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Garzanti. La Francia spietata di Grangé
Torna in libreria per Garzanti Jean-Christophe Grangé con la sua penultima fatica, Il rituale del male, con cui l'autore ha iniziato una nuova serie di thriller che mettono in luce il lato oscuro della Francia di oggi e degli ultimi decenni e i suoi rapporti non facili con l'Africa da cui oggi scappano in tanti trovando mura e steccati proprio da parte della Francia stessa.
In una base militare sull'isola di Stirling, al largo delle coste bretoni, viene assassinato un cadetto, che si era nascosto per sfuggire ai rituali di iniziazione. Del cadavere, rimasto coinvolto in un'esplosione, è rimasto poco, ma quel poco rimanda ad un serial killer catturato decenni prima in Congo, l'Uomo chiodo, morto a distanza di anni nel manicomio giudiziario da cui non è mai uscito e dove non ha mai avuto rapporti con l'esterno.
Erwan Morwan, poliziotto e figlio di quel Grégoire che fermò il serial killer allora e che si è arricchito con dubbi traffici con il Paese africano diventando influente in politica e nella polizia, si vede incaricato di investigare su questo delitto e sugli altri che presto seguiranno, in un susseguirsi di orrori all'apparenza slegati e di caduta agli inferi. Erwan, antieroe dotato di un profondo senso di giustizia, dovrà cercare la verità tra club di sadomaso, bugie paterne mai dette riguardo ai fatti di allora e più recenti, ricordi di un'infanzia non facile che ha reso lui un uomo duro che nasconde fragilità immense, suo fratello un cocainomane e sua sorella una ninfomane dai comportamenti sempre più a rischio, mentre si immerge in ambienti dove forse qualcuno la aspetta per vendicarsi.
Alla fine, Erwan scoprirà una parte della verità, mentre un altro pezzo, avvenuto anni prima in Congo resta non svelato: per questo partirà per l'Africa nel finale, dove si svolge il secondo libro ancora inedito in Italia ma di cui a questo punto è da auspicare una prossima pubblicazione.
Per ora, non resta che immergersi in oltre settecento pagine di narrazione tesa e spietata, tra mille piste, con personaggi ovviamente inventati ma molto realistici. Più ancora che in altri suoi romanzi, in questo Grangé racconta i fatti oscuri di una delle potenze europee, da sempre in un ruolo ambiguo e in Europa e verso l'Africa, con molti riferimenti all'attualità anche nei suoi aspetti più scomodi, per ricordare di come gli sbagli e le tragedie di decenni fa continuano a tornare e tutto quello che si può fare è cercare la verità e assicurare giustizia. Come fa Erwan, protagonista non perfetto ma profondamente umano, coinvolto in un gioco più grande di lui e che non è ancora finito.