Philippe Herreveghe alla IUC. Filologicamente Beethoven

Articolo di: 
Livia Bidoli e Simone Vairo
Orchestre des Champs Elysée

Si è aperta il 22 ottobre scorso con un doppio concerto (replica il 23) la stagione 2011-2012 della IUC (Istituzione universitaria dei concerti) con una serata ‘beethoveniana’ diretta dal maestro Philippe Herreweghe con l’Orchestre des Champs Elysées: in esecuzione le due Sinfonie 7 e 5.

Il concerto inaugurale, svoltosi il 22 e 23 ottobre 2011, non ha voluto essere soltanto un’occasione per celebrare il noto compositore tedesco, ma il modo per riportare alla luce il suo suono, il suo timbro, in altre parole la sua idea di orchestra attraverso l’utilizzo di strumenti d’epoca (la stessa orchestra, non a caso, è stata utilizzata in molti lavori del maestro René Jacobs, noto filologo della musica sinfonica e operistica).

S’inizia, per decisione dello stesso direttore, con la Settima sinfonia ‘beethoveniana’ (in la maggiore) composta nel 1811-1812 (Op. 92; eseguita, per la prima volta, a Vienna e dedicata al conte Moritz von Fries). Su questa composizione, in primis, c’è da dire che si distanzia molto dalle precedenti per un motivo ben preciso: la ‘discontinuità’ della sua genesi. A differenza, infatti, delle altre sinfonie, le quali sono state create con estrema continuità tra il 1801 e il 1808, la Settima è stata intervallata dalla creazione del Concerto per pianoforte n. 5 (Op. 73; 1809), dalle musiche per l’Egmont di Goethe Op. 84 e dal Quartetto in fa minore Op. 95 (1810). Un periodo, quest’ultimo, che gli storici definiscono ‘eroico’ per la mole di lavoro portata a termine da Beethoven.

In merito alla sua struttura invece, forse non casualmente per la serata in questione, la Settima pone un pieno contrasto con la Quinta: propone quattro tempi invece di tre (gli ultimi due di quest’ultima sono uniti) tornando ad un modello impiegato nella Quarta sia per gli elementi dell’orchestra sia per l’introduzione molto lenta. Il tema (considerato: Vivace), infatti, impiega qualche tempo prima di emergere (passando attraverso tutti gli strumenti) ed assumere una ritmica ‘incalzante’.

In tal senso, per l’appunto, è possibile vedere il secondo movimento (la cui esecuzione di Herreweghe ricorda, non poco, quella di Carlos Kleiber del 1984 con la Concertgebouw Orchestra di Amsterdam) il quale presenta, ulteriormente, due temi in contrasto tra loro: uno di carattere ‘lugubre’ (di ritmo ‘marcato’) ed uno ‘cantabile’ (gestito dai clarinetti).

In conclusione, in completo contrasto sono il terzo e quarto movimento rispetto agli altri: si aprono su ritmiche veloci e trionfanti (molto probabilmente inerenti alla danza, da cui il sottotitolo di ‘presto’; si noti che, nel ritornello del terzo movimento, compare addirittura il tema di un canto) con delle sonorità imponenti che, per un particolare uso dei fiati, altro non fanno che anticipare la musicalità della Nona Sinfonia (si fa riferimento al quarto movimento di essa con il suo carattere trionfale e marziale allo stesso tempo; si noti inoltre che, nel ritornello del terzo movimento, compare addirittura un tema di un canto popolare austriaco di contenuto religioso: attraverso ciò è ovvio il rimando al coro dell’Inno alla gioia).

Al termine dell'esecuzione la sala è sembrata come ‘svegliarsi’ da un sogno di stampo ‘romantico’ decretato da un qualità musico-filologica impeccabile la quale, però, ha avuto una sola imperfezione: il corno che, in non pochi casi, stonava o aggiungeva più note del previsto.

La seconda parte del concerto è dedicata alla celebre Quinta Sinfonia in do minore op.67 o del “Destino che bussa alle porte” (il motivo iniziale di quattro note: tre sol ed un mi bemolle), ossia all'altrettanto travagliata composizione che inizia nel 1804 e termina – escludendo successive riscritture e modifiche – nel 1808, anno della prima viennese.

Herreweghe la denota al principio, nell'Allegro con brio del primo movimento, in modo scuro e mediamente potente – evidenziamo sempre che il suono è diverso per l'uso di strumentazione antica: il tema del destino è ben evidente in ogni passaggio strumentale con picchi di rigorosa esplosione. I tromboni e e gli ottoni si comportano come deflettori musicali sorreggendo l'intero impianto orchestrale soprattutto nelle note gravi e tragiche.

L'Andante con moto in mi bemolle maggiore si configura con un'apertura giustamente moderata e lirica esponendo poi il florilegio di temi: ora diventano leggeri spiegando le ali al ricordo flessuoso per un giro di valzer. Interscambi continui con il do maggiore del movimento precedente e legati lievi e romantici danno il polso della regia, dal piglio sicuro e attento. Uno dei corni risulta troppo squillante e fuori tonalità.

Il terzo ed il quarto movimento si avvicendano senza soluzione di continuità: lo Scherzo: Allegro espone un trascinante legato con gli archi gravi che denotano un suono più scuro dell'usuale, ed una certa confusione all'assolo di contrabbassi e violoncelli. È perfetto il passaggio “acustico” ed il pianissimo di un intimismo nuovo. Giungiamo al maelström di suoni che sembra preannunciare eventuali sviluppi più cromatici come quello di Wagner, grande ammiratore di Beethoven, e siamo già entrati nell'Allegro finale. Caratterizzato da un'estrema scorrevolezza nell'insieme e da una lirica intensità naïve nei momenti più “piani” e acustici, esponendo poi una coda lunghissima e vittoriosa che, nel suo effluvio, ha scatenato il pubblico, convincendo Heereweghe e la sua orchestra a bissarla al completo.

Per eventuali ascolti e confronti consigliamo la versione di Kurt Masur con la Gewandhaus di Lipsia, la cui dettagliata precisione della lettura è magnificente e l'irruenza controllata nella potenza di Karajan con i Berliner Philharmoniker.

Per le versioni pianistiche vi è quella pregiatissima di Giovanni Bellucci, che ha inciso per la Opus 106 l'intero corpus di 32 sonate e 9 sinfonie di Beethoven: ognuna di esse è una versione memorabile: la Quinta in particolare nel 2007.

Pubblicato in: 
GN73 Anno III 31 ottobre 2011
Scheda
Titolo completo: 

IUC Istituzione universitaria dei concerti

22-23 ottobre 2011
Orchestre des Champs Elysées
Philippe Herreweghe (direttore)
Ludwig Van Beethoven Sinfonie n. 5 e n. 7

Sinfonia n. 5 in do minore op. 67
Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92