Monaco. Gergiev Šostakovič. Le fanfare del Totalitarismo

Articolo di: 
Livia Bidoli
Valerij Gergiev

Nel sesto dei concerti, il 5 ed il 6 maggio scorsi, dedicati da Gergiev al genio sinfonico di Šostakovič qui a Monaco di Baviera alla Philharmonie del Gasteig e a dirigere la sua orchestra del Marinskij Theatre di San Pietroburgo, sono state presentate la Sesta e la Decima Sinfonia del genio russo. La Sesta in si minore op. 54 e la Decima, in mi minore op. 93 , la Sesta, seguita alla Quinta, scritta durante gli anni del Terrore staliniano e dopo la prima denuncia del 1936, data 1939; mentre la Decima, segue i funerali di Stalin del 1953, potremmo dire l'anno di liberazione di Shostakovich dai tormenti del totalitarismo di marca sovietica.

Valerij Gergiev ha cambiato la disposzione delle sinfonie, ed ha scelto di eseguire prima la Sesta ed in seguito la Decima, al contrario di come programmato: la prima dura circa trenta minuti ed è composta da tre movimenti, mentre la seconda, ben più lunga, al'incirca di un'ora, di quattro movimenti. Completamente diverse per struttura, quasi si fronteggiano per i sottotitoli: la Sesta Sinfonia infatti doveva essere la sinfonia dedicata a Lenin, un progetto però mai realizzato; la Decima è invece un satirico e grottesco ritratto di Stalin, oltrechè dell'innamoramento del compositore per la sua studentessa Elmira Nazirova, cui è dedicato uno dei due temi principali. L'altro tema è sostenuto dalle iniziali del compositore DSCH (Dimitri Schostakowitsch in tedesco, che corrispondevano alle note re (D) - re bemolle (eS) - do C) - si (H), pronunciato "De-Es-Ce-Ha").

L'introduzione di Gergiev è lenta (primo movimento è un Largo) e sottolinea i riferimenti alla Quinta Sinfonia: fiati gravi che addensano il dolore per dare poi modo agli archi di aprirsi in respiro. La contrapposizione di temi in seno allo stesso flusso di suoni è stridente e struggente, come se ci fosse una possibilità dettata dai fiati (le trombe in particolare), che vengono poi redarguite dal corno. Estremamente mahleriani alcuni passaggi, i flauti che trillano ed elegie orientali dal profondo con l'oboe solista che prpfila reminescenze dalla Shéhérazade di Rimskij-Korsakov.

Il secondo movimento, uno Scherzo (Allegro) molto più breve, addensa le sue peculiarità nel ritmo, che viene mutato in galoppo a tutta orchestra, mentre gli xilofoni intermezzano per un rilassamento. Il Presto del terzo movimento ripropone il galoppo cominciato prima ricco di vitalità. A tutto respiro ma più grave, il suono viene stemperato dai fiati, ed una coda magniloquente si delinea come se fosse in qualche modo ritardata dall'assolo dell'oboe per annunciare lo sfolgorio della marcia semitrionfale. In un elogio che si ripeterà anche con la Decima, Gergiev farà alzare prima l'oboe, poi il corno, la tromba ed il flauto.

La Decima Sinfonia, dall'apertura in Moderato è cupa e con il tema principale subito in risalto: una sorta di messaggio dalle tenebre che Gergiev esalta. Il dibattuto ritratto di Stalin a tinte fosche, è molto più probabilmente un quadro di tutti i terrori totalitaristi, dopo la seconda denuncia da parte del dittatore nel 1948.

Il flauto solista riprende il tema cupo per poi lasciar entrare il secondo tema riaffermato dai fiati: assomiglia ad un freccia che colpisce obliquamente il bersaglio. Il trombone drammatizza e Gergiev particolarmente attento a curare i pianissimi. La citazione dai Quattro Monologhi di Puškin, che recita Qual è il mio nome?, rimanda sia al problema dell'identità per il compositore, costretto a scrivere con una spada di Damocle sulla testa e che spesso ha dovuto rinunciare alle premiere dei suoi lavori perché censurato; sia all'indovinello ironico sull'appartenenza del ritratto delineato dalla musica.

Nel secondo movimento, un Allegro, è reboante la metafora di un'era afflitta dalle purghe e le fanfare, i galoppi a tratti, inseguono percussivamente il primo tema (Šostakovič), mentre l'aspra fanfara del totalitarismo è avvolta da un dolore dai tratti beffardi.
Il terzo movimento, un Allegretto, si sviluppa sui due temi citati prima, l'uno che riprende l'acronimo DSCH, il compositore, l'altro, più soave, si riferisce ad Elmira, ed è ripetuto dodici volte dal corno. Il tema DSCH si avvicina a quello di Elmira ma tutto rimane molto ambiguo, mentre l'apertura alle fanfare dissacranti riappare come un incubo. Il primo tema, DSCH, è sempre più contrappuntato dagli archi cupi e poi dal lamento del flauto.

Il quarto movimento, Andante-Allegro, si apre come un dipanarsi quieto dell'oboe, presentando poi un motivo ripreso e con le stesse note, del primo movimento di Das Lied von der Erde di Mahler, con cui gli fece rilevare la similarità la stessa Nazirova. Ben distinguibile è poi il gopak (la danza russa dei cosacchi), mentre il primo tema infuria e torna sullo sfondo l'elegia arabeggiante come un sibilo tra gli archi. I motivi si contrappuntano come se guerreggiassero ed il roboante finale di grancassa chiude la sinfonia.

Grande afflato con la sua orchestra, un'interpretazione preannunciata da quelle War Symphonies (The War Symphonies: Shostakovich Against Stalin) che nel 1997 Gergiev registrò su DVD con la Netherlands Radio Philharmonic e la sua del Marinskij Theatre, proseguendo quel cammino cominciato più di quarant'anni fa con l'inserimento nel repertorio del Marinskij, di tutta la produzione sinfonica di Šostakovič, e che in questa straordinaria dimensione monachense, registrata e ci auguriamo presto trasmessa per il pubblico televisivo, acquisti ancora più spazio e grande pubblico.

Pubblicato in: 
GN27 Anno IV 14 maggio 2012
Scheda
Titolo completo: 

Monaco di Baviera, Philharmonie am Gasteig

Valerij Gergiev dirige Dmitrij Dmitrievič Šostakovič
Gergievs-Schostakowitsch
Sabato 5 Maggio 2012

Dmitrij Dmitrievič Šostakovič
Sinfonia n. 6 in si minore op. 54
Sinfonia n.10, in mi minore op. 93
Coro e Orchestra del  Teatro Mariinskij di San Pietroburgo

Approfondimenti: The War Symphonies: Shostakovich Against Stalin