Piccole donne secondo Greta Gerwig

Articolo di: 
Elena Romanello
Piccole donne

Ogni generazione ha il suo Piccole donne, e venticinque anni dopo il film di Gillian Armstrong con Winona Ryder, Kirsten Dunst e Susan Sarandon, arriva una nuova edizione, diretta da Greta Gerwig, con Saoirse Ronan, Emma Watson, Florence Pugh, Laura Dern e Meryl Streep.

Come già Gillian Armstrong un quarto di secolo fa anche Greta Gerwig, attenta alle tematiche sulle donne, mescola la storia inventata delle sorelle March con quella vera di Louisa May Alcott, protofemminista in anticipo sui suoi tempi come stile e scelte di vita, e in generale con le istanze del movimento delle donne, raccontando comunque la questione sempre attuale della realizzazione personale delle ragazze, senz'altro difficoltosa nell'Ottocento ma ancora oggi problematica, basti pensare a questioni come quella sollevata dal movimento Me Too ma anche dalle difficoltà su lavoro e gestione del tempo.

Anziché costruire il film in maniera lineare, partendo dal famoso Natale senza regali che non è certo un Natale, Greta Gerwig racconta la sua versione della storia partendo da metà storia, con le sorelle March ormai adulte, Jo a New York dove lavora come insegnante e cerca di costruirsi una carriera di scrittrice, Meg alle prese con gioie e dolori di un matrimonio con un uomo povero al quale deve rassegnarsi perché all'epoca non si usava di lavorare e guadagnarsi i soldi per le proprie spese personali, Amy in Francia con l'arcigna zia March e Beth malata e prossima alla fine.
Da questo, il film si dipana alternando passato e presente, situazioni parallele in momenti diversi della vita, in maniera non sempre chiara, soprattutto per chi non conosce il romanzo di Louisa May Alcott, sempre e comunque valido, o per chi non se lo ricorda bene. In generale il film riprende comunque tutti i fatti salienti, alcuni in maniera molto emotiva e coinvolgente, come la questione di Beth, altri invece trattati in modo superficiale, con un finale che accumula vari elementi lanciando uno sguardo sui seguiti del libro, come faceva già lo sceneggiato BBC dell'anno scorso.

Gillian Armstrong aveva scelto per il suo film un approccio di ricostruzione d'epoca alla James Ivory, con un'attenzione ai dettagli minuziosa, dai mobili alle bambole, dagli ambienti alle musiche, Greta Gerwig restituisce un Ottocento meno vibrante anche se efficace, concentrandosi più sui sentimenti delle ragazze e su uno stile più diretto, in cui i singoli personaggi raccontano pezzi della storia dalla loro voce.
Il cast vede torreggiare Saoirse Ronan, attrici tra le più dotate della sua generazione, nel ruolo iconico di Jo, uno dei personaggi più rivoluzionari della letteratura di sempre, e Meryl Streep perfetta come arcigna zia March, mentre Emma Watson, brava e carina, è però in imbarazzo nella parte di Meg, la sorella più conservatrice e all'antica della storia, in contrasto con l'impegno femminista dell'attrice, visto che delle quattro ragazze è quella che fa la vita meno proponibile oggi. Meglio la Amy di Florence Pugh, anche se forzata quando interpreta il suo personaggio da bambina, e soprattutto la struggente Beth di Eliza Scanlen, mentre Laura Dern, pur brava, perde il confronto con Susan Sarandon come madre delle piccole donne.

I personaggi maschili sono un po' sullo sfondo, ma l'eclettico Timothée Chamalet è un riuscito Laurie, e Louis Garrel passa in maniera ottima dal ruolo del capitano Dreyfus de L'ufficiale e la spia a quello di un professor Bhaer finalmente un po' più affascinante e giovane del solito, visto che nel romanzo nacque con ripicca dell'autrice che fu costretta a far sposare Jo a tutti i costi e scelse per lei uno dei pretendenti più fuori quadro che ci potessero essere.
Comunque, a quanto pare, Piccole donne continua ad interessare come storia e le sei nomination all'Oscar, non facili da concretizzare ma presenti, sembrano confermarlo. In attesa magari di un film sulla storia vera di Louisa May Alcott, femminista, lesbica, dedita alla droga, trasgressiva, che scrisse Piccole donne senza convinzione perché lei amava cimentarsi con thriller e horror.

 

Pubblicato in: 
GN11 Anno XII 16 gennaio 2020
Scheda
Anno: 
2020