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Incubi Live. Sonorizzazioni per capolavori horror
Ombre cinesi che si dileggiano nell’ingannare chi guarda superficialmente le loro ombre. Tappeti di suoni tra elettronica e xilofoni dal profilo jazzato. Moog e Theremin si agitano sullo sfondo, quasi a coprire le mute grida delle vittime sullo schermo nero.
La rassegna Incubi Live al Palazzo delle Esposizioni, sempre piena, offre un panorama filmico non solo per cultori perché la curiosità di ascoltare dal vivo Il gabinetto del Dottor Caligari oppure Andrea Pesce, che con il Collettivo Angelo Mai musica le Ombre ammonitrici (Warning Shadows, Germania 1923) suggerite prima, attrae anche chi si è appena accostato all’horror.
I Belladonna musicano invece Nosferatu (Murnau, 1922) e sono un giovane gruppo gothic rock di matrice romana molto vicino per sonorità ai ben noti Lacuna Coil. E celebri lo saranno presto anche loro, nominati ai Grammy Awards 2008 e ascoltati da un milione di fans su My Space. Con loro il musicista e compositore Massimiliano Annibaldi, al theremin. Nosferatu, capolavoro espressionista (da guardare a 16 o massimo 17 frames al secondo per una durata di 94 minuti, ne vale la pena se possibile) con Max Schreck come Conte Orlock. La voce di Luana Caraffa vibra con cantate profonde e vocalizzi che nell’album Metaphysical Attraction si trovano soprattutto in Ghost. La chitarra di Dani Macchi si assopisce invece, incarnando maggiormente lo spirito di un film che sottotitola Una Sinfonia degli Orrori (Nosferatu, eine Symphonie des Grauens). L’uso del theremin, inventato da Leon Theremin nel 1919, e suonato da Annibaldi durante la performance (e da Ciunfrini nella sonorizzazione seguente a Ombre ammonitrici), traduce precisamente il clima cui questi film appartengono, essendo stato impiegato proprio nelle colonne sonore degli anni ’20 ed a seguire.
Del progetto Incubi e Incubi Live si sono occupati Marco Berti e Giovanni Guardi, che hanno concepito la rassegna e assemblato le tre serate di sonorizzazione in apertura della rassegna (ognuna con doppio appuntamento, sullo stesso film), inaugurata il 18 novembre scorso.
Il film scelto per la composizione di Andrea Pesce in collaborazione con il Collettivo Angelo Mai è un capolavoro tra metafilm ed espressionismo. Le stesse ombre cinesi (Ombre ammonitrici, Warning Shadows), su cui si incentra insieme all’ipnosi praticata dall’ospite-mago del castello, sono foriere per prime di doppi sensi e grottesche a dismisura. L’amalgama tra moog, theremin di Renato Ciunfrini, piano (acustico ed elettrico) di Andrea Pesce insieme a Cristiano De Fabritiis, Gabriele Lazzarotti e Fabio Rondanini, è di una sintonia frame by frame.
Il film di Arthur Robison, con Alexander Granach, è costruito su un’allucinazione continua, come lo stesso titolo tedesco esplicita: Schatten – eine Nächtliche Halluzination, Ombre – un’allucinazione notturna. Quella che conduce a credere ai propri incubi sotto ipnosi e a impartire una lezione didattico-morale contro i tentativi di infedeltà. Tutto ciò in modo anche ironico (come le corna di cervo sotto cui si scopre il marito che subisce il tentato tradimento).
Fra sonorità elettroniche ed echi lontani, l’ambiente per il film è ricreato originalmente e si direbbe proprio il suo, come se qualcuno ci avesse appena risvegliati da un sonno mesmerico e riaprissimo gli occhi di sobbalzo. Allora ci rendiamo conto che ancora un vampiro ci ipnotizza, questa volta a Bologna, con l’apertura di stagione del Teatro Comunale proprio con Der Vampyr di Marschner, e riecheggia lo stesso terrore, lo stesso sapido sapore d’orrore.