sensibilità dello “Sturm un Drang”. Lo Scherzo e il Trio sono bipartiti e con “da capo”, il finale Allegro è un Rondò -sonata, entrambi rientrano più dei primi due movimenti nella forma tradizionale.

Nell'intervallo come è consuetudine i musicisti hanno parlato dei brani in programma e del loro modo di affrontarli, un'abitudine molto apprezzata dal pubblico che rimane compatto ad ascoltare.  Il Quartetto in si bemolle maggiore op.130 appartiene agli ultimi cinque quartetti del terzo periodo beethoveniano, furono quelli incompresi nell'Ottocento, a parte le eccezioni di due sperimentatori di nuove forme musicali come Wagner e Liszt. Solo nel secolo successivo finalmente si affermò il loro valore sperimentale che influenzò musicisti come Bartok, Berg, Schömberg e Hindemith.

La composizione fu commissionata dal Principe Galitzin e quello che i contemporanei non accettarono è l'ampliamento dei tempi in cui si  dissolve della forma sonata, a parte l'op.131. Il Quartetto in si bemolle maggiore op.130 in sei movimenti con una alternanza equilibrata di movimenti lenti e veloci ha il carattere del Divertimento settecentesco. Questa opera, come ha acutamente sottolineato Carli Ballola nel suo libro dedicato a Beethoven, è quella che realizza di più l'ideale di Schiller del Sublime inteso come “senso di letizia” suprema e libertà dello spirito “non sottoposto ad altre leggi all'infuori delle proprie”.

La musica evoca l'atmosfera degli ultimi Quartetti di Mozart, nell'Adagio ma non troppo i  due temi non si contrappongono ma si trasformano e si giustappongono, seguendo la nuova concezione del musicista. Il Presto è uno Scherzo, come lo è anche il quarto movimento l'Allegro assai alla danza tedesca, il Presto breve e ritmico, è vivace e scherzoso, mentre il successivo Andante con moto ma non troppo è pervaso da una soave levità. Dopo il quarto movimento improntato alla grazia della danza, c'è la Cavatina che si ispira invece alle arie di stile italiano, crepuscolare, intensa  e melodica, è un dei brani più amati da Beethoven. Il finale inizialmente previsto era quello che poi è diventata la Grande fuga, che fu poi sostituito dal Finale. Allegro, che, al di là delle controversie tra le diverse opinioni dei critici, è coerente il carattere di Divertimento della composizione.

Alla fine lunghi applausi e un bis dedicato alle vittime di Parigi l'Andante cantabile, terzo movimento del Quartetto K 387 di Mozart, una scelta fatta per rappresentare una luce di speranza nell'oscurità. Il Quartetto di Cremona affascina per la cantabilità, la densità e la policromia del suono, l'amichevole intesa dei componenti si riverbera nella coerenza dell'interpretazione. In questo concerto abbiamo avuto l'impressione che gli ultimi tragici avvenimenti abbiano influenzato l'esecuzione, è mancato, a nostro avviso quel quid particolare e avvincente, che gli appartiene e che avevamo tanto ammirato in altre occasioni alla IUC e altrove.   

Pubblicato in: 
GN4 Anno VIII 26 novembre 2015
Scheda
Titolo completo: 

IUC- Istituzione Universitaria dei Concerti
Stagione Musicale 2015-2016
Sabato 21 novembre 2015

Quartetto di Cremona
Esplorando Beethoven

Ludwig van Beethoven    Quartetto in fa maggiore op.18 n.1
                                             Quartetto in si bemolle maggiore op.130