Ribot. Post-modernismo in solo electric guitar

Articolo di: 
Livia Bidoli
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La performance di Marc Ribot alla Sala Petrassi del Parco della Musica si divide essenzialmente in due momenti distinti, introdotti da una melodia malinconica che nessuno si aspetterebbe pensando all’ultima release con Ceramic Dogs, il suo trio attuale con Henry Grimes e Chad Taylor.

La venatura intellettuale e concettuale sottende all’intera esecuzione della chitarra solista, conosciuta soprattutto per le sue collaborazioni con l’ensemble di John Zorn e le colonne sonore di Ogni cosa è illuminata di Liev Schreiber e The Deaperted di Scorsese.

Le improvvise virate fantasiste di Ribot sono la cifra del suo stile, soprattutto in questo concerto dove cerca di instaurare una continuità che però si infrange contro le parate liriche, ballads dal suono dolorosamente chiaro che immergono lo spettatore nella vera natura dello strumento, in particolare nella seconda, breve ed ultima parte solo acustica.

L’elettricità del suo arpeggio converge linee melodiche e ritmi percussivi nel brano dedicato a John Candy in continue variazioni, subito seguite da virate country nel pezzo che innerva lo sfondo di un pizzicato swing. Nonostante le collaborazioni con Tom Waits e Zorn viene in mente Frank Zappa in questo caso, col suo nervosismo recondito ed attuale, come a raccontare una storia spezzettata che s’interpone tra gli sprazzi freaky di Party Intellectuals da Ceramic Dogs.

Il tappeto rosso delle luci fa da contraltare ad un uso dello strumento quasi schizofrenico ed ossessivo, in un bilanciamento mancato tra concettualità ed ispirazione, allontanando a volte dal coinvolgimento emotivo di un artista completamente assorto dal muoversi sincopato del plettro.  

Postcards from New York si stempera invece in un approccio dolce e sussurrato che poi estingue il suo fuoco in un accordo vivace e profondo, planando ed impreziosendo il suono che introduce una canzone anni ’70 alla voce di Ribot, riportando indietro ad un suono antico ed intimista oltreché in dialogo continuo con il suo struggente e ultrasperimentale passato.

Qualche nota sparsa per avvicinarsi a Ribot: con il suo gruppo free jazz Spiritual Unity espone una dedica esplicita ad Albert Ayler (2005); con Zorn ha partecipato ai gruppi Bar Kokhba e Electric Masada. Infine da segnalare Scelsi Morning del 2003, composto da brani per balletto.

Pubblicato in: 
GN9/ 8-22 marzo 2009
Scheda
Titolo completo: 

Marc Ribot
Guitar Solo 1
chitarra elettrica
Auditorium Parco della Musica
Sala Petrassi
3 marzo 2009

Voto: 
7