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Lev Tolstoj raccontato da Jay Parini. La trascendenza umana di Jasnaja Poljana
Il libro di Jay Parini intitolato L’ultima stazione (Milano, Bompiani, 2010; l'originale, The Last Station. A Novel of Tolstoy's Last Year, risale al 1990) possiede la grazia e la sublime perfezione letteraria dei libri che per la bellezza della scrittura hanno un fondamento classico.
Si tratta di un'opera letteraria che racconta l’ultimo anno di vita di Lev Nikolaevič Tolstoj, l’autore di opere fondamentali della letteratura mondiale come Guerra e pace ed Anna Karenina. Il libro colpisce e lascia incantato il lettore perché non è una semplice biografia che si limiti a raccontare la vita di uno dei maggiori geni dell'umanità, ma si presenta come un romanzo storico che sembra sia stato scritto nell’Ottocento.
Tolstoj nel suo ultimo anno di vita, oramai celebre in tutto il mondo per i capolavori immortali che aveva scritto, medita e riflette sul rapporto tra l’umanità e Dio, consegnando le sue convinzioni spirituali ad un libro intitolato La mia fede. Osserva con preoccupazione ed angoscia che la vita sociale del suo paese è segnata dalle grandi diseguaglianze tra il ceto aristocratico, a cui apparteneva, ed i semplici contadini, costretti a vivere in condizioni di miseria.
Nel libro di Parini l’ultimo anno di vita di Tolstoj viene raccontato dalle persone che vivevano nella sua casa elegante di Jasnaja Poljana: la moglie Sof’ia Andreevna, il segretario Bulgakov, il medico personale Makovitskij, la figlia Sasha. Come emerge la figura di Tolstoj da questi racconti, che rendono la struttura narrativa del libro aperta e polifonica, in cui non c’è un'unica voce narrante ma una molteplicità di sguardi e di osservatori?
In primo luogo Tolstoj si interroga in un suo libro fondamentale sulla funzione e il ruolo dell’arte nella società umana. Per questo scrittore, l’arte è una condizione essenziale all'interno della vita razionale dell’uomo, che deve, però, contribuire alla comprensione specifica dell’umano. Tolstoj matura prima di morire, come emerge dalle lettere che scrisse a intellettuali come George Bernard Shaw e a Gandhi, una visione spirituale della vita, sicché rifiuta, inorridito ed indignato, le lusinghe ingannevoli del lusso, della ricchezza e degli agi della vita aristocratica. Per questa ragione entrerà in conflitto con la moglie, la quale si preoccupa di accaparrarsi i diritti di autore del marito, temendo che possa donarli e lasciarli in eredità ai suoi discepoli ed al popolo russo.
Nel libro è straordinario il modo con cui è delineato il ritratto di Sof’ia Andreevna, la contessa, che sopraffatta dalla gelosia e dal timore di perdere i diritti d'autore del marito, entra in conflitto con i discepoli dello scrittore come Certkov, precipitando a causa di questa ossessione in una disperazione in cui smarrisce del tutto la razionalità. Bella è la descrizione della comunità dei discepoli di Tolstoj, che vivono in una casa che si trova vicino alla dimora dello scrittore, nella quale egli accoglie idealisti, artisti, economisti, uomini e donne animati dagli ideali spirituali sostenuti dal grande autore russo.
Tolstoj si chiede in molti scritti della tarda maturità come mai la civiltà dell’amore, di cui il cristianesimo è la massima espressione spirituale, non abbia trovato attuazione nella società degli uomini. Per Tolstoj vi è una contraddizione insanabile nella vita dei cristiani, i quali proclamano il valore dell’amore, anche se vivono la loro esistenza tollerando varie forme di violenza nella società umana.
Mentre lo scrittore russo diffonde queste sue convinzioni spirituali e filosofiche, sostenendo che l’uomo rappresenta una parte della grandezza della divinità, la cui essenza è data dall’amore assoluto, la vita nella sua casa diventa insostenibile. Per questo, per sottrarsi alle angherie della moglie, che gli appare prigioniera di ossessioni assurde ed infondate, decide con il suo medico personale di lasciare per sempre la casa di Jasnaja Poljana, dove era nato.
Prima di partire, l'autore di Guerra e pace si inginocchia in mezzo all’erba e alle piante del giardino della sua dimora aristocratica, in segno di rispetto verso la memoria dei suoi genitori, immagine fra le più commoventi del libro. Inizialmente è diretto in Turchia o più verosimilmente verso il Caucaso, pur di fuggire lontano dalla moglie e dalle sue moleste ed assurde persecuzioni. Durante il viaggio Tolstoj si ammala ed è costretto a fermarsi nella casa semplice e modesta di un capostazione ad Astapovo.
In questa abitazione, lontano dal lusso sfarzoso della sua casa, Tolstoj, circondato dai giornalisti, dai suoi discepoli, dai suoi familiari, dai curiosi, dopo una lunga agonia muore. Nei giorni in cui conserva la lucidità, prima di cadere in preda al delirio che precede la morte, chiede al suo discepolo Certkov di tenere lontano da lui sua moglie, e di leggergli brani delle opere di Rousseau e di Montaigne. Nel libro sono riportate le pagine sulla morte che Tolstoj scrisse nel suo celebre racconto intitolato La morte d Ivan Il’ic, fra le più profonde della letteratura occidentale.
Al suo funerale, che si terrà nella sua casa di Jasnaja Poljana, vi sarà la presenza di una moltitudine di persone, soprattutto dei contadini, da lui sempre difesi ed amati contro le ingiustizie esistenti nella società russa del suo tempo. Sarà proprio un semplice contadino a tenere l’orazione funebre, per ricordare ed esaltare le virtù e le grandi qualità umane di Tolstoj, l’intellettuale aristocratico che non tollerava le ingiustizie e le sopraffazioni a danno dei più deboli.
Questo di Jay Parini è un libro tra i più importanti pubblicati nel corso di questo anno dedicati ad un grande dlela letteratura russa. Ricordiamo infine che dall'edizione originale è stato tratto il film omonimo, The Last Station, diretto da Michael Hoffman, con Christopher Plummer ed Helen Mirren, nei ruoli di Tolstoj e di sua moglie.