Santa Cecilia. Pappano trascina con La Grande e l'Imperatore

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Antonio Pappano

Una trascinante interpretazione della Sinfonia n. 9  "La Grande" di Franz Schubert a opera del maestro Antonio Pappano ha entusiasmato il folto pubblico accorso  alla Sala Santa Cecilia venerdì 28 ottobre scorso.

Il catalogo delle sinfonie di Schubert ha posto nel tempo una lunga e complicata serie di problemi e di discussioni sulla cronologia e la numerazione delle composizioni; quello che è certo è che la sinfonia "La Grande" in do maggiore è l'ultima, giacché fu composta nella sua stesura definitiva nel marzo 1828, come è scritto all'inizio del manoscritto completo della partitura. Schubert offrì la composizione, forse già per la seconda volta, alla Società degli Amici della Musica di Vienna, che la respinse giudicandola "troppo lunga e difficile". Il compositore morì poco dopo il 19 novembre 1828 e non poté mai ascoltarne l'esecuzione. Dieci anni dopo  Robert Schumann si recò a Vienna dal fratello, Ferdinand Schubert, e la rinvenne in un cassetto; accortosi del valore della sinfonia, come racconta lui stesso, "essa sarebbe rimasta in quell'angolo oscuro e polveroso, se io non avessi subito persuaso Ferdinand Schubert a spedirla alla direzione dei concerti del Gewandhaus di Lipsia, o anche allo stesso artista che vi presiedeva". L'artista in questione era Felix Mendelssohn Bartholdy che condivise l'entusiasmo di Schumann e la eseguì con successo il  21 marzo 1839. La sinfonia però tardò ad affermarsi proprio per la sua innovativa complessità.

Questa straordinaria composizione ha una struttura poderosa e complessa, ed è pervasa da un intenso lirismo romantico denso di seducenti e emozionanti melodie. La partitura coniuga la tradizione classica della forma sonata alla nuova tensione romantica. I cambiamenti rispetto alle precedenti sinfonie, a parte l'Incompiuta”, sono palesi: nell'ampliamento dell'organico, troviamo tre tromboni in più rispetto alla "Quarta", nelle dimensioni  e nella lunghezza dei movimenti. Alla contrapposizione fra i diversi temi subentra una ripetizione articolata dei medesimi, in uno svolgimento ciclico basato sulle metamorfosi di un motivo, che appare all'inizio della composizione intonato da due corni. Questo conferisce unità a tutti i movimenti, in quanto Il tema iniziale si trasforma attraverso apparizioni palesi o latenti con una straordinaria ricchezza di creazioni melodiche e di idee armoniche racchiuse in una forma disciplinata, unitaria e compiuta, all'inizio, dalla vasta e solenne Introduzione con il tema fondamentale esposto dai corni, e alla fine, dalla grandiosa costruzione in forma di sonata del Finale.

Il maestro Pappano ha mostrato una particolare affinità per la musica di Schubert, come avevamo già notato nel 2009 per l'esecuzione dell'Incompiuta e come abbiamo avuto conferma per "La Grande". La  sinfonia è stata esplorata sotto tutti gli aspetti armonici, dinamici, ritmici e melodici, esaltati dalla fascinosa cantabilità espressiva che il maestro Pappano ha saputo trarre dall'orchestra che ha risposto superbamente in tutte le sue sezioni alle intenzioni del direttore.

Il concerto era stato aperto dal Concerto per pianoforte n. 5 "Imperatore" di Beethoven. La composizione si distingue per il ruolo del pianoforte che è singolarmente diverso dal concerto romantico e dai precedenti beethoveniani, in cui il solista si contrappone all'orchestra. Qui, al contrario, il pianoforte è parte dell'orchestra e dialoga con i diversi strumenti, anzi li accompagna (fagotto, oboe, clarinetto, flauto e anche i timpani), e si fonde armoniosamente con l'orchestra. Non sono previste cadenze lasciate all'improvvisazione e al virtuosismo del solista persino nella congiunzione tra il secondo e il terzo movimento, come avveniva  tradizionalmente: Beethoven scrisse “semplice poco tenuto” cioè senza abbellimenti. Solo nel primo movimento dopo la rituale fermata dell'orchestra c'è ed è interamente scritta dal sommo musicista una breve cadenza con l'indicazione: ”Non si fa una cadenza, ma s'attacca subito il seguente”.  Nell'esecuzione che abbiamo ascoltato la parte pianistica eseguita da Yefim Bronfman non ci ha convinto, perché ci è parsa una semplice lettura senza anima, a differenza di quella brillante e cantabile dell'orchestra sotto l'attenta guida di Antonio Pappano.

 

Pubblicato in: 
GN2 Anno IX 11 novembre 2016
Scheda
Titolo completo: 

Auditorium Parco della Musica - Sala Santa Cecilia

Giovedì 27 ottobre 2016 ore 19.30 - venerdì 28 ore 20,30 - sabato 29 ore 18

Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Antonio Pappano direttore

Yefim Bronfman pianoforte

Ludwig van Beethoven: Concerto per pianoforte n. 5 "Imperatore"

Franz Schubert: Sinfonia n. 9 "La Grande"