Teatro Nazionale. L'equilibro nel Sogno di Simon Boccanegra

Articolo di: 
Ezio Recano
Il sogno di Simon Boccanegra

Ad anticipare l'apertura di stagione del Teatro dell’Opera di Roma, due serate particolari il 23 ed il 24 novembre scorsi al Teatro Nazionale: Il sogno di Simon Boccanegra, un adattamento del tutto inedito dell’opera lirica di Verdi scritto e diretto da Dario D’Ambrosi, prodotto dal Teatro Patologico in collaborazione con il Teatro dell’Opera di Roma e con il supporto dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata e della Fondazione Angelini. Un progetto unico in cui mondo della lirica e dell’arte terapia si incontrano, con protagonisti sul palco gli attori con disabilità della Compagnia stabile del Patologico.

Il sogno di Simon Boccanegra di Dario D’Ambrosi, tratto dall'omonima opera lirica di Giuseppe Verdi, Simon Boccanegra, che ha aperto la stagione 2024-2025 del Teatro Costanzi, è come quest'ultima ambientata intorno al 1339, periodo storico italiano che ha come sfondo la città di Genova durante l'elezione del Doge. Contrapposte sono due fazioni, quella dei plebei capitanati dal popolano Paolo Albiani che vuole l´ascesa al trono di Simon Boccanegra; e il partito aristocratico, capitanato dal nobile Jacopo Fiesco, uomo dai piani e dai toni machiavellici, il quale si oppone e trama contro Simon Boccanegra. Il protagonista Boccanegra é un corsaro che ha reso grandi servigi alla Repubblica genovese e che nella storia ha dovuto barattare l´amore segreto per l´amata Maria, figlia del nemico Jacopo Fiesco e da cui ha avuto una figlia, Amelia, con il potere politico.

Il Teatro Patologico dà una rappresentazione del Boccanegra che traspone il dramma in una forma che richiama una lotta dai rimandi psicoanalitici, un conflitto interno tra istanze che si svolge dentro il mondo onirico di Simon Boccanegra in uno sfondo scenografico curatissimo a firma Danilo Mancini, - e con le luci di Danilo Facco - in cui una tempesta attraversa la città marinara di Genova, e un lettino al centro del palco dove dorme il protagonista. Un richiamo probabilmente allo Stürm und Drang di genesi romantica, che vuole introdurre lo spettatore al tema centrale del dramma: la lotta tra il potere, il potere della “musica” nelle parole di Boccanegra; e l´amore, l'amore per Maria, l'amata cui Boccanegra ha dovuto rinunciare, barattandola per il potere politico, a prezzo però di un grave conflitto interiore.

A questo proposito il regista ci fornisce un ulteriore elemento, un quadro gigantesco posto dietro le spalle degli attori che rimanda chiaramente alla tragica vicenda amorosa di Paolo e Francesca del quinto canto dell’inferno dantesco. Nel quadro è rappresentata una figura maschile deformata dai tratti dell'angoscia, terribilmente inquieta e dannata, proprio come i malati del “morbus sine materia” (malattia senza riscontro organico), cui lo psichiatra Franco Basaglia ha dedicato tutta la sua opera rivoluzionaria, e una donna nel quadro dai tratti pii, ineffabili ed eterei, quasi angelici che si innalza sopra la figura maschile come a fuggire dal tentativo di questo di catturarla in un abbraccio troppo umano di disperata concupiscenza romantica.

La prima scena si apre con un suonatore di liuto, che scendendo dalle scale introduce le due fazioni contrapposte: gli aristocratici capitanati da Jacopo Fiesco, detentori della tradizione, conservatori, vestiti con dei costumi macabri - curati da Mario Celentano, molto efficaci - che ricordano come dei “sepolcri imbiancati”, a rappresentare sulla scena quel potere che giudica inetto e folle il tentativo della gioventù romantica, rappresentata da Boccanegra e dal gruppo di attori vestiti di piume di far coesistere amore e potere per il bene della pace dell´anima. A corredo, una notazione sugli abiti di "piume e pece", suggeritami da Livia Bidoli, che rimanda al al racconto di Edgar Allan Poe, Il sistema del Dottor Catrame e del Professor Piuma, pubblicato nel 1845 (The Sytem of Doctor Tarr and Professor Fether), in cui il protagonista, durante una visita ad una "riformulato" nosocomio, si accorge che il direttore ed i suoi assistenti sono stati ricoperti di piume e catrame dai matti sfuggiti al loro controllo. Il racconto fu ispirato a Poe da un fatto vero accaduto alla Real Casa dei Matti di Palermo diretta da Pietro Pisani e fondata nel 1824: il poeta americano lo ha letto in una articolo del collega giornalista Nathaniel Parker Willis.

L'intero dramma si svolge nel sogno di Boccanegra, dormiente al centro del palco su un lettino di fronte al pubblico con uno sfondo sonoro di percussioni che scandiscono il ritmo. Vi è una contrapposizione evidente, che il regista sottolinea esplicitamente, tra un'aristocrazia che difende una cultura classica e una nuova mentalitá che vuole sovvertire l’ordine costituito, forse romantica, che tenta di mettere insieme potere e amore. Il potere della musica per il quale Simon Boccanegra ha tanto sacrificato la sua amata per l'appunto e non è di certo poco, non lo salva però dall’assassinio tramato dietro le sue spalle da un Jacopo Fiesco che intesse complotti pieni di antichi risentimenti, con risate subdole dai malvagi intenti. Solo l'amore per la figlia ritrovata, Amelia, è in grado di riconciliare Boccanegra e Fiesco, attori di un dissidio sociale che ancora oggi rappresenta quello scontro ideologico sotterraneo tra passioni di classi sociali contrapposte. Ecco perché il richiamo a Basaglia ed alla sua rivoluzione: la sua utilità per la societá contemporanea, il suo contributo fattuale a questo proposito non è stato di certo l'annullamento della tradizione classica, bensì la nascita del concetto sociale di integrazione del disabile (psichico) dentro una societá moderna maggiormente inclusiva e con minori limiti espliciti, in cui c´è anche la possibilità di dare la parola a chi vive la condizione di alienazione.

"La normalità", diceva Basaglia “è una cosa molto vasta….” e il Teatro Patologico con questo spettacolo lo ha dimostrato pienamente, raccogliendo il plauso e un grande apprezzamento del pubblico. La scena finale cantata dagli attori: “L´equilibrio del corpo….l´energia dell´anima….”, e il coinvolgimento del pubblico alla fine dello spettacolo, in piedi ad applaudire con autentica partecipazione affettiva, lascia intendere che lo spettacolo abbia pienamente svolto la sua finalità estetica e sociale.

Pubblicato in: 
GN5 Anno XVII 3 dicembre 2024
Scheda
Titolo completo: 

Teatro dell'Opera di Roma
Stagione 2024/2025
Il sogno di Simon Boccanegra

23 e 24 novembre al Teatro Nazionale

adattamento e regia di Dario D’Ambrosi
dietro lo sguardo dei ragazzi disabili del Teatro Patologico

Drammaturgia Dario D’Ambrosi
Interventi musicali Francesco Crudele, Ilaria Serrato, Maurizio Proietti
Scene Danilo Mancini
Costumi Mario Celentano
Luci Danilo Facco
Assistenti Matteo Binetti, Ilaria Serrato

COMPAGNIA DEL TEATRO PATOLOGICO

Produzione Teatro Patologico in collaborazione con il Teatro dell’Opera di Roma
e con il supporto dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata e della Fondazione Angelini