Supporta Gothic Network
Umberto D. Flaik e l'economia della solitudine. Prima Parte
Umberto D. è un film emblematico del neorealismo italiano e rappresenta una delle creazioni artistiche meglio riuscite della coppia De Sica - Zavattini.
Nonostante tutto non viene compreso dal pubblico e da certa critica benpensante che lo accusa di mostrare soltanto il lato peggiore della nostra realtà. Ladri di biciclette (1948) aveva avuto simile sorte e il giovane sottosegretario allo spettacolo Giulio Andreotti invita ancora una volta a lavare in casa propria i panni sporchi. La pellicola è dedicata a Umberto De Sica e forse il nome del protagonista - il pensionato Umberto Domenico Ferrari - è un ulteriore omaggio al padre del regista, anche se la D. puntata significa la spersonalizzazione di un uomo che perde dignità.
Il lungometraggio è frutto del genio di Cesare Zavattini che realizza punto per punto la sua poetica del pedinamento, seguendo Umberto D. nei gesti della vita quotidiana e lasciando che siano le immagini più che i dialoghi a raccontare la storia. Il film si apre con un corteo di pensionati che protestano per le loro condizioni economiche, la polizia fa sciogliere un’adunata non autorizzata ricorrendo alle camionette ed è a questo punto che il regista presenta il protagonista. Umberto D. esce dal gruppo dei manifestanti e cominciamo a seguirlo nelle vicissitudini quotidiane, seguendo un meccanismo già sperimentato in Ladri di biciclette.
Umberto D. è un pensionato che vive in solitudine, mangia alla mensa dei poveri, ha come compagno il cane Flaik - coprotagonista che riflette la sua solitudine - e non riesce ad arrivare alla fine del mese.
L’attore che interpreta la non facile parte del protagonista è Carlo Battisti, professore di glottologia all’Università di Firenze, autore del Dizionario Etimologico Italiano, scoperto per caso da De Sica e Zavattini, ma anche da Luisa Alessandri, responsabile del casting. Si racconta che il professore si presentò al provino indossando due cravatte da quanto era emozionato.
Il neorealismo esige l’utilizzo di attori non professionisti che incarnano meglio la poetica dei registi e possono realizzare espressioni naturali. De Sica preferisce un borghese colto che può fornire maggior intensità alla maschera del povero pensionato.
Nelle scene successive veniamo a sapere che Umberto D. ha problemi economici, vende l’orologio e alcuni libri per racimolare denaro, perché la padrona di casa (Lina Gennari) vuole sfrattarlo per morosità e affitta a ore la sua stanza quando lui è fuori. Lina Gennari presta un volto affascinante ma inflessibile per una caratterizzazione di spietata perfidia.
Umberto parla molto con Maria (Maria Pia Casilio), la serva di casa, ma i due non si comprendono perché sono di generazioni troppo lontane. Maria Pia Casilio è un’altra attrice non professionista che a differenza di Carlo Battisti resterà nel cinema come caratterista. Viene pagata uno sproposito per l’epoca, ben due milioni, che è lei stessa a pretendere senza essere consapevole della richiesta. Vittorio De Sica accetta perché la ritiene un volto importante per la sua storia e una presenza cinematografica interessante. Ricordiamo la Casilio interprete di molti vecchi film di De Sica e Comencini, ma anche del recente La bestia nel cuore (2005) di Cristina Comencini.
Il regista dipinge un quadro di profonda solitudine intorno al protagonista, ricorrendo a un intenso commento musicale, ma anche a spaccati realistici di una Roma popolare, con rumori di fondo che si alternano a brevi dialoghi. La serva è incinta ma non è sposata, cosa che per l’epoca rappresenta una grande vergogna, anche perché il fidanzato è un militare di Firenze che non vuole sposarla. Il pensionato prova a rincuorare la ragazza e a parlare del problema, ma le loro idee sono troppo distanti.
Umberto D. ha una tonsillite, si fa ricoverare in ospedale per poter mangiare senza pagare e - su consiglio di un degente - diventa amico di una suora per allungare la permanenza. All’ospedale incontriamo il bravo caratterista Memmo Carotenuto nei panni del vicino di letto che consiglia come restare in ospedale. Maria fa visita a Umberto, porta con sé il cane Flaik, ma non lo fanno salire e il pensionato non può vedere il suo unico affetto. Umberto ha solo quel piccolo compagno, non è un cane speciale, ma un anonimo bastardino che riempie il vuoto delle sue giornate.
Continua nella seconda parte che sarà pubblicata domenica 18 gennaio