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Opera di Roma. Luminosa Tosca in onore di Puccini
In occasione del 125°anniversario della prima assoluta di Tosca, capolavoro di Puccini, avvenuta al Teatro Costanzi il 14 gennaio 1900, l’Opera di Roma l’ha proposta nella messinscena originale. Lo spettacolo ha riscosso un incondizionato e incandescente successo nella seconda recita del 16 gennaio scorso. Il numeroso pubblico, che gremiva la sala, ha lungamente applaudito con una vibrante ovazione gli interpreti tra cui spiccavano: Saioa Hernández, Tosca, Gregory Kunde, Cavaradossi, e il direttore Michele Mariotti.
Per celebrare l’anniversario è stata posta una targa marmorea all’entrata del teatro che, alla prima rappresentazione, è stata scoperta alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dal sindaco Roberto Gualtieri e dal sovrintendente, Francesco Giambrone. Inoltre è stata anche allestita la mostra Tosca 125: Oltre la scena, grazie alla collaborazione con l’Archivio Storico Ricordi che ha fornito preziosi documenti, bozzetti, fotografie, manufatti e costumi.
La mostra a cura di Giuliano Danieli, Maria Pia Ferraris, Pierluigi Ledda e Alessandra Malusardi nasce dalla collaborazione istituzionale tra Teatro dell’Opera di Roma e Archivio Storico Ricordi, con l’apporto di LeviDigiLab – Fondazione Ugo e Olga Levi per i contenuti audiovisivi. Sono stati spiegati aspetti poco noti del lavoro del compositore, del suo editore e dei suoi librettisti e come vennero concepite scene, costumi e attrezzeria dell’originario allestimento di Adolf Hohenstein. Il lavoro diretto da Giulio e Tito II Ricordi fu svolto con cura maniacale per rendere realistica la messa in scena, tra i bozzetti in mostra ci sono quelli di Luigi Bazzani poi scartati a favore di quelli di Hohenstein. Sorprende perciò che nel bozzetto del primo atto, ambientato a Sant’Andrea della Valle, la cappella si trovi a destra dell’entrata mentre è a sinistra; da tempo un cartello nella chiesa segnala la giusta collocazione della cappella.
Tra le curiosità anche le foto di scena di Nadar di Sarah Bernhardt che interpretò e portò al successo La Tosca (1887) di Victorien Sardou, ma da molto tempo la versione di Puccini è quella amata e tra le opere più rappresentate. Queste fotografie ispirarono la messa in scena pucciniana, un esempio è l’iconico finale del secondo atto in cui Tosca pone i candelieri ai lati della salma di Scarpia, scena riportata anche nel celeberrimo manifesto. Attraverso i contributi audiovisivi è spiegato in che modo il Teatro dell’Opera di Roma abbia ridato vita, nei propri laboratori e sul proprio palcoscenico, alle scene e ai costumi della prima Tosca. L’esposizione è stata fruibile gratuitamente prima e durante gli intervalli degli spettacoli, e nel corso delle visite guidate, nella sala-museo al terzo piano del Teatro Costanzi.
Il lavoro svolto nel laboratorio in via dei Cerchi è stato accurato, prezioso e riuscito perfettamente, sia le grandiose scene ricostruite da Carlo Savi che gli splendidi costumi ripresi da Anna Biagiotti. Questi costumi offrono una grande varietà cromatica e di stili per differenziare i diversi ceti dei fedeli in chiesa e i ruoli dei personaggi, mentre oggi si propende a vestire coro e comparse tutti nello stesso modo. Le ottime luci di Vinicio Cheli hanno contribuito a fare apprezzare messinscena e regia.
Il regista Alessandro Talevi ha proposto una eccellente e intelligente regia, cogliendo pienamente nel segno nel seguire le accurate indicazioni registiche di Puccini strettamente legate alla scrittura della musica, un esempio luminoso è il finale del secondo atto quando la musica accompagna mirabilmente gesti e pensieri di Tosca. Una regia ideale per chi si accosti per la prima volta al melodramma perché pur inesperto è in grado di seguire la vicenda drammatica.
Puccini è erede di una tradizione e concezione del melodramma in cui il musicista è anche drammaturgo e regista, una visione che inizia con Claudio Monteverdi, che nella sua epoca fu un grande innovatore, un “musicista d’avanguardia” si potrebbe dire. Tutto ciò è testimoniato dall’introduzione al Combatimento di Tancredi et Clorinda con le indicazioni di Monteverdi riguardo alla esecuzione musicale, drammatica e di regia che mostrano la visione di Monteverdi nella messinscena di questo madrigale rappresentativo.
D’altra parte, al di là delle trite banalità sul musicista, Puccini è pienamente uno straordinario musicista del ‘900, stimato e ammirato da Arnold Schönberg, che cita le sue soluzioni innovative nel suo Trattato di armonia (Harmonielehre). Michele Mariotti ne è perfettamente consapevole e la sua attenta direzione, pienamente assecondata dall’orchestra che ha offerto un’ottima prova, ha focalizzato le intenzioni del musicista, evidenziando le raffinate sfumature che sottolineano nel declamato dei dialoghi la personalità e le reazioni psicologiche dei protagonisti nei drammatici eventi. Così avviene anche per le ambientazioni dei vari luoghi, nella concitazione angosciata dell’entrata di Angelotti, per la musica della cantata al secondo atto e nell’introduzione del terzo atto i diversi suoni delle campane non rimangono sul fondo ma colorano l’atmosfera mattutina che precede l’alba. L’interpretazione di Tosca del Maestro Mariotti ha riscosso l’unanime e rovente consenso del folto pubblico che lo ha esteso anche all’Orchestra e al Coro e al Coro di voci bianche.
Il Coro sotto l’attenta guida del Maestro Ciro Visco ha contribuito alla piena riuscita dello spettacolo e così anche la partecipazione della Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera di Roma diretta da Alberto de Sanctis.
Nel ruolo del titolo Saioa Hernández si è ben calata nella parte esibendo una voce potente e precisa che sa dosare attenta alle indicazioni pucciniane, inoltre ha mostrato una buona presenza scenica e padronanza della lingua italiana che le permette di evidenziare i diversi aspetti della personalità di Tosca. Il pubblico ha molto apprezzato la prova vocale e attoriale della Hernández riservandole un meritato e infiammato consenso al termine di Vissi d’arte e alla conclusione della recita.
Gregory Kunde, che ha debuttato come Cavaradossi proprio al Costanzi nel 2022, conserva una straordinaria freschezza vocale ed esibisce un formidabile ed elegante controllo nell’emissione del suono, negli acuti, luminosi e potenti e nei pianissimo morbidi e aerei, che uniti alla padronanza linguistica dell’italiano, gli consentono di dare un notevole peso interpretativo a ogni parola articolando perfettamente ogni sillaba. Queste abilità maturate nella sua lunga e sfolgorante carriera gli hanno permesso di interpretare magnificamente il ruolo, lo testimonia l’esecuzione di E lucevan le stelle, un’aria di notevole complessità interpretativa per rendere lo stato d’animo di un condannato a morte che ricorda e rimpiange con sofferenza la vita che sta per perdere. Una intensa ovazione è esplosa alla conclusione di questa aria. Kunde vuole essere anche attore e ci riesce perfettamente con la sua presenza scenica e vocale e il pubblico gli ha tributato una infuocata accoglienza alla sua uscita al termine dello spettacolo.
Gevorg Hakobyan, che ha sostituito l’annunciato Igor Golovatenko come Scarpia, ha una buona dizione italiana, un discreto volume vocale ed è stato molto apprezzato dal pubblico, ma pur seguendo le indicazioni registiche, a nostro avviso, il personaggio non è stato centrato e l’interpretazione è risultata non a fuoco.
Buona è stata la resa dei comprimari: Luciano Leoni, come Cesare Angelotti, Domenico Colaianni, come Sagrestano, Saverio Fiore come Spoletta, Marco Severin come Sciarrone, Andrea Jin Chen come carceriere e Emma Mcaleese è stata un delizioso pastorello.
Non si può che consigliare questa messinscena che verrà riproposta nel corso di questo anno a chi voglia avvicinarsi al melodramma perché è più immediata e facile la comprensione di questo capolavoro di Puccini.