Vento di primavera. I lugubri spettri del collaborazionismo

Articolo di: 
Elena Romanello
La rafle

Arriva e passa il Giorno della Memoria e il film in uscita quest'anno per una così importante ricorrenza, da qualunque parte la si veda, è uno dei campioni d'incasso francesi dell'anno scorso, insieme ad Uomini di Dio. Vento di primavera, titolo decisamente non centrato rispetto all'originale e terrificante La rafle, diretto dalla regista Roselyne Bosch, racconta le vicende legate alla deportazione degli ebrei francesi nell'estate del 1942, dal famigerato Vélodrome d'Hiver fino ai campi di sterminio. La rafle, cioè la retata, fu allucinante nella sua preordinazione, anche se furono molti gli ebrei che riuscirono a salvarsi, grazie a piccoli atti di eroismo di loro vicini ed amici.

Un film che in Francia ha attirato tra i suoi tre milioni di spettatori moltissimi giovani, desiderosi di conoscere meglio una pagina di Storia in cui spesso si dimenticano le imperdonabili connivenze tra il regime fascista del maresciallo Philippe Pétain (riuscita la prima scena, in cui il maestro fa cantare per obbligo ai suoi ragazzi l'inno del regime di Vichy e poi respinge subito l'imposizione della stella agli ebrei), ma anche le cattiverie piccole e grandi, di negozianti e militari, verso la popolazione ebraica, senza dimenticare gli atti di eroismo anche spicciolo di tante persone, dal maestro al capo dei pompieri fino alla portinaia.

Vento di primavera non è prolisso, non è inutilmente retorico e stereotipato (se si tolgono le scene con i potenti del momento, forse utili per l'economia della storia, ma che sono le meno riuscite), ha ritmo e senso della narrazione, e non nasconde niente di quel dramma, senza compiacimenti violenti, straziando senza patetismi. Un film per chi non vuole dimenticare, ma anche per chi vuole conoscere e capire, con uno sguardo preferenziale per i più giovani, bambini costretti a crescere anzitempo, personaggi realmente esistiti e tra cui si sono distinte poche ma significative storie a lieto fine, in una conclusione catartica ma che non toglie nulla al dramma raccontato.

Jean Reno si conferma uno dei grandi del cinema europeo contemporaneo in una storia non d'azione e che valorizza in pieno il suo talento nel ruolo del medico ebreo David Sheinbaum. Mélanie Laurent si conferma attrice preparata dando vita alla crocerossina realmente esistita Annette Monod, che si batté contro la deportazione e lo sterminio. Tra i volti dei bambini si possono nascondere futuri grandi dei prossimi anni; interessante per i cinefili il cameo di Cathérine Allegret, figlia del regista Yves Allegret e della grande Simone Signoret, che visse in prima persona il dramma della Seconda guerra mondiale dovendo cambiare cognome dall'originale ed ebraico Kaminker.

In Francia, pur piacendo molto al pubblico, con un risultato raramente raggiunto anche da pellicole più commerciali di questa, il film ha suscitato mugugni, tanto che gli si è preferito al premio César come nomination il più neutro Uomini di Dio: certe realtà possono essere scomode ancora oggi, tenendo conto che ben pochi francesi pagarono per il loro collaborazionismo.

Pubblicato in: 
GN39 Anno III 14 febbraio 2011
Scheda
Titolo completo: 

Vento di primavera (La rafle)

Regia:     Roselyne Bosch

Interpreti e personaggi

Jean Reno: Dr. David Sheinbaum
Mélanie Laurent: Annette Monod
Gad Elmaleh: Schmuel Weismann

Musica     Christian Henson

Produzione:    Légende Films

Lingua originale:     francese
Paese:     Francia

Anno: 
2010