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La profezia delle inseparabili di Michelle Zink. L'eterno contrasto tra bene e male
La copertina, con una doppia statua in stile vittoriano presa dal cimitero di Highgate a Londra (dove, tra gli altri, è sepolto Karl Marx), promette bene: La profezia delle inseparabili, primo libro di un'annunciata trilogia scritta dall'autrice statunitense Michelle Zink, vuole inserirsi nel filone di successo del gothic per adolescenti (o young adults, se si preferisce), anche se obiettivamente con alcune novità nella trama.
New York, ultimi anni del diciannovesimo secolo: la sedicenne Lia, cresciuta in simbiosi con la sorella gemella Alice, deve fare i conti con la tragica morte del padre, avvenuta nella sua fornita e misteriosa biblioteca, e con una serie di presagi e segni che compaiono, intorno e su di lei e la sorella. Alla base di tutto sembra esserci un'antica profezia su angeli caduti e forze del bene e del male che si devono affrontare, per la quale lei, simbolo del bene, dovrà andare contro Alice, l'unica persona cara che le è rimasta, e che a mano a mano inizia a cambiare, a diventare cattiva e inquietante.
Per una volta, quindi, niente affascinanti vampiri pronti ad sedurre la fanciulla di turno, e anche se il tema della prescelta che deve ergersi contro le forze del male non è nuovo, dal cartone animato di Sailor Moon al telefilm Buffy l'ammazzavampiri (Buffy the Vampire Slayer), passando per l'ottima trilogia gotica al femminile di Gemma Doyle scritta da Libba Bray, la vicenda non è così scontata e sa incantare: certo, la Salani, editore italiano del libro, non può pensare di bissare il successo di Harry Potter, ma di sicuro non mancano e mancheranno i consensi intorno ad una vicenda che rimane in sospeso con la fine del primo libro e che ha inevitabilmente bisogno di un seguito.
Due appunti all'insieme, non fastidiosi ma che rovinano un po' il risultato finale: Lia, prescelta suo malgrado, è un personaggio interessante e intrigante, ma è circondata da figure non particolarmente memorabili, per lo più macchiette, tra ragazzi di buona famiglia, fratellini malati, governanti, parenti apprensivi: purtroppo questa poca incisività tocca anche Alice, la gemella cattiva, la cui caduta nelle spire delle forze del male non è descritta con il dovuto pathos. Tra l'altro, l'impressione generale è che al culmine della rivalità tra le due si arriverà solo nel secondo romanzo, o almeno si spera, perché il primo lascia tutto molto in sospeso.
Altra cosa che non convince è il fatto che, per quanto sia ottima e intrigante la scelta di Michelle Zink di ambientare il suo romanzo a fine Ottocento, l'epoca non si senta, rimanga sullo sfondo senza interagire realmente con le vicende dei protagonisti. Ci si rende conto che non siamo al giorno d'oggi praticamente solo a tratti, perché non si parla di cellulari e di personal computer, quando invece sarebbe stato interessante un approfondimento maggiore su un'epoca che offre molti spunti, soprattutto al genere gotico, nato proprio nell'Ottocento.
In ogni caso l'autrice riesce a creare aspettative e interesse intorno alla vicenda: d'obbligo adesso voler sapere come procederà il prossimo capitolo e finirà la lotta senza tempo tra bene e male, tra Lia e Alice, unite eternamente ma a questo punto divise per sempre.