Trieste di Daša Drndic´. Un libro sull'antisemitismo

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
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Vi sono opere letterarie nelle quali la finzione poetica riesce mirabilmente a mescolarsi con la verità storica, che si può ricavare dai documenti e dalle testimonianze riguardanti un periodo particolare della storia umana. Rientra in questa tipologia di opere letterarie il libro bello e  profondo, di cui è autrice Daša Drndic´, filologa e studiosa di letteratura, pubblicato dalla casa editrice Bompiani con il titolo Trieste. Quest'opera letteraria, un romanzo documentario, proprio perché si tratta di un affresco storico che racconta in modo magistrale la persecuzione di cui furono vittime gli ebrei, è stata dalla critica letteraria internazionale paragonata alla opere di Primo Levi e di W. C. Sebald, autore di Austerlitz.

Nella prima scena, con cui la narrazione si apre, compare una anziana signora che, all'interno di un appartamento, appartenente all'epoca austroungarica, nella città di Goriza, aiutata dai documenti contenuti in  una cesta rossa collocata ai suoi piedi, ricorda il passato della sua famiglia e i momenti più significativi della sua vita. La signora, Haya Tedeschi, guarda dal vetro del suo appartamento le strade di Gorizia e si abbandona dolcemente al flusso inarrestabile dei ricordi.

Il nonno di Haya, Bruno Baar ha combattuto la Prima guerra mondiale, nelle file dell'esercito austroungarico. Infatti, con la fine della Prima guerra mondiale e la capitolazione dell'impero asburgico, Gorizia divenne una città italiana. In seguito alla Grande guerra il conflitto nazionalistico oppose l'Italia all'Austria. Nel libro vengono citati e riportati i memorabili versi scritti da Giuseppe Ungaretti sull'aspra battaglia militare dell'Isonzo, che provocò una catastrofe.

Sono straordinarie le pagine che descrivono i cambiamenti che avvennero a Gorizia e a Trieste dopo l'avvento al potere del fascismo. Come ricorda l'autrice, la salita del fascismo al potere fu favorita dai grandi possidenti e dagli alti funzionari dello stato. Gorizia è una città di frontiera, visto che in questa parte geograficamente coesistono diverse etnie e culture:  gli italiani, i croati, gli  sloveni, i  tedeschi, gli ebrei. Proprio la civiltà che è sorta all'interno di questo crogiuolo di popoli dentro l'identità forgiata dalla frontiera, subendo la influenza della mitteleuropa, è descritta in modo straordinario nel libro.

Haya è figlia di Florian Tedesci, ebreo convertitosi al cattolicesimo, e di Ada. All'inizio del secolo Trieste era considerata una città malata e moribonda. Infatti vi abitarono grandi personaggi della cultura, come Conrad, Joyce, Trakl, Rilke, Freud, Mann e Slataper, che la abbandonarono molto presto. Il padre di Haya, all'inizio lavorava come cameriere nel Caffè degli Specchi, situato in piazza dell'Unità a Trieste. In seguito, essendo stato assunto da una banca, Florian Tedeschi si trasferì a Napoli. In questa città Haya incontra un professore che le cambia la vita. Il professore è il celebre e grande matematico Renato Caccioppoli, di cui nel libro vi è un ritratto memorabile e bellissimo.

In occasione della visita di Hitler nel 1938 a Napoli, anno della promulgazione della vergognose leggi razziali e antisemite, Caccioppoli non si trattiene ed esprime in modo temerario e coraggioso la sua protesta contro la politica aberrante perseguita dal regime fascista, divenuto complice del totalitarismo nazista. Per Questo Caccioppoli viene rinchiuso in manicomio. In seguito si suiciderà, dopo avere vissuto in modo libero, difendendo sempre i più deboli. Haya diviene una matematica di professione, grazie allíincontro e all'influenza esercitata sulla sua mente dal  professor Caccioppoli.

Dopo avere vissuto per un periodo in Albania, la famiglia Tedeschi rientra in Italia. Proprio in questo periodo, dopo l'inizio della Seconda guerra mondiale, Christian Wirth a Trieste fa installare nella ex risiera di San Sabba una struttura destinata a rendere possibile lo sterminio degli ebrei.  Nel libro è pubblicata la lista degli ebrei italiani sterminati durante la Seconda guerra mondiale, alcuni nella risiera di San Sabba, altri nei campi di sterminio creati dai nazisti.

L'autrice ricorda e osserva che, prima dell'invenzione delle camere a gas, triste primato che va attribuito a Philipp Bouhler, per il quale queste  dovevano avere l'aspetto delle docce, gli ebrei si videro, con la complicità della Croce rossa internazionale, privati dei loro beni, e in un secondo momento, prima di finire nei forni crematori, costretti a lavorare per le grandi imprese al servizio del nazionalsocialismo. Trieste nel 1943, quando nelle risiere di San Sabba, e nell'indifferenza dei cittadini terrorizzati dai nazisti, si consumò il crimine contro gli ebrei, si trovò sotto il dominio del comandante delle SS Odilo Globocnik, un criminale che si rese responsabile di delitti di una ferocia truce e spaventosa.

Nel 1944 Haya Tedeschi incontrò e si innamorò di un ufficiale tedesco, Kurt Franza. Dalla relazione con líufficiale tedesco, nacque un  figlio, che non verrà mai riconosciuto dal suo padre naturale. Tuttavia, Antonio Tedeschi, questo il nome che Haya diede a suo figlio, verrà, in modo crudele e disumano,  sequestrato e sottratto alla madre. La narrazione in questo libro procede per un accumulo progressivo, sicché, senza un ordine, il lettore apprende e segue la rappresentazione letteraria di  fatti e vicende storiche.

L'autrice ricorda come i treni, durante la Seconda guerra mondiale, carichi dei deportati destinati ai  campi di concentramento, attraversarono il San Gottardo, quando il Brennero era chiuso, in base ad un accordo sottoscritto dalle autorità tedesche con quelle svizzere grazie alla mediazione della Croce Rossa internazionale. I cittadini svizzeri, come risulta da documenti storici, pur conoscendo cosa stava accadendo e chi vi fosse nei treni, che transitavano sul suolo del loro Paese, non solo rimasero indifferenti e silenziosi, ma si lamentarono per essere disturbati nel corso della notte dagli ebrei, rinchiusi nelle carrozze  come animali senza dignità, che gridavano in preda al terrore ed all'angoscia.

Come osservò Jean Giono, dopo la guerra non ci sono eroi e i morti vengono dimenticati subito. Tuttavia nel 1976 si tenne a Trieste il processo contro i responsabili di quanto avvenne nell'ex risiera di San Sabba. Il processo venne celebrato in assenza dei responsabili, poiché Joseph Oberhausen, divenuto proprietario di una fabbrica di birra e responsabile dei crimini perpetrati a San Sabba contro gli ebrei, in base ad un accordo intervenuto tra l'Italia e la Germania, non venne estradato.

In una parte della narrazione, forse una delle più belle dellíintero libro, vi è la descrizione dell'incontro in un manicomio tra Ada Tedeschi,  malata di mente e madre di Haya, e il poeta Umberto Saba. Saba, di cui sono riprodotti nel libro i versi memorabili, descrive Trieste come una città malinconica e cupa. Il poeta afferma che la follia somiglia ad un sogno da cui non ci si può mai svegliare. Haya, nel tentativo di conoscere la sorte di suo figlio, dopo che sono trascorsi oltre sessanta anni dal giorno del sequestro di Antonio Tedeschi, compie delle ricerche.

Nel corso delle sue ricerche Haya scopre che esiste a Bad Arolsen, immerso in un bosco fitto e verde, un archivio, dove sono custoditi in Germania i documenti storici relativi ai crimini commessi dai gerarchi nazisti, inaccessibile agli studiosi, salvo ai membri della Croce rossa internazionale. Nella parte finale del libro il lettore apprende della esistenza del programma Lebensborn, voluto da Heinrich Himmler, progetto finalizzato alla conservazione della purezza della razza. Infatti esistevano dei luoghi, disseminati in Europa nei quali i bambini, concepiti dai tedeschi

Questa fu la sorte che ebbe Antonio Tedeschi, il figlio di Haya, adottato dopo la guerra dalla famiglia Traube. Nella parte finale del libro l'autrice ricorda i bambini ebrei, che furono affidati ai monasteri cattolici durante la persecuzione nazista, molti dei quali non vennero, dopo fine della lI guerra, restituiti ai genitori naturali. Su questo il silenzio della chiesa è stato inaccettabile e indifendibile, con la eccezione del Cardinale Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII. Nel libro, pensando ai grandi uomini che hanno vissuto a Gorizia, l'autrice traccia un memorabile ritratto di Carlo Michelstaedter, il filosofo autore del libro La persuasione e la rettorica. Per sconfiggere il male che è sempre stato presente nella storia umana, serve la persuasione che è in grado di spiegare il valore della persona in sé  ed aiuta a capire la origine di ciò che è mostruoso e contrario alla civiltà umana. Un libro notevole.

Pubblicato in: 
GN23 Anno VII 30 aprile 2015
Scheda
Autore: 
Daša Drndic´
Titolo completo: 

Trieste, Milano, Bompiani, 2015. PP. 448. 19 euro.