Moïse et Pharaon ou Le Passage de la Mer Rouge. La fluttuante densità delle tenebre

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Moïse et Pharaon

Al Teatro dell'Opera di Roma l'inaugurazione della stagione 20010-2011 con Moïse et Pharaon ou Le Passage de la Mer Rouge di Gioachino Rossini – mai rappresentata a Roma in francese - diretta da Riccardo Muti è stata trionfalmente accolta da un pubblico entusiasta; la recensione si riferisce alle recite del 7 e 11 dicembre 2010. 

Moïse et Pharaon opéra in quattro atti su libretto di Luigi Balocchi - autore anche di quello de Il viaggio a Reims- e di Etienne de Jouy debuttò il 26 marzo del 1827 all'Académie Royale de Musique riscuotendo un grande successo; l'opera rimase in cartellone all'Opéra fino al 1865 per un totale di 187 recite, mentre la versione italiana, Mosè, con libretto elaborato da  Calisto Bassi fu rappresentata  sempre durante l'800 e il 900.

Quest'opera è il rifacimento del Mosè in Egitto data a Napoli S. Carlo 5 marzo 1818 e poi con l'aggiunta della celebre e splendida  preghiera Dal tuo stellato soglio 7 marzo 1819; ebbe un grande successo e fu rappresentata anche a Parigi nel 1822 prima all' Opéra e poi al Théâtre Italien. Due degli interpreti Levasseur (Mosè) e la Cinti (Amaltea moglie del Faraone),  furono anche tra gli interpreti del  Moïse come Moïse e Anaï (l'ebrea amata dal figlio del Faraone) un riconoscimento alla cantante, eccellente belcantista per cui Rossini scrisse appositamente una delle sue arie più belle e impervie (IV atto) "Quelle horrible destinée!"

Molto si è dibattuto riguardo alle due versioni su quale sia la migliore; noi consigliamo di goderle entrambe con le loro diverse peculiarità: il Mosè in Egitto ha una drammaturgia più condensata, immettendoci senza alcun preambolo direttamente nell'opera in medias res, con tutto il fascino della grande Scena delle tenebre e di dirigersi all'epilogo senza ripetere le situazioni e offrendo una splendida musica di grande fascino.

Il Moïse ha una veste più ampia, quattro atti invece di tre, e fastosa con l'aggiunta, d'obbligo, delle danze al primo e al terzo atto e accoglie tutte le pagine più innovative del Mosè in Egitto a cominciare dalla famosa Scena delle tenebre - scena che Wagner ammirò molto per la sua grande drammaticità - che venne spostata all'inizio del secondo atto, cambiamento che affievolisce la sua intensità drammatica.

Tutte le pagine corali e i concertati furono conservati in quanto rispondevano all'esigenza di  grandiosità adatta ad un argomento religioso e quindi sublime per questo motivo Moïse a differenza di Mosè si esprime unicamente con potenti e solenni recitativi- declamati che sottolineano il suo carisma, metodo adottato anche per Une voix mistérieuse che ha associato il tradizionale accompagnamento di ottoni.

Anche Pharaon non ha alcuna aria anche se il duetto con il figlio è mantenuto. Singolare è lo spostamento della disperata aria di Elcìa (Anaï) in cui rinuncia all'amore per Osiride figlio del Faraone (Aménophis). L'aria è spostata a Sinaïde – moglie del Faraone – e ha un carattere gioioso -in quanto pensa di essere riuscita a convincere il figlio a rinunciare a Anaï -; un'ulteriore occasione per Rossini di dimostrare una delle sue convinzioni: che il carattere gioioso o doloroso-  della musica non dipende dalla struttura musicale ma dal contesto.

Oltre alle musiche del Mosè, Rossini utilizzò anche le musiche provenienti dal Bianca e Faliero e dall'Armida – unica opera scritta prima di Parigi in cui sono presenti le danze - come quella di utilizzata per uno dei numeri dei balletti del terzo atto ma anche per la musica che introduce il primo atto. Rossini oltre a comporre nuova musica  intervenne anche nell'orchestrazione delle parti provenienti dal Mosè; infatti se in Italia il peso dell'orchestra gli era rimproverato, a Parigi una raffinata orchestrazione era considerato un requisito indispensabile. Il compito di stupire e di convincere il difficile e sciovinista pubblico parigino e anche il terribile direttore del Conservatorio Luigi Cherubini riuscì perfettamente a Rossini.

Il Coro è un vero e proprio personaggio in entrambe le opere in quanto l'argomento religioso, secondo la tradizione dell'oratorio, lo  imponeva e la sua parte è molto complessa e difficile; il Coro dell'Opera si è ben disimpegnato e di questo è necessario rendere merito al nuovo direttore Roberto Gabbiani.

L'orchestra ha suonato benissimo sotto la direzione di Muti che è stato un interprete ideale; il suo interesse per il Rossini serio è costante nella sua lunga carriera a cominciare dalla riproposizione del Guglielmo Tell al Maggio Fiorentino nel 1972 e poi con La donna del lago Moïse. Inoltre il suo repertorio include non solo i più frequentati autori del periodo tra fine '700 e inizio '800 come  Haydn e Mozart,  ma anche Cherubini e Spontini. Questo gli permette di trovarsi a suo agio con il Rossini serio, autore non facile da interpretare, in quanto non assimilabile a nessuna corrente artistica, ma sempre personalissimo nelle scelte musicali basate su una profonda conoscenza degli autori citati. La sua direzione ha sottolineato tutte le raffinatezze e gli aspetti virtuosistici della partitura mantenendo la necessaria tensione drammatica unitamente alla cantabilità della melodia.

La regia, le scene, i costumi e video sono stati di di Pier'Alli; l'immagine dell'Egitto evocata da particolari stilizzati è moderna e onirica: di grande fascino al primo atto il fondale che ricorda lo stile scenografico di Metropolis (Frizt Lang, 1927). Pier'Alli ha superato brillantemente lo scoglio scenico più difficile: Il passaggio del Mar Rosso, che fin dalla prima napoletana del 1817 è stata il punto debole causando l'ilarità del pubblico e proprio per questo – secondo le testimonianze dell'epoca - Rossini scrisse nella versione del 1819 la splendida preghiera Dal tuo stellato soglio che con la sua bellezza distolse gli spettatori dalle manchevolezze della scena. Lo ha realizzato con delle proiezioni di grande impatto visivo che hanno ricordato I dieci Comandamenti (Cecil B.De Mille,1956); le luci appropriate di Guido Levi hanno ben accompagnato la regia in ogni aspetto. Le coreografie di Shen Wei con movimenti molto plastici e suggestivi sono belle a vedersi ma ci sono sembrate del tutto estranee all'Opera e alla musica.

Buona la compagnia di canto: Ildar Abdrazakov ha esibito nei recitativi una grande autorevolezza ed è stato un Moïse di grande statura, molto convincente anche Juan Francisco Gatell come Éliézer Nicola Alaimo come Pharaon. Sonia Ganassi è stata un' ottima Sinaïde superando con grande eleganza tecnica ed interpretativa le difficoltà della parte. Abbiamo ascoltato nell'arduo ruolo di Anaï: Anna Kasyan (7 dicembre) che avevamo ascoltato ne Il Trovatore nella parte di Leonora. Questo successivo ascolto ci ha confermato che è un soprano lirico più adatto ad interpretare Anaï che l'eroina verdiana; si è calata nel personaggio, ha un bel timbro di voce e buona padronanza della tecnica; anche Erika Grimaldi (11 dicembre) si è ben disimpegnata nel difficile ruolo di Anaï. Eric Cutler ha ben interpretato Aménophis  - arduo ruolo che fu di Adolphe Nourrit –; aggiungiamo che la difficoltà maggiore risiede nel cambiamento di tecnica vocale del tenore che avvenne progressivamente nell'Ottocento e che rende problematico affrontare soprattutto gli acuti. Moïse è stata una splendida inaugurazione e speriamo che sia un buon presagio per il futuro del teatro. 

Pubblicato in: 
GN31 Anno III 15 dicembre 2010
Scheda
Titolo completo: 

Teatro dell'Opera di Roma

dal 2 al 12 dicembre 2010

Gioacchino Rossini
Moïse et le Pharaon
ou Le Passage de la Mer Rouge

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Direttore: Riccardo Muti
Regia, scene, costumi e video: Pier'Alli
Coreografia: Shen Wei
Luci: Guido Levi
Maestro del Coro: Roberto Gabbiani

Personaggi e interpreti
Moïse: Ildar Abdrazakov
Pharaon: Nicola Alaimo
Aménophis: Eric Cutler
Éliézer: Juan Francisco Gatell
Osiride: Riccardo Zanellato
Aufide: Saverio Fiore
Sinaïde:Sonia Ganassi / Nino Surguladze (12)
Anaï: Anna Kasyan (2, 7, 9) / Erika Grimaldi (5, 11, 12)
Marie: Barbara Di Castri
Étoile ospite: Fang-Yi Sheu