L'abbraccio musicale delle sorelle Labèque alla Normale di Pisa

Articolo di: 
Piero Barbareschi
Labèque

Il più famoso duo pianistico del mondo, Katia e Marielle Labèque, martedì 10 gennaio 2012 è stato ospite del ciclo I Concerti della Normale al Teatro Verdi di Pisa con un programma dedicato a Debussy, Ravel e Albéniz.

Bisogna ammetterlo: certe volte la proposta di un concerto per pianoforte a quattro mani o due pianoforti lascia un po' perplessi. In effetti nell'immaginario collettivo la visione di due pianisti seduti allo strumento richiama alla mente l'immagine ottocentesca maestro-allievo nella quale spesso la parte dedicata al discepolo (la fanciulla di buona famiglia che si cimentava nello studio dello strumento) è più facile, ma consente comunque di non sfigurare.

Se in certi casi tale sensazione può essere confermata riferendosi soprattutto a un certo repertorio con scopi didattici, in realtà il desiderio di scrivere per quattro mani, o per due pianoforti, è suggerita da motivazioni più concrete ed importanti. Se pensiamo alle trascrizioni lisztiane delle sinfonie di Beethoven (tutt'altro che semplici...), questa scrittura consentiva in qualche modo di far conoscere, in un'epoca ancora priva di mezzi di riproduzione meccanica, brani concepiti per orchestra e quindi sopperire all'impossibilità di ascoltarli in teatro e contribuire così alla loro divulgazione.

In altri casi, pensiamo a Mozart, la scrittura era funzionale al completo sfruttamento delle possibilità espressive e di estensione del pianoforte, superando i limiti fisici che due braccia e dieci dita avevano, in condizioni di assoluta parità e non facendo percepire all'ascoltatore la presenza di due esecutori. Riferendosi poi alla qualità delle composizioni, la Fantasia in fa minore a quattro mani di Schubert, per esempio, è probabilmente non solo il più bel brano di sempre con questa impostazione, ma uno delle più belle composizioni romantiche in assoluto.

Con questa premessa, l'ascolto del bel concerto del Duo Labèque al Teatro Verdi di Pisa il 10 gennaio scorso, nell'ambito della stagione dei Concerti della Normale, non può che avere riscontri positivi, sia per l'eccezionalità delle interpreti, sia per il programma scelto. Il riferimento fatto precedentemente al repertorio orchestrale ed all'assoluta parità di impegno degli esecutori non è casuale. Anche nel programma della serata, infatti, ancorché dedicato alla musica del '900, sono applicabili le stesse considerazioni.

Il concerto è stato aperto con una finestra sull'impressionismo francese e sull'affascinante linguaggio armonico di Claude Debussy, con l'esecuzione, dai Notturni per orchestra, di Nuages e Fêtes nella trascrizione di Maurice Ravel. Superfluo esaltare la capacità e sensibilità di Ravel nella trascrizione, doveroso invece entusiasmarsi per l'esecuzione: come avviene molto raramente, non si è avuta la sensazione di ascoltare una trascrizione. Le atmosfere oniriche e le inconfondibili armonie debussyane sono state esaltate dalla lettura delle Labèque. Sotto le loro dita la tastiera diventa un'interfaccia che schiude un universo di suoni e colori raffinatissimi. Sarebbe stato affascinante (ci aveva già pensato Skrjabin con la sua tastiera di colori per il Poema dell'Estasi) abbinare all'esecuzione la proiezione di immagini di quadri impressionisti, per calare ed inebriare completamente l'uditorio in un totale appagamento della vista e dell'udito.

Dopo il Ravel Trascrittore, il Ravel autore, con la Rhapsodie Éspagnole. Anche in questo caso la tecnica superlativa delle pianiste ha evidenziato le peculiarità della scrittura raveliana, raggiungendo, con i colori ed il suono dell'Habanera o nel virtuosismo di Feria livelli difficilmente riscontrabili in altri esecutori.

Seconda parte aperta con Albéniz. La trascrizione commissionata dalla fondazione KML (che nasconde poi le due Labèque...) a Joan Albert Amargos per una sezione di Iberia, che si è aggiunta a quella di Granados e delle stesse Labèque per altre sezioni, ha consentito al duo pianistico di dipingere con efficacia l'affresco musicale costruito da Albeniz. In questo caso la totale, genetica, affascinante  sintonia musicale delle sorelle, sicuramente valore aggiunto rispetto ad altre formazioni simili (ricordiamo il fascino delle esecuzioni in duo dei fratelli Kontarsky) ha creato un magico abbraccio musicale che avvolge l'ascoltatore, abbraccio nel quale le caratteristiche inconfondibili della musica di Albeniz sono esaltate dalla bellezza del suono e dalla tecnica inappuntabile del duo. Momenti di grande suggestione la sognante Evocación, trascritta dal duo, ed il turbinio pulsante di note di Triana, autentica sintesi di un universo musicale spagnolo.

Dopo l'immersione nel mondo musicale iberico, ultimo ma non ultimo, oltre che sicuramente il brano per il quale molti hanno desiderato ascoltare la performance pisana del Duo, il Bolero di Ravel nella trascrizione per due pianoforti dell'autore, con il supporto delle percussioni basche di Xan Errotabehere, Jamixel Bereau e Thierry Biscary, quest'ultimo autore insieme a Paxcal Indo degli arrangiamenti. In questo caso la chiave di lettura dell'interpretazione deve essere a nostro parere particolare.

Sicuramente una delle caratteristiche peculiari della versione originale è la diversità timbrica degli strumenti via via utilizzati per presentare il ripetitivo tema, diversità e sovrapposizione progressiva che portano al parossistico ed esplosivo finale. In questo caso l'utilizzo di uno strumento senza problemi di espressività ma innegabilmente monotimbrico rende necessario esaltare, nella ripetitività inesorabile del tema, l'aspetto quasi ipnotico ed ossessivo della costruzione musicale, la sua primitività nella semplicità così fisicamente coinvolgente. Non a caso il brano fu concepito per essere ispirazione di una coreografia. Indispensabili e straordinari per l'abilità tecnica dimostrata, i percussionisti coinvolti nell'esecuzione. Dopo un inizio nel quale il timbro del pianoforte sembrava provenire da un'altra dimensione, con il loro supporto anche il suono dello strumento a tastiera sembrava perdere la propria definizione e collocazione cronologica, diventando un tutt'uno con le percussioni, esso stesso parte del ritmo.

Ovviamente pubblico entusiasta, come accade sempre dopo un concerto delle sorelle Labèque, ma in questo caso “fisicamente” spinto all'entusiasmo dopo la conclusione del Bolero. Sorpresa finale, dopo le entusiastiche chiamate in scena e richieste di bis, la performance dei percussionisti in brani baschi ritmico-vocali di grande fascino, un autentico sguardo su un mondo ignoto e non riconducibile a nessuno stile europeo tradizionalmente conosciuto, con una dimostrazione di possesso di una tecnica sorprendente. Il coinvolgimento poi del pubblico nella creazione di un bordone vocale sul quale si sono innestate armonie e ritmi arcaici ed affascinanti ha quindi suggellato e concluso una bella serata che conferma l'intelligenza e competenza nella programmazione del ciclo dei Concerti della Normale.

Pubblicato in: 
GN10 Anno IV 16 gennaio 2012
Scheda
Titolo completo: 

Concerti della Normale - Pisa

Martedì 10 gennaio 2012 - Teatro Verdi, Pisa, ore 21,00

KATIA & MARIELLE LABÈQUE | pianoforti
Percussioni:
Xan Errotabehere, Jamixel Bereau e Thierry Biscary

CLAUDE DEBUSSY
(Saint-Germain-en-Laye 1862 – Parigi 1918)
da Nocturnes
Nuages
Fêtes (arr. Maurice Ravel)

MAURICE RAVEL
(Ciboure 1875 – Parigi 1937)
Rhapsodie Espagnole
-Prelude à la nuit
-Malaguena
-Habanera
-Feria

ISAAC ALBÉNIZ
(Camprodón, Catalogna 1860 – Cambo-les-Bains, Bassi Pirenei 1909)
Iberia, Libro I
Evocación (arr. Katia e Marielle Labeque)
Iberia, libro II
Triana (arr. Enrique Ganados)
da Iberia, Libro III
El Albaicín (arr. Joan Albert Amargos)*
* gli arrangiamenti di Joan Albert Amargos sono stati commissionati dalla Fondazione KML

MAURICE RAVEL
(Ciboure 1875 – Parigi 1937)
Boléro
versione originale di Maurice Ravel per due pianoforti)
(arr. delle percussioni basche: Thierry Biscari e Paxcal Indo)