Litfiba e Ghigo. Reunion e post-reunion

Articolo di: 
Alessandro Nardis
Litfiba

Con questo articolo mi proprongo di analizzare la reunion dei Litfiba post separazione 1999. Se proprio scissione doveva essere, allora è bene ammettere subito che, una volta sfasciata (ahimè) la mitologia intorno al nome Litfiba, i due - Ghigo e Piero Pelù - hanno comunque intrapreso percorsi musicali più personali e privati. Chi scrive è la prova vivente che negli anni burrascosi della separazione si poteva seguire e godere della musica di entrambi (cinquantadue concerti in totale tra Pelù e Litfiba anni 2000).

Se ai concerti dei "nuovi" Litfiba ci si sentiva al sicuro nel ritrovare quel suono chitarristico che aveva segnato la nostra adolescenza, in quelli di Piero ci si trovava invece a vivere situazioni completamente nuove ed "in fieri". Ho dei bellissimi ricordi legati tanto al Né Buoni Né Cattivi Tour (2000) di Piero (l'eccitazione per la nuova avventura era molto palpabile in quel periodo), quanto all'Elettro Macumba Tour dei Litfiba di Ghigo (2000).

Archiviata la delusione di Uds e relativo Tour (2003) e la parziale rinascita con Soggetti Smarriti [2004] (dove sono presenti due brani a cui sono molto legato come Esco o resto e Anche a piedi), il frontman raggiunge un livello di maturità artistica che sfocia felicemente nell'album più convincente della sua carriera solista, In Faccia [2006].  Il Tour che seguì (con il grande Saverio Lanza alla chitarra), pur se molto scarno (quanto potente in termini sonori), fu uno dei più belli e coinvolgenti dai tempi addirittura dello Spirito Tour. Finalmente era il primo Tour post scissione dove i pezzi da solista potevano perfettamente coesistere con quelli del repertorio classico della band fiorentina. Anzi, a dirla tutta i momenti migliori del Tour erano proprio i pezzi del nuovo album, come Il Velo, Segni in Faccia, Sorella Notte, Fiorirà e la scoppiettante Dottor Gion. Ritengo veramente che in questo Tour il frontman abbia trovato una quadratura del cerchio essenziale e molto suggestiva, grazie anche ad un modo di cantare potente e ruvido (come non si sentiva da tempo) che si sposava a perfezione con lo stile chitarristico di Saverio. L'entusiasmo per la ritrovata forma del frontman veniva purtroppo a coincidere con la fine del progetto Litfiba anni 2000 (con il bravo ma Gianluigi Cavallo alla voce), non di certo per demeriti artistici, quanto per un diffuso pregiudizio del pubblico nei confronti del nuovo corso della band senza il cantante storico. Con tutta l'ammirazione e la stima per Piero (che considero naturalmente il cantante per eccellenza dei Litfiba)  "provata fisicamente" dai circa trenta concerti ai quali ho assistito, ritengo che Elettromacumba e (soprattutto) Insidia siano stati giudicati con superficialità dal vasto pubblico della rock band e, cosa ancor più grave, dalla critica specializzata (e in molti casi marchettara). Penso che i Litfiba siano l'unico caso (o uno dei pochi) nella storia della musica mondiale dall'essere passati dal milione di copie vendute di Infinito [1999] (ultimo disco del binomio Pelù-Renzulli) alle 150.000 del sicuramente migliore (anche se frettoloso) Elettromacumba.  

In ogni caso, a prescindere da chi abbiate seguito, è innegabile che entrambi abbiano comunque rinunciato a strade sicure per intraprendere percorsi nuovi e, anche se a volte discutibili, comunque onesti; è altrettanto innegabile che la credibilità della band così faticosamente conquistata ne sia rimasta fortemnete danneggiata. Col senno di poi (questo anche Ghigo oggi lo ammette) sarebbe stato meglio congelare il nome. Alla fine i fan sono da sempre legati al marchio e al suo impianto filosofico-estetico. Che Mick Jagger e Keith Richards non si possano sopportare ha scarso interesse, l'importante è portare avanti il mito e far credere al pubblico, rassicurandolo con la loro presenza, che la band  è viva. Quindi se devo dirla tutta, tolti i panni del "critico", avrei voluto vedere i Litfiba continuare a sfornare ad libitum album alla Terremoto (1993), anche se ritengo Spirito (1995) il giusto equilibrio tra le spinte più estreme e quelle più "soft". Quella durezza e "purezza" (intesa come rifiuto di logiche commerciali nazional-popolari) sia sonora (Ghigo in Terremoto ha registrato le chitarre più potenti che siano mai apparse in un album italiano da mezzo milione di copie vendute), sia iconografica (grazie al frontman più carismatico che lo stivale abbia mai conosciuto e mi permetto di dire conoscerà) faceva sentire noi rokkettari italioti finalmente alla pari con quelli dei paesi anglosassoni, da sempre portatori di modus vivendi rock'n roll.

Forse se fossimo stati oltreoceano (dove il rock è uno show business serio) i Litfiba sarebbero tutt'ora quella macchina riempi arene di venti anni fa. Proprio in questi giorni è uscito il nuovo album dei Pearl Jam, e ancora oggi chi segue la band di Seattle sa che ai loro concerti si respira ancora quell'atmosfera di "devozione" sacra e catartica praticamente rimasta intatta fin dai primi anni "90. Ecco, non posso nascondere che come per i Pearl Jam, anche per i nostrani Litfiba mi sarebbe piaciuto riassaporare quelle sensazioni che solo un loro concerto (almeno fino a metà anni "90) sapeva dare. Non dico che i Litfiba che si sono riuniti dal 2009 abbiano fatto concerti deludenti, anzi. Ritengo però che questo ricongiungimento sia stata una grande occasione persa, e qui viene la nota dolente. In un'intervista rilasciata per XL di Repubblica, il frontman e il chitarrista, sull'entusiasmo anche della grandissima quantità di biglietti letteralmente bruciati in pochi giorni dalla notizia ufficiale della fatidica reunion, dissero che "in casa Litfiba di sbagli ne erano stati compiuti molti, e sicuramente tanti altri ne sarebbero stati fatti". Mai però avrei immaginato che "questi Litfiba" potessero cadere nel più banale degli errori, ovvero rinnegare lo "spirito" di una rock band che si rispetti (anche se una parte di questa fatta di turnisti). Mi ricordo un concerto a Roma nel lontano 1993, curva sud dell'Olimpico. La gente intorno a me durante la pausa delle canzoni parlava "anche" dei musicisti che accompagnavano Piero e Ghigo, alcuni di essi in realtà proprio storici, come il mitico Don Aiazzi. Il pubblico dei Litfiba, per la strgrande maggioranza si affezionava anche a quelli che erano chiaramente qualcosa in più di semplici turnisti, e questo rappresentava anche l'enorme zoccolo duro della band. La reunion ultima invece (che già a partire dall'iconografia pubblicitaria rimandava ad un semplice Piero e Ghigo), ha abusato in modo irragionevole (e contro producente) della figura del duo, relegando i musicisti che li hanno accompagnati nei tre anni di tour a semplici gregari. Il culmine di tutto ciò si è avuto durante il Grande Nazione Tour, dove l'ingresso della seconda chitarra del buon Cosimo Zannelli (già chitarrista di Piero nel tour Fenomeni) non è stato sfruttato al pieno delle potenzialità col risultato si essere molto "sotto" nel suono comlpessivo (come non ricordare invece Federico Poggipollini nell'El Diablo Tour?)

Insomma, al di là della soddisfazione nel rivederli insieme, sembra che i due abbiano imposto dei "paletti" e castrato lo spirito dei Litfiba (sempre Piero+Ghigo) dei primi anni "90. Anche se i tempi sono cambiati (con essi anche il pubblico della band, molto meno "critico" e più "festaiolo") e il rock non è più il genere predominante, è indubbio che i pezzi storici ne abbiano in qualche modo risentito (soprattutto nelle dinamiche ritmiche, mai così piatte). E anche se il "grande pubblico" ai concerti non sempre è cosciente di tutte questi aspetti musicali, è altresì vero che nell'inconscio percepisce che qualcosa non funziona al meglio. Ritengo che il calo di consensi che si è verificato ad un certo punto già nella parte invernale del Reunion Tour e ancor più palese durante il Grande Nazione Tour, sia anche dovuto a ciò (molti dei vecchi aficionados non hanno più ritrovato quegli elementi tipici dell'espressione litfibiana al massimo del loro splendore), e che questo non si possa solo ricondurre ad una sovraesposizione "live" del gruppo stesso (anche se suonare per due anni di fila e soprattutto a prezzi non proprio popolari in tempi di crisi come questi penso comunque non abbia giovato).  

Ai tempi di Terremoto (ma anche di Spirito e Mondi Sommersi) eravamo in molti a metterci in ferie e seguire più tappe possibili della band fiorentina. I Tour della band all'epoca si articolavano in circa trenta date tra invernali ed estive in palazzetti sempre pieni. Il Grande Nazione Tour  si è svolto snodato in quindici date circa, e a parte le prime tre (Milano, Firenze e Roma) andate bene, le altre non erano neanche lontanamente vicine al sold out. Tra l'altro dispiace aver constato che il primo singolo (non particolarmente fortunato) di Grande Nazione, Squalo, sia stato tolto dalla scaletta a metà Tour. 

Alfred Hitchcock era disposto a parlare di un suo insuccesso a patto che questo fosse stato già rimpiazzato da un film andato molto bene. E in questo senso l'ultima pellicola di successo in casa litfibiana è rappresentata dal Tour (grandioso) appena concluso sulla Trilogia 1983-1989, con i due membri originari Gianni Maroccolo e Antonio Aiazzi. Anche se in posti più piccoli, il Tour ha fatto registrare numeri notevoli, con numerosi sold out e un Pelù in grandissima forma, ancora capace di fare la differenza e far rabbrividire cantanti più giovani di lui.

Nel momento in cui scrivo è notizia certa che la band è nuovamente in standby, e non si sa bene quale sia il loro futuro. 

Pubblicato in: 
GN47 Anno V 22 ottobre 2013
Scheda
Titolo completo: 

Litfiba

Discografia - album in studio
1983 - Eneide di Krypton (LP)[12]
1985 - Desaparecido
1986 - 17 re
1988 - Litfiba 3
1990 - El diablo
1993 - Terremoto
1994 - Spirito
1997 - Mondi sommersi
1999 - Infinito
2000 - Elettromacumba
2001 - Insidia
2005 - Essere o sembrare
2012 - Grande nazione

Videografia
1990 - Pirata Tour '90
1991 - El diablo Tour
1992 - Sogno ribelle
1995 - Lacio drom (Buon viaggio) (allegato all'omonimo album live)
1998 - Croce e delizia
2005 - Cento giorni verso est...