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Il progetto Lazarus di Aleksandar Hemon. La necessità della Nemesi
Il romanzo di Aleksandar Hemon, scrittore di origine serbo-bosniaca naturalizzato statunitense, intitolato Il progetto Lazarus, di recente tradotto in italiano per i tipi di Einaudi, ha il pregio di raccontare una storia complessa e straordinaria con uno stile letterario di grande eleganza, basato sull'alternanza tra il racconto e le digressioni intellettuali.
Nella prima parte di questo libro, il lettore assiste alla descrizione di un delitto, avvenuto nella città di Chicago nel 1908. La vittima è Lazarus Averbuch, un giovane di origine russa appartenente alla comunità ebraica, con simpatie politiche dichiaratamente anarchiche. Il giovane viene ucciso nella casa del capo della polizia di Chicago, George Shippy, mentre tenta di consegnargli un messaggio politico.
È lo stesso Shippy, in preda al terrore, che, scambiandolo per un pericoloso terrorista anarchico, non esita a ucciderlo. Nella narrazione sono stupende le pagine con cui viene rappresentata la vicenda umana di Lazarus e la sua uccisione. Questa storia, a distanza di un secolo, viene scoperta da uno scrittore di nome Vladimir Brik, il quale stava compiendo delle ricerche di carattere storico e decide di scrivere un libro, per svelare e chiarire i lati oscuri da cui è avvolta e circondata la vicenda.
Nell’ampia narrazione, che dipinge una sorta di grande affresco sull’uccisione di Lazarus e la vicenda esistenziale dello scrittore che indaga sul delitto, colpisce la simmetrica descrizione tra la vita di Lazarus, fino al momento in cui viene assassinato nel 1908, e la condizione del giovane scrittore Vladimir Brik, il quale vive nella Chicago del Duemila, città nella quale si è rifugiato dopo avere abbandonato Sarajevo. Brik scopre che Lazarus, prima di approdare a Chicago per iniziare a lavorare in una fabbrica e dividere la casa con sua sorella Olga, insieme con la sua famiglia, appartenente alla religione ebraica, ha subito un pogrom nella sua città d’origine, ossia a Kisinev (o Chişinău), in Moldavia, nel lontano 1903.
Inoltre, leggendo un testo scritto da Lazarus, Brik viene a sapere che il giovane ebreo sognava di diventare un giornalista e che avversava lo Stato in America, poiché, in nome delle concezioni anarchiche, lo considerava fondato sulla violenza e sul potere dei ricchi. Brik comprende che in realtà la polizia, per proteggere l’autore del delitto, un suo autorevole esponente, responsabile della morte di un giovane mite ed intellettuale che coltivava pacificamente gli ideali politici derivanti dalla cultura anarchica, ha offerto una versione ed una ricostruzione dei fatti che appare inesatta, tendenziosa e volutamente falsa a distanza di un secolo.
Riflettendo e meditando su questo delitto e sui suoi lati oscuri, Brik comprende che nella Chicago degli inizi del Novecento la minoranza anarchica, per le idee politiche che proclamava, era considerata e ritenuta pericolosa ed in grado di minare l’ordine costituito, con un progetto politico giudicato eversivo e violento.
Lazarus, in questo splendido libro, viene presentato come un giovane uomo vittima della follia e della paranoia collettiva (un po' come Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti), perseguitato nella sua patria insieme alla sua famiglia perché ebreo, e per questo costretto a rifugiarsi in America, e, in seguito, ucciso nella Chicago del primo Novecento, perché scambiato per un pericoloso terrorista anarchico in procinto di attentare alla vita del capo della polizia. Per queste ragioni, spinto dal bisogno di scandagliare e svelare i misteri che avvolgono la triste storia di Lazarus, Brik decide di intraprendere un viaggio, per attraversare l’Europa dell’Est e raggiungere la città di Kisinev, dove il giovane ebreo era nato.
In questa città, in compagnia del suo amico Rora, Brik visita il museo, nel quale sono conservate le foto che documentano il pogrom di cui furono vittima gli ebrei, durante i primi anni del Novecento. In questa parte del libro vi sono delle profonde riflessioni intellettuali sulla natura dell’antisemitismo, e, più in generale, sulla violenza umana che, in tutte le epoche storiche, dopo essersi sedimentata ed accumulata, si manifesta con atti di persecuzione e atroce crudeltà verso le minoranze esistenti nelle società umane, si tratti degli ebrei oppure degli anarchici.
L’autore di questo libro, una superba e bellissima opera letteraria, moderna per lo stile e la struttura narrativa in cui i piani temporali della rappresentazione si sovrappongono e si mescolano, dimostra come in tutte le società umane può accadere che vi sia il bisogno di avere un nemico, che sovente viene identificato, a causa di una paranoia collettiva, con le minoranze religiose o politiche. Brik, visitando il cimitero della città in cui è nato Lazarus, e pensando alla guerra balcanica, esplosa in Bosnia dopo la capitolazione del comunismo, si chiede, angosciato e smarrito, se il nostro mondo sia fondato sulla vita oppure sulla morte, a causa della propensione umana verso la violenza.
In seguito ritorna a Sarajevo, la sua città, nella quale decide di rimanere, poiché si rende conto dolorosamente che lui non può più vivere la sua vita in America, nella città di Chicago, dove Lazarus era stato ucciso ingiustamente un secolo prima. Un libro ricco di poesia ed intelligenza che suscita riflessioni ed incanta il lettore, dimostrando che l’invenzione letteraria, come sosteneva Roberto Calasso in un suo saggio, è la forma più alta della conoscenza umana.