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Pranam. La Quarta Via delle Sfere tra Gurdjieff e Scelsi
Il titolo della serata del 7 aprile 2011 al Parco della Musica prodotta da Fondazione Musica per Roma in collaborazione con Fondazione Isabella Scelsi e Ambasciata di Francia/Suona Francese 2011 è dedicata a Giacinto Scelsi e Georges I. Gurdjieff, e prende il nome Pranam – oltre che dall’omonima composizione di Scelsi del 1973 – dall’accezione che si conferisce al giungere le mani tipicamente indiano, e che ha il significato di saluto in questo emisfero che tanto ha influenzato i due artisti.
I due talentuosi musicisti Anja Lechner al violoncello e Vassilis Tsabropoulos al pianoforte, hanno inaugurato il concerto con Chant from a Holy Book di Georges I. Gurdjieff (1872-1949): il mistico armeno il cui dettame primario era il risveglio dall’inconsapevolezza in cui viviamo, a questo scopo la musica, come altre forme d’arte, risolve questo stato di dormiveglia continuo inviando dei messaggi di “conoscenza” (cfr. il libro di Gurdjieff: I racconti di Belzebù al suo piccolo nipote, edito in Italia da Neri Pozza nel 2004). Le vibrazioni della musica secondo Gurdjieff provocavano degli effetti oggettivi sull’ascoltatore: sia sul corpo fisico che su quello che potremmo chiamare “eterico”.
Generalmente denominati Movimenti, queste composizioni improvvisate all’harmonium da Gurdjieff stesso, accompagnavano le danze sacre (una straordinartis edizione è proprio ad opera di Tsabropoulos: Gurdjieff, De Hartmann,Tsabropoulos: Chants, Hymns and Dances per ECM 2008) e venivano poi trascritte dal pianista e compositore russo Thomas De Hartmann (1985-1956) che conobbe Gurdjieff nel 1916.
I brani composti da Gurdjieff e De Hartmann, oltre ad echi tardoromantici, sono connotati da un’eco fortissima della tradizione russa più venata di orientalismo come la Sayyid Dance e la Sayyid Chant and Dance. Tra questi però notiamo in particolare le due composizioni di Tsabropoulos stesso, i cui due brani, Melos e Song of Prosperity si intessono della stessa tradizione. Oltre alle due incisioni che abbiamo linkato sopra, e che sono magnifiche sia per interpretazione, come abbiamo potuto appurare vieppiù dal vivo, sia per pregnanza di traduzione musicale, consigliamo le prove di Alessandra Celletti in Hidden Sources oltre alle conosciutissime di Rosenthal (presenti anche nel film di Bropok) e di Keith Jarrett.
Il sottotitolo della serata è La leggenda di due uomini straordinari, che riecheggia il titolo del romanzo autobiografico di Gurdjieff, Incontri con uomini straordinari e dell’omonimo film che Peter Brook dedicherà all’iniziatore del “Laboratorio di consapevolezza”, e che Peter D. Ouspensky (1878–1947) promosse in Occidente soprattutto con il libro sulla Quarta Via Frammenti di un insegnamento sconosciuto (Astrolabio-Ubaldini Editore, Roma 1976 prima dedizione nel 1949). Si veda anche il testo di P D Ouspenskys "The Symbolism of the Tarot" cui è associata la musica di Gurdjieff From the Oriental Suite (The Complete Orchestral Music, 1923-1924).
La Suite n. 9 Ttai (per intero qui: informazioni sul cd) di Giacinto Scelsi (1905-1988) che segue è descritta in questo modo: “una successione di episodi che esprimono alternativamente il movimento del Tempo e dell’Uomo così come simbolizzato dalle cattedrali e monasteri con il sacro suono “Om”.
Al piano solo Carlo Guaitoli per una serie di brani senza soluzione di continuità e strutturate per creare un effetto ipnotico sull’ascoltatore per poi cedere ad un tessuto musicale di tipo narrativo: alla base c’è ciò che dirà dopo Scelsi stesso in una breve registrazione in lingua francese sulla natura della musica: “Il suono è sferico, al cuore del suo centro vi è il suono” che mi fa subito pensare a Platone nella sua Repubblica (617b):
"Su questo cerchio (o sfera che muove attorno al fuso della necessità) sedeva una sirena, girando con esso e facendo udire la sua particolare nota, (e qui il rimando alla musica per una nota sola di Scelsi è immediato, N. d. R.), di modo che le otto voci formavano insieme una somma armonia."
Il lavoro di Carl Allan Moberg sulla ricerca della corrispondenza tra i suoni dell’armonia delle sfere con certe note (Sfärenas Harmoni in Svensk Tidskrift f. Musikforskening 1937 rif. p.113) si riallaccia al concetto pitagorico da cui Gurdjieff ha estrapolato il suo, ovvero che “il cosmo fosse ordinato secondo i semplici rapporti numerici del mondo acustico, sicchè le sfere planetarie nelle loro distanze reciproche corrispondevano agli intervalli musicali” (Marius Schneider 1903-1982, Il significato della musica, ed. SE, 2007, pp.156).
La “musica delle sfere” di cui parla anche Elémire Zolla, ovvero il principio della creazione combinato attraverso: “il giusto rapporto fra i suoni, cioè la serie di rapporti numerici che costituisce le armoniche di una nota, perché ogni volta che risuoni una nota musicale s’incarna qualcosa di misterioso: un modello minimo della creazione” (in Schneider, op.cit. , p. 221) . Siamo giunti al minimo comun denominatore di Scelsi che con la sua ondiola fissava su nastro – quello che abbiamo ascoltato in prima assoluta grazie al ritrovamento della Fondazione Scelsi nell’Archivio Bruno Maderna di Bologna – ed indicava il percorso esatto di ogni suono su cui Franco Battiato, insieme all’ingegnere del suono Pino Pischetola, ha improvvisato il suo breve intervento scelsi Scelsi.
Vogliamo chiosare però con i versi di Scelsi stesso dall’Octologo (otto pensieri pubblicati dall’editore Le Parole gelate in otto lingue diverse nel 1987) perché rendano con le parole l’approdo cui era giunto con la sua musica.
1
Non opacizzarsi
né lasciarsi opacizzare
2
Non pensare
Lascia pensare
coloro che hanno bisogno di pensare
3
Non la rinuncia
ma il distacco
4
Aspirare a tutto
e non volere niente
5
Tra l’uomo e la donna
l’unione
non la congiunzione
6
Fare arte
senza arte
7
Siete i figli
e i genitori
di voi stessi
non dimenticatelo
8
Non sminuite
il senso di ciò
che non comprendete