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Il "Suono nel Suono" di Giacinto Scelsi. Le profondità spaziali del mondo musicale
La Fondazione Isabella Scelsi ha promosso una serie di incontri, convegni, concerti e la presentazione mondiale di un film d’autore su Giacinto Scelsi (1905-1988) che si sono tenuti a Roma dal 9 al 12 Novembre 2010, ad un anno dall’apertura dell’Archivio Storico della Fondazione. L’archivio è formato da oltre 16.000 documenti di natura cartacea e sonora .
Nel luglio 2000 la Soprintendenza archivistica per il Lazio, dichiarando l’interesse storico dell’Archivio, ha sottoposto tali documenti a precisi obblighi conservativi. Tra le varie accortezze, è stato utilizzato anche un software open source per l’archiviazione dei documenti il quale permette di integrare fra loro le diverse tipologie documentarie. La conservazione di tali documenti, viste le modalità di composizione del musicista, è di estrema importanza.
Giacinto Scelsi componeva a partire da improvvisazioni, spesso con il pianoforte o con l’Ondiola o il Revox, seguendo delle idee ben precise nella ricerca del suono. Le trasferiva su nastro per consegnarli ai propri collaboratori quando riteneva le opere pronte per la trascrizione. Come ricorda Ricccardo Filippi: “a seconda dei timbri sonori che si udivano veniva scelto questo o quello strumento per avvicinarsi il più possibile al suono originale”.
Diverse le tematiche affrontate su Scelsi in questi giorni. Tra le altre, il rapporto tra Scelsi e i suoi maestri, come Walther Klein, il rapporto tra Scelsi e i suoi trascrittori e interpreti. Come ha affermato il cantante Nicholas Isherwood, "Scelsi non ha rappresentato soltanto una persona, ma “un mondo”, un giro di amici e artisti". I suoi interpreti in genere si trovavano a riflettere in modo nuovo e originale sul suono.
Enzo Porta vede concretizzarsi quello che il compositore chiamava “suono sferico”, che considerava equivalente alla prospettiva per l’arte pittorica: un suono dotato di misteriose profondità spaziali. Massimo Coen tramite Scelsi scoprì un affascinante aspetto che il violino può assumere: quello della violenza timbrica. L’aspetto tecnico-pianistico a cui Scelsi teneva di più sembra essere quello del controllo del suono. Richiamava il concetto di “coscienza”, basandosi su un momento “meditativo” in cui si lascia scorrere la forza vitale della musica. Una filosofia entro la musica che si può sintetizzare con la frase di Scelsi: “Lascia pensare chi ha bisogno di pensare”.
Le opere di Giacinto Scelsi, come ha notato Gaetano Mercadante, sono eventi liberatori del suono singolo inteso, secondo Henz Klaus Metzer, “come un mondo strutturato verso l’interno e contemplato nella sua statica permanenza". Scelsi si interessava al jazz, all’Africa nera, all’India e all’Islam, non come fonti di esotismo, ma per individuare un ordine, una “teoria del tutto”, la sistematizzazione di tutte le musiche. Concetto racchiuso splendidamente in una sua frase: “vivo a Roma in una casa situata di fronte al Palatino e che poggia esattamente su una linea ideale di demarcazione fra Oriente e Occidente – e per chi intende – spiega la mia vita e la mia musica”.
Proprio nella sua casa, oggi Casa Museo e sede della Fondazione Isabella Scelsi, è stato girato il film “Via di San Teodoro 8” del regista David Ryan, proiettato in questi giorni in anteprima mondiale. Le inquadrature di Ryan riprendono gli spazi e i movimenti interni ed esterni alla casa di Scelsi, abbinati al Suono che accompagna costantemente i vari ambienti. I rumori dell’ambiente si confondono e si integrano al Suono. Mentre vengono innaffiate le piante, consultati documenti, le ondiole elettriche vengono provate e suonate con delle improvvisazioni del pianista Oscar Pizzo. Il suono proveniente dall’ambientazione esterna, come quello dei clacson oppure le campane di una chiesa vicina, si mischia con il suono delle ondiole. Per una ricerca costante e senza tempo del “Suono nel suono”.