Siena. Ambrogio Lorenzetti il dotto artefice

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Maestà di Massa Marittima

La mostra monografica su Ambrogio Lorenzetti (1290 – 1348), la prima dedicata al sommo artista senese, in svolgimento al Complesso museale Santa Maria della Scala, fino al 21 gennaio 2018, non è una delle solite mostre itineranti che si svolgono in Italia, bensì rappresenta il punto di arrivo di un brillante quanto impegnativo progetto iniziato nel 2015 e basato su studi di approfondimento, restauri ed interventi conservativi.

Siena è la sede ideale per questo imperdibile evento in quanto da sola conserva circa il settanta per cento delle opere oggi conosciute del pittore. I prestiti provenienti dal Musée du Louvre, dalla National Gallery di Londra, dalle Gallerie degli Uffizi, dai Musei Vaticani, dallo Städel Museum di Francoforte, dalla Yale University Art Gallery consentono di potere presentare quasi interamente la vicenda artistica di Ambrogio Lorenzetti.

Con il progetto Dentro il restauro, realizzato grazie al contributo del MiBACT per Siena Capitale Italiana della Cultura 2015, è stato possibile trasferite ed eseguire al Santa Maria della Scala indagini conoscitive, interventi conservativi e veri e propri restauri su alcune importanti opere dell'artista: il ciclo di affreschi staccati dell'Eremo di San Galgano a Montesiepi e il Polittico della chiesa di San Pietro in Castelvecchio a Siena che è stato correttamente ricomposto e riunito con l’originaria cimasa raffigurante il Redentore benedicente. I restauri sono stati allestiti in un cantiere ‘aperto’, fruibile dalla cittadinanza e dai turisti, a questi si sono aggiunti altri due cantieri di restauro, il primo nella chiesa di San Francesco, per il recupero degli affreschi dell’antica sala capitolare dei frati francescani senesi, e l’altro per il ciclo di storie di Santa Caterina e gli articoli del Credo che si trovano nel capitolo della chiesa di Sant’Agostino.

Ambrogio Lorenzetti, fratello minore di Pietro, è celeberrimo per gli affreschi del Palazzo Pubblico di Siena, le Allegorie e gli Effetti del Buono e del Cattivo Governo in città e nel suo contado, ma le altre sue opere sono rimaste in ombra. Si aggiunge a questo che, nonostante l'importanza dell'artista, non è esistita fino ad oggi  una esauriente monografia scientifica su di lui. Il lavoro pubblicato nel 1958 da George Rowley, studioso americano della Princeton University il cui contributo fu importante per la rivalutazione dell'artista, conteneva diverse imprecisioni. Per questo il catalogo, che contiene saggi di approfondimento e schede accurate sulle opere in mostra a anche una parte finale Oltre la mostra per completezza, costituisce un testo di fondamentale importanza ed una guida imprescindibile nella conoscenza dell'artista.

Strano destino ebbe la fortuna critica di Ambrogio Lorenzetti che conobbe fasi alterne, Lorenzo Ghiberti (1378 – 1455) celeberrimo artista nella parte dei suoi Commentarii dedicati al Trecento senese scrisse: “altrimenti dotto che nessuno degli altri”, ma finanche “molto migliore” e gli dedica un'attenzione maggiore rispetto a Simone Martini (1255 circa-1318/19) e a Duccio di Buoninsegna (1284 circa – 1344), massimi esponenti della scuola senese del tempo. Dopo il Rinascimento godette di scarsa fama se non fu dimenticato del tutto, fino alla rivalutazione ottocentesca, ma poi nel secolo scorso ci furono inizialmente i giudizi negativi prima di Berenson e poi in un primo momento anche di Longhi, solo nella seconda metà del '900 ci fu maggiore attenzione alla sua opera. Questa esposizione senese è un evento che i tre curatori, Alessandro Bagnoli, Roberto Bartalini e Max Seidel, definiscono, non a torto, senza precedenti, una esposizione monografica che raccoglie in Santa Maria della Scala la quasi totalità della produzione mobile dell’artista oltre agli affreschi strappati di Montesiepi. L'attenta disposizione delle opere permette di goderne appieno la bellezza usufruendo inoltre di un apparato didascalico sintetico e di grande rigore scientifico.

Si inizia con quegli artisti che operavano a Siena e che furono la base di partenza per l'evoluzione così personale di Ambrogio Lorenzetti. La prima sala dell'esposizione è così dedicata all'ambiente in cui crebbe artisticamente che è connotata dall'influenza di Duccio di Buoninsegna, Il Redentore benedicente di Simone Martini è così vicino al Maestro che alcuni lo hanno ritenuto un'opera giovanile mentre la datazione proposta è 1318/20. La Madonna col Bambino di Castiglione d’Orcia di Pietro Lorenzetti mostra già nel volto del bambino una espressività realistica che sarà poi la sviluppata da Ambrogio. Le Storie della Passione dalla Maestà di Massa Marittima di Duccio, opera che ha sollevato non pochi problemi per la diversità di stile, è importante per la presenza di molti tratti simili nella scena della Crocifissione della Collezione Salini di Ambrogio, come la roccia del Golgota. La Madonna di Vico l’abate (1319) del Museo d’Arte Sacra di San Casciano in val di Pesa, come esaurientemente spiegato nella scheda di Gianluca Amato, ha fatto ipotizzare un soggiorno fiorentino in cui avrebbe subito l'influenza di Giotto, sicuramente conosciuto da Ambrogio anche attraverso il fratello Pietro e il Martini. Quello che colpisce è il contrasto tra l'espressione ieratica e arcaizzante della Madonna e quella vivace del bimbo, anche la volumetria e la sperimentale attenzione alla prospettiva sono indicativi del distacco dai pur importanti modelli senesi.

Nella splendida Madonna del latte invece la rappresentazione di Maria cambia, il volto esile acquisisce una leggiadra tenerezza e il bimbo si attacca al seno vorace e scalpitante, una rappresentazione di grande immediatezza che rivela una acuta ricerca espressiva presente anche nel San Michele arcangelo dipinto su vetro. Il celebre Trittico di San Procolo è una delle opere restaurate per l’esposizione, le tre tavole hanno al centro una Madonna col Bambino e ai lati san Nicola a sinistra e san Procolo a destra: le tre figure sono sormontate da cuspidi che presentano, rispettivamente, il Redentore benedicente e i santi Giovanni evangelista e Giovanni Battista. Le tre tavole furono divise durante la le trasformazioni che interessarono la chiesa di San Procolo a Firenze tra il '500 e il '700. La conseguenza fu che le due tavole laterali furono attribuite ad altro autore, mentre la Madonna andò dispersa. Fu Frederick Mason Perkins, che nel 1918 riconobbe la mano del Lorenzetti delle due tavole laterali e Giacomo De Nicola che, negli anni venti del secolo scorso, capì che la Madonna, che era stata acquistata nel 1915 da Bernard e Mary Berenson sul mercato antiquario apparteneva allo smembrato trittico di Ambrogio. Nel 1959 Berenson donò la tavola agli Uffizi e il trittico fu ricomposto. Nella scheda di Gianluca Amato, dedicata al trittico e a cui si deve una chiara ricostruzione delle vicissitudini dell'opera, si ricorda come nelle figure dei due santi laterali alcuni abbiano ravvisato l'opera di collaboratori, Sottolinea inoltre come l’eleganza formale e la raffinatezza dei dettagli denotino l'influenza di Simone Martini, mentre il gesto della mano del Redentore sia inconsueto e coinvolga lo spettatore e il cartiglio tenuto da Giovanni Battista seminascosto nella modanatura della cornice crei l'illusione della profondità.

Indimenticabile è la visione degli affreschi staccati e restaurati dell’Eremo di Montesiepi e ricomposti secondo la disposizione che hanno all'interno dell'Eremo, e che è possibile ammirare prima a livello del terreno e poi come si fosse sui ponteggi a tre di metri d’altezza per guardare alle lunette. I curatori hanno ricordato nella presentazione che il ciclo, che Ambrogio Lorenzetti creò per l’Eremo, edificato sul luogo dove san Galgano fu eremita, destò scandalo nella committenza. Lo scritto di Max Seidel e Serena Calamai dedicato agli affreschi di Montesiepi è più simile ad un saggio che a una scheda per l’analisi approfondita che gli dedicano. Lo scandalo derivò come spiegato nel 1969 da Eve Borsook dal fatto che Lorenzetti si era ispirato ai racconti tradizionali dei pellegrini di ritorno dalla Terra Santa secondo cui Maria si era aggrappata alla colonna della sua stanza, spaventata dalla presenza dell’angelo e così l’aveva dipinta, ma poi pressato dalle critiche corresse il dipinto. Non è l'unica innovazione del ciclo, nella descrizione del pellegrinaggio a Roma, l'artista scelse di rappresentare Castel Sant’Angelo, che è dedicato a san Michele, protettore di san Galgano, con l’arcangelo sulla sommità mentre rinfodera  la spada, a ricordare che il Santo abbandonò le armi e la vita da cavaliere diventando eremita su esortazione di san Michele. Nelle lunette Galgano in armatura porta a san Michele la spada nella roccia (ancora oggi presente nell’Eremo di Montesiepi), mentre l’arcangelo indica la lunetta centrale, dove è dipinta Madonna in trono tra i santi, tema delle visioni del Santo. Eva è ai piedi del trono della Vergine il cartiglio in volgare spiega all’osservatore come Eva abbia peccato “pe(rc)hé passione ne soferse Xr(ist)o che questa Reina sorte nel ventre a nostra redentione". Questa soluzione iconografica è un'altra delle innovazioni di Ambrogio allusiva al tema della redenzione.

Il percorso della mostra prosegue con le opere databili intorno agli anni trenta, il Trittico di Badia a Rofeno, opera conservata presso il Museo Civico Corboli di Asciano (1337) secondo la data proposta in catalogo da Marco Fagiani e i Quattro santi del Museo dell’Opera del Duomo di Siena. La straordinaria Maestà di Massa Marittima presente nella stessa sala è una delle opere prese in oggetto dal  saggio, presente in catalogo, La metafisica della luce Ambrogio Lorenzetti come iconografo di Max Seidel e Serena Calamai, che hanno curato anche la scheda. Il saggio è estremamente interessante e crea un parallelo tra la raffigurazione della Carità, che insieme a Fede e Speranza è ai piedi della Madonna con quella che è nell'affresco del Buon governo. La raffigurazione delle Virtù teologali si ispira ai versi danteschi del XXIX canto del Paradiso:

Tre donne in giro da la destra rota 
venian danzando; l’una tanto rossa 
ch’a pena fora dentro al foco nota;                                

l’altr’era come se le carni e l’ossa 
fossero state di smeraldo fatte; 
la terza parea neve testé mossa;                                  

e or parean da la bianca tratte, 
or da la rossa; e dal canto di questa 
l’altre toglien l’andare e tarde e ratte
.

Le  tre virtù teologali Fede, Speranza e Carità si presentano nei rispettivi tre colori, il rosso per la carità, il verde per la speranza, il bianco per la fede, ma a differenza della raffigurazione circolare di Dante, Ambrogio colloca le tre virtù teologali su tre diversi gradini del trono in ordine gerarchico la Carità più in alto e con una corona imperiale, poi la Speranza e infine la Fede. Il fuoco emanato dalla Carità viene rappresentato con un uso mirabile di oro, bianco e rosso, che rende la bellezza di questa virtù diafana e splendente, sotto le vesti trasparenti si intravvedono, leggiadre, le forme femminili a differenza delle ricche vesti delle altre virtù. La raffigurazione si ispira alla descrizione contenuta nella tradizione della letteratura patristica, la Carità ha poi nella mano destra una freccia e nella sinistra un cuore fiammeggiante.  Nel saggio si nota come queste soluzioni iconografiche siano presenti anche nell'Allegoria del buon governo in cui la Carità è sempre fonte di luce come la Giustizia, ma da virtù spirituale divenga virtù civica e si differenzi nella dinamicità dell'eterea figura che è invece statica nella Maestà.

Nel percorso poi si incontrano le opere degli ultimi anni, prima che la terrificante peste di quel secolo ponga innanzi tempo fine all'attività dell'artista, tra queste spicca il Polittico della Maddalena, attribuito ad Ambrogio nell’Ottocento e proveniente forse dal convento di Santa Maria Maddalena a Siena. L'attenzione alla volumetria presente anche nelle figure della Maestà di Massa Marittima caratterizza anche le ultime opere di Ambrogio e soprattutto quella che conclude il percorso, l’Annunciazione proveniente dal Palazzo Pubblico di Siena, un'opera di  di committenza civica, ora nella Pinacoteca Nazionale di Siena. Gli affreschi di Palazzo Pubblico, quelli della basilica di San Francesco, la Maestà di Sant’Agostino presenti a Siena aspettano i visitatori per completare il percorso di questa mostra, un evento unico che offre nuove proposte interpretative dell'arte di quella straordinaria personalità che fu Ambrogio Lorenzetti.

Pubblicato in: 
GN8 Anno X 23 dicembre 2017
Scheda
Titolo completo: 

Ambrogio Lorenzetti
Siena, complesso museale Santa Maria della Scala
Piazza del Duomo, 1
22 ottobre 2017 - 21 gennaio 2018

DIREZIONE DELLA MOSTRA
Daniele Pittèri
CURA DELLA MOSTRA
Alessandro Bagnoli, Roberto Bartalini, Max Seidel
PROGETTO DI ALLESTIMENTO
Guicciardini & Magni architetti_studio associato
REALIZZAZIONE ALLESTIMENTO
Opera – Civita
COMUNICAZIONE
Opera - Civita
CATALOGO
Silvana Editoriale
CURA DEL CATALOGO
Alessandro Bagnoli, Roberto Bartalini, Max Seidel

Comune di Siena
Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena Grosseto e Arezzo
Arcidiocesi di Siena - Colle di Val d'Elsa – Montalcino
Polo Museale della Toscana
Università degli Studi di Siena
Università per Stranieri di Siena
Kunsthistorisches Institutes in Florenz - Max-Planck-Institut
Opificio delle Pietre Dure di Firenze
Opera della Metropolitana
Archivio di Stato di Siena
Comune di Massa Marittima
Comune di Chiusdino
Banca Monte dei Paschi di Siena
Fondazione Monte dei Paschi di Siena

La mostra di Lorenzetti è integrata dalla visita agli affreschi restaurati per questa occasione nella Basilica di San Francesco e nella Chiesa di Sant'Agostino. La visita è gratuita
Basilica di San Francesco, Piazza S. Francesco
Ambrogio Lorenzetti, affresco staccato, Martirio di sei francescani
Ambrogio Lorenzetti, affresco staccato, La professione pubblica di San Ludovico di Tolosa
Pietro Lorenzetti, affresco staccato, Crocefissione

INFORMAZIONI, PRENOTAZIONI e VISITE GUIDATE
Complesso Museale Santa Maria della Scala piazza del Duomo, 1 - 53100 Siena
CALL CENTER 0577 286300 (dal lunedì al venerdì ore 8.30 -17.00)
E mail ambrogiolorenzettisms@operalaboratori.com
SITO WEB
www.ambrogiolorenzetti.it