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Klein. La globalizzazione neoliberista dei disastri
Questa Testata giornalistica ha aderito allo sciopero generale indetto dalla CGIL per il 12 dicembre 2008 e pubblica questa recensione come approfondimento e riflessione sulla recente crisi economica, le sue conseguenze, e soprattutto la sua natura.
Livia Bidoli, Direttore Responsabile ed Editoriale
L’argomento del libro di Naomi Klein Shock Economy è il Neoliberismo economico. Klein ci descrive nascita, diffusione e applicazione di questa teoria concepita da Milton Friedman, (1912-2006), docente all’università di Chicago e premio Nobel per l’Economia nel 1976. Friedman è il carismatico creatore e diffusore di una teoria ideata in opposizione all’allora trionfante teoria di Keynes.
John Maynard Keynes (1883.1946), era un economista inglese che aveva una visione pragmatica dell’economia e si rendeva conto dell’impatto che aveva sulla società. Proponeva soluzioni che evitassero l’estremizzarsi dei conflitti sociali dovuti all’esasperarsi delle disparità economiche tra ceti sociali differenti. Non credendo, inoltre, alla capacità del mercato di autoregolarsi suggeriva un controllo mirato dello stato.
Per uscire dalla crisi del 1929, provocata dal liberismo selvaggio e monopolista delle corporation (multinazionali) della Finanza e delle banche, il democratico Roosevelt, allora appena eletto presidente, si ispirò alle teorie di Keynes sviluppando un capitalismo misto di pubblico e privato. Era nato il New Deal”, che introdusse il controllo dello stato nell’economia e il welfare, cioè una rete di protezione sociale per i cittadini, riuscendo a porre fine alla crisi economica.
Dopo la seconda guerra mondiale questo nuovo modo di concepire l’economia con il nome di Developmentalism (economia dello sviluppo), si diffuse soprattutto nel Cono del Sud America (Argentina e Cile soprattutto), portando un diffuso benessere economico, sanità e istruzione pubblica di ottimo livello. Il Developmentalism, invece di basarsi sull’esportazione, verso U.S.A ed Europa, delle materie prime, i cui prezzi erano in declino, proponeva una industrializzazione protesa verso il mercato interno, proteggendo fino a nazionalizzare materie prime e industrie strategiche.
Questa strategia di difesa economica provocò la reazione delle multinazionali, banche e finanza che già erano contrarie a quel tipo di economia in U.S.A. ed Europa, poiché dal loro punto di vista il loro peggior nemico non era il comunismo, contro il quale era facile promuovere una battaglia ideologica, bensì la socialdemocrazia che con i risultati ottenuti riscuoteva grandi consensi popolari. A questo scopo questa triade sostenne il neoliberismo di Friedman, fornendo enormi mezzi finanziari alle università come quella di Chicago che promulgava la sua teoria, e un imponente appoggio mediatico per propagandarla.
Il neoliberismo di Friedman si propone di eliminare qualunque forma di controllo (lacci e laccioli) dello stato in economia perché viene considerato un freno allo sviluppo economico. La mancanza di controllo da parte dello stato sul mercato lo indurrebbe invece ad autoregolarsi, facendo corrispondere un generale aumento di ricchezza per tutte le classi sociali. Friedman consiglia anche la privatizzazione di tutti i servizi (sanità, scuola, trasporti), la riduzione dei fondi sociali, tasse uguali per tutti senza distinzione in base al reddito. Le merci devono essere vendute in tutto il mondo, gli stati non devono proteggere le industrie locali, i diritti acquisiti dai lavoratori devono essere cancellati e i beni dello stato (come l'acqua) regalati ai privati, in base al principio che la libertà del mercato ha come conseguenza la vera Democrazia e l’arricchirsi del singolo porterà ricchezza anche agli altri (cfr. Capitalismo e libertà di M.Friedman, Studio Tesi, 1995).
Il Neoliberismo è considerato da Friedman una teoria scientifica e infallibile ed è chiusa a qualsiasi critica e verifica sull’attendibilità dei risultati ottenuti, essendo sostanzialmente una forma di integralismo fondamentalista in economia. Se ne parla volutamente in modo confuso, per ovvi motivi di interesse allo scopo di non far capire cosa accade realmente, con l’ambiguo termine di globalizzazione, che è la conseguenza e non la causa dei cambiamenti economici e sociali iniziati tra la fine egli anni ’70 e l’inizio degli ’80 e arrivati sino ad oggi.
Il Neoliberismo è dominante perché è appoggiato da decenni con entusiasmo dalle multinazionali, banche e finanza che guardano a questa teoria economica come lo strumento per un arricchimento senza limiti.
Preceduta da un prologo, che spiega come l'uso perverso dell'elettroshock in medicina sia stato esteso anche alla politica (tortura), l’analisi parte dalle origini storiche del neoliberismo e del suo sviluppo negli anni, cominciando ad esaminare le prime sperimentali applicazioni che partono dagli anni ’50 (Iran e Guatemala) ma soprattutto cominciano nei '60 (Indonesia e Brasile) del secolo scorso. Negli anni ’70 nel Latino America (Argentina e Cile) e dopo l'esperimento in Indonesia, viene messa a punto quella che Klein definisce shock economy ossia il neoliberismo imposto con lo shock. In parole povere i colpi di stato, le repressioni con uccisioni di massa e tortura affinché il terrore impedisca la ribellione delle popolazioni, che altrimenti non accetterebbero una riforma economica che le rende povere per arricchire multinazionali, banche e finanza soprattutto europee e statunitensi.
Friedman consigliò personalmente Pinochet e, in un'intervista di ritorno dalla Cina (1988), dopo che Deng Xiaoping aveva iniziato ad imporre un'economia liberista, affermò di aver consigliato lo stesso trattamento subito dal Cile. Le proteste in Cina erano volte non solo ad avere più libertà civili ma anche contro il modello neoliberista che Xiaoping diffondeva. In seguito, la repressione sanguinaria di Piazza Tienammen (1989) dimostra come, dal colpo di stato in Indonesia in poi, le dittature promosse da U.S.A. ed Europa siano fiancheggiate da squadre di economisti neoliberisti, come per la progettazione del golpe avvenuto in Cile.
La ricerca, pur progredendo linearmente dagli anni '50, riguarda prevalentemente i giorni nostri e per gli avvenimenti degli ultimi anni Klein (nata nel 1970), alterna l’indagine dei documenti al metodo del reportage direttamente sul campo, come in Iraq, con interviste e descrizioni. Partendo dall’analisi dei dati reali, la giornalista vuole verificare se sia vero che il neoliberismo porti democrazia e benessere in ogni paese, e quali metodi siano stati usati e con quali risultati.
Alla fine del libro l’autrice giunge a dimostrare, provandolo con i fatti, che il neoliberismo, lungi dal portare democrazia e ricchezza diffusa, provoca l’impoverimento della stragrande maggioranza a beneficio di pochi che diventano sempre più ricchi e solo l'interesse di multinazionali, banche e finanza ha impedito la conoscenza di ciò che avveniva realmente.
Il modello di shock che è necessario per attuare il neoliberismo deve essere rapido e devastante per stordire prima che si creino gli anticorpi per reagire. Approfittando delle opportunità del momento che può essere una crisi economica reale (Polonia), o inventata (Asia), percepita come tale o la stessa guerra, come in Iraq, oppure calamità naturali di massa come lo tsunami o l'uragano Katrina a New Orleans, il neoliberismo sviluppa l'economia dei disastri (definizione indovinata da parte di Naomi Klein), dando origine ad un'ulteriore occasione propizia di arricchirsi per i soliti noti.
Gli stati che prevalentemente sono esaminati nel libro sono lontani dall’Europa e forse l’argomento potrà sembrare arido e anche duro da affrontare ma, con il progredire della lettura il lettore si accorgerà come gli effetti dell’applicazione del Neoliberismo siano già reali da tempo anche in Italia e come l' ideologia che ne deriva sia tuttora molto popolare e applicata.
La comprensione di avvenimenti e parole come globalizzazione, sui quali l’informazione ha volutamente creato ad arte una notevole confusione, risulteranno allora molto chiari. Alla luce della crisi economica mondiale e soprattutto europea, scatenata dal crollo del mercato americano, le decisioni economiche che verranno prese risulteranno sicuramente più comprensibili. Klein ci mette in guardia anche per il presente, sebbene il risultato delle recenti elezioni abbia scelto un democratico come Barack Obama Presidente degli Stati Uniti. Sottolineando ancora una volta la natura non omogenea delle crisi e la valutazione attenta delle conseguenze, visto che per Multinazionali, banche e finanza esse rappresentano l’occasione propizia per incrementare ulteriormente i loro fondi monetari, mentre la maggioranza è alla disperazione e alla fame. Che lo sia allora anche l'attuale crisi economica?
Questo libro non è soltanto la verifica sperimentale di una teoria, ma potrebbe anche essere la base per istituire una nuova Norimberga per i delitti contro l’Umanità, visto che gli effetti che il neoliberismo ha avuto in larga parte del mondo non sono stati solo economici ma hanno provocato la morte violenta (a cominciare dal milione di morti in Indonesia) o per fame, come avviene da decenni in Africa.
Per una strana coincidenza, dopo che erano stati conosciuti gli effetti dei loro suggerimenti economici, provocati anche da interessi personali, molto di ciò che gli economisti hanno detto a loro discolpa, ricorda molto la difesa di Eichmann al processo in Israele: “Io non ho ucciso nessuno (vero). Ho solo organizzato i trasporti (ma non di patate, di persone destinate alla soluzione finale)". Di fronte quindi alla deresponsabilizzazione di gente come Eichmann (“ho solo eseguito gli ordini”), valgono tutte le considerazioni che Hanna Arendt ha efficacemente esposto nel suo libro sulla assoluta banalità del male (La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme, Feltrinelli, 2003, prima edizione nel 1963).
In conclusione possiamo dire che l’autrice si è documentata rigorosamente sul periodo e sui fatti, sia con testimonianze sia con testi di conclamato spessore, riuscendo a costruire una bibliografia solida e approfondita. Le fonti prese in considerazione sono prevalentemente documenti ufficiali del Congresso, del Senato e del Governo U.S.A.; del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) e della Banca Mondiale; confrontandosi anche con giornali di rilievo nazionale ed internazionale come il New York Times.