The Last House on the Left. Un remake d'autore o un film splatter?

Articolo di: 
Teo Orlando
Sara Paxton

L’ultima casa a sinistra di Dennis Iliadis (regista greco noto soprattutto per Hardcore) appare come una rivisitazione di un classico dell’horror, l'omonimo The Last House on the Left, che era stato realizzato da Wes Craven nel 1973.

In realtà si tratta di una sorta di remake d’autore, perché Craven (noto anche per A Nightmare: dal profondo della notte e per la trilogia di Scream) è coinvolto nella produzione, insieme con un altro maestro della suspense, ossia Sean Cunningham (Venerdì 13, Chi è sepolto in quella casa).

Il film è incentrato sulla vicenda di una coppia di persone normali” disposte a trasformarsi in assassini (o meglio, in mostri) per vendicarsi degli psicopatici che hanno brutalizzato e quasi ucciso la loro figlia.

La scena iniziale del film racconta l’antefatto e stupisce per la sua immediata brutalità: due assassini evasi dal carcere liberano un loro complice dopo aver speronato l’automobile della polizia che lo trasportava. Veniamo subito trasportati nel vivo del film, con violenza esplosiva e versamenti di sangue a profusione.

Subito dopo l’ambientazione si sposta in una casa sul lago, dove Mari (Sara Paxton), figlia dei coniugi Collingwood, e la sua amica Paige (Martha Macisaac) vengono rapite da questa banda di evasi, ossia Krug (Garrett Dillahunt), la sua sorella Sadie (Riki Lindhome), suo fratello Francis (Aaron Paul) e il figlio Justin (Spencer Treat Clark). Mari subisce ogni sorta di sevizie, e, dopo aver assistito in diretta alla morte dell’amica, si salva miracolosamente pur ferita da un colpo di pistola, grazie alla sua abilità di nuotatrice. Riesce così a raggiungere la casa dei suoi genitori, John (Tony Goldwyn) ed Emma (Monica Potter), nella quale intanto pure i gangster avevano cercato rifugio, chiedendo ospitalità e cure mediche per le ferite determinate da un incidente automobilistico provocato dai due ostaggi in un disperato tentativo di fuga.

La coppia, inizialmente così ospitale, viene a scoprire l’orrore grazie ad un indizio lasciato da Justin, che nasconde una personalità ambigua e irrisolta, e che è complice del resto della banda. Un “puro folle” inorridito dagli eccessi dei suoi camerati.

A questo punto si scatena la furia omicida e la volontà di vendicarsi dei miti John ed Emma, i quali faranno maledire ai balordi il giorno in cui hanno deciso di rifugiarsi nella loro dimora. La vendetta viene consumata nel più classico dei modi dei film horror, con gran dispendio di armi da taglio e da fuoco, fino al colpo di scena finale, che sancirà la fine della banda di criminali.

Fin qui la trama. Va detto che il film, realizzato con grande profusione di mezzi (a differenza del suo modello, che si serviva degli strumenti poveri di un B-movie), rivela varie debolezze dal punto di vista dell’approfondimento psicologico dei personaggi e dell’uso degli effetti speciali. Del resto, sono pochi, a detta di chi scrive, i remake che possano realmente tener testa all’originale: tra questi c’è ad esempio La mosca (1986) diretto da David Cronenberg, che senz’altro eguagliò e superò L’esperimento del dottor K di Kurt Neumann (1958), il film a cui si era direttamente ispirato.

Il punto più debole è forse la caratterizzazione della famiglia: sembra quasi che il suo atteggiamento vendicativo non si discosti da quello di una normale aggressione difensiva. Qui il regista non sembra tener conto della fondamentale lezione di Erich Fromm (Anatomia della distruttività umana), che definisce la distruttività vendicativa come composta da due aspetti essenziali: 1) essa esplode dopo che il danno è stato fatto, e perciò non è, in linea di principio, una difesa contro la minaccia di un pericolo; 2) è di intensità di gran lunga superiore, spesso crudele, voluttuosa, insaziabile, tant’è vero che si parla di sete di vendetta. Qui invece le potenziali vittime sembrano trasformarsi in carnefici senza una particolare mediazione e riflessione psicologica, e non sembrano né compiacersi né dolersi della loro scelta.

Gli effetti speciali grandguignoleschi oscillano tra il pulp più collaudato e una ricerca dello splatter che però si ferma di fronte a conseguenze che potrebbero urtare le sensibilità più delicate. Prova di quanto il film in gran parte risulti non del tutto credibile. Anche i dialoghi, appena accennati e di scarsa consistenza, fanno rimpiangere quelli che sono dei veri cult del genere, dall’italiano Suspiria di Dario Argento a Shining di Stanley Kubrick.

Alla fine del film, si esce quasi persuasi che a dominare le relazioni tra gli uomini è l’istinto di morte (θάνατος) di cui parla Sigmund Freud in Al di là del principio di piacere, declinato in forme sadomasochistiche e che travolge tutti, coinvolgendo anche quelli che sembrano i personaggi più inermi.

Pubblicato in: 
GN17/ 6 - 20 luglio 2009
Scheda
Autore: 
Dennis Iliadis - Wes Craven - Sean Cunningham
Titolo completo: 

The Last House on the Left

Nazione: U.S.A.
Anno: 2009
Genere: Horror, Thriller
Durata: 100'
Regia: Dennis Iliadis
Cast: Sara Paxton, Monica Potter, Garret Dillahunt, Martha MacIsaac, Tony Goldwyn, Aaron Paul, Riki Lindhome, Spencer Treat Clark, Usha Khan
Uscita al cinema il 14 agosto 2009

Anno: 
2009
Voto: 
5.5