Il sogno del Teatro Valle Occupato. Quadricromie perverse della indicibile Kore

Articolo di: 
Livia Bidoli
Kore

C'è un sogno che si sta realizzando al Teatro Valle di Roma occupato dal 14 giugno 2011, e che dallo scorso 2 settembre si è allargato a Venezia con il Teatro Marinoni Occupato. Il sogno che la cultura non si sia spenta sui soffioni lugubri della politica che taglia il FUS, che non ha altro da fare che respingere la qualità, la competenza, per prmouovere un capitalismo di stampo fordiano che trasforma lavoratori e  luoghi dell'arte in operatori e bistrot del merchandising.

Ci vorrebbero tanti Teatri Occupati, non solo, tante Case della Cultura Occupate, tante case per i cittadini e tanti luoghi dove recarsi la sera – ma anche di giorno per elaborare progetti e concretizzarli -: noi, che in Italia deteniamo il 70% del patrimonio artistico mondiale, potremmo occupare e “occuparci” di tutto quello che viene gratuitamente vilipeso. Perché non occupare musei i cui magazzini mandano ai tarli i loro dipinti, casse stracolme di reperti archeologici non catalogati? Perchè fermarsi al Valle oppure al Marinoni? Perché non occupare per esempio, l'ex cinema Quirinale a Via Nazionale a Roma accanto al Palazzo delle Esposizioni, proprietà della Banca d'Italia (quindi nostro) che sta andando in rovina in quanto alla Nostra Banca non interessa farci nulla? (Intervistati due anni fa queste sono le loro dichiarazioni).

Ecco, è questo l'indicibile, il sotterraneo della Kore (fanciulla in greco) che Giorgio Agamben ha prospettato con la sua profondissima voce attraverso la regia di Emiliano Montanari e le pitture di Monica Ferrando, racchiuse prima in un libro redatto insieme al filosofo per Electa (2010) e dal titolo: La ragazza indicibile: mito e mistero di Kore. Proserpina (nome romano), Persefone, per Rossetti (il dipinto del 1874), è la figlia di Zeus e Demetra che per sei mesi sarà nella reggia ombrosa di Ade e sei mesi nel giorno con Demetra a rappresentare il risveglio della primavera.

La ragazza indicibile con i suoi misteri eleusini a lei dedicati, può essere nominata ma non “detta: nominare vuol dire anche “chiamare ad un ufficio" ma non può essere detta ovvero “mostrata” (l'etimologia di dire insegna che questo è il significato che “dire” occulta ad una lettura superficiale). I suoi misteri nella loro iniziazione finale sono epopteia, ovvero contemplazione, lo stadio supermo della visione, quando pensiero e visione, forma e contenuto si fanno uno, coincidono. Rappresenta l'estrema divaricazione degli opposti ed il punto in cui essi si immergono l'uno nell'altro. A questo stadio la forma esprime solo sé stessa e così la parola: i misteri eleusini spiegano il senso nascosto delle cose sensibili

A correlare la Kore filosofica con l'aspetto iconico sono le pitture di Monica Ferrando che si ispira chiaramente ad affreschi di epoca romana, ed il film incompiuto di Henri-Georges Clouzot (Le Courbeau, Les Diaboliques) intitolato L'Enfer del 1964, e recuperato nel 2009 da Serge Bromberg e Ruzandra Medrea.

Protagonista assoluta Romy Schneider, incredibilmente svelata nella sua parte koreica, intesa in senso di sotterraneamente venata di sensualità, per un approccio ombrosamentre erotico. Quadricromie perverse si attenuano per il raffinato sapore d'intensità di gusto della Schneider e per il sentore di evidente assenza di venalità che il regista ha saputo trasporre in questo dramma di un uomo geloso e dela sua discesa in una delirante paranoia, ripreso da Chabrol col medesimo titolo nel 1993. Nel film notiamo un chiaro richiamo all'essere ctonio di Romy, costantemente con le labbra viola tumefatte come di una donna morta; la Kore indicibile è in lei, nella lucida ludicità dei suoi giochi erotici eppure seri, nel vortice di colori che la trapassa e la innalza ad espressione molteplice e coeva di sé stessa nel suo mutarsi immediato.

Qui si incontrano i due viventi, in eros: l'uomo e l'animale che il greco traduce con la parola zoe (zoé, vita), che riafferma potentemente l'indifferenziazione e l'unità con l'accoppiamento tra dèi, uomini dalla testa di animale: pensiamo al Minotauro (Asterione che si unisce all'umana Pasifae, compagna di Minosse), ed alle svariate trasformazioni di Zeus per accoppiarsi con dee, ninfe e fanciulle umane. Lo stesso Dioniso (correlato al capro cui lo sostituì Zeus per non farlo divorare dai Titani ed al suo soprannome eriphos, “capretto”) fu generato – secondo una versione – da Persefone fecondata da Zeus in forma di serpente mentre tesseva, e che, in quanto figlio della regina della morte, si ricongiunge allo spirito dionisiaco cui l'ha collegato Nietzsche, ed è quindi in grado di squarciare il velo di Maja avendo accesso alla realtà senza mediazione, direttamente. Su questo tappeto di parole si adagia quello musicale proveniente e variamente manipolato, da Pfhat (del 1974, in quattro movimenti) a Khoom (del 1962, per soprano, tromba, quartetto d'archi e percussioni) di Giacinto Scelsi (1908-1988), il musico dell'indicibile trascendenza nell'onirico avvilupparsi della sua esistenza.

Pubblicato in: 
GN65 Anno III 5 settembre 2011
Scheda
Titolo completo: 

Teatro Valle Occupato

Sabato 3 Settembre 2011 

KORE: La ragazza indicibile  (Arretos Kore)

con GIORGIO AGAMBEN

MONICA FERRANDO (quadri)

e l’apparizione fantasmatica di ROMY SCHNEIDER

Tra(n)scrizione scenica e regia – Emiliano Montanari

Light design, Special Effects e live camera work – Mariano Equizzi

Musiche e suoni campionati da Giacinto Scelsi, Bruno Alexiu, Karlheinz Stockhausen e dallo spazio profondo (special thanks to Nasa)

Il Teatro Valle Occupato presenta in prima assoluta la Performance teatrale liberamente tratta dal libro del filosofo Giorgio Agamben e dell’artista Monica Ferrando “La ragazza indicibile: mito e mistero di Kore – (Electa 2010).

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