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Santa Cecilia. Ivan il Terribile, Prokofiev- Ejženstein in un quadro iconico russo
Un ritorno elegenate e raffinato all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia,, dopo quattordici anni di assenza, quello del direttore d'orchestra Daniele Rustioni, a dirigere un capolavoro del duo sovietico Prokofiev- Ejženstein: Ivan il terribile. Nelle tre serate del 13,14, 15 febbraio nella Sala Santa Cecilia dell'Auditorium Parco della Musica l’Orchestra, il Coro e le Voci Bianche dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, insieme ai solisti Orlin Anastassov, sono stati sul palco con il basso Alexander Roslavets e il contralto Marina Prudenskaja, ed hanno dato vita all'oratorio arranigato per concerto da Abraham Stasevic.
Il sodalizio tra i due Sergej, Prokofiev- Ejženstein, ha prodotto due capolavori: Ivan il terrbiile, il suo apice, e Alexander Nevskij, entrambi sulla storia della Russia. Alexander Nevskij volge sulla storica battaglia contro i Cavalieri Teutonici nel 1242; Ivan Il terrbile inizia nel 1538 con l'Infanzia di Ivan, intervallato da cantiche per Contralto, Coro e Orchestra dal sapore squisitamente lirico, come Mare-Oceano ed Il Cigno, citiamo i versi da quest'ultima:
Il cigno bianco s'avanza.
Il cigno, candido, bramato.
Il cigno bianco s'avanza.
Il cigno della corona radiante.
Aprite i cancelli!
Ivan è alla ricerca di una sposa che troverà in Anastasja, lo Zar di tutte le Russie, Ivan IV, mostra la sua parte piu' sentimentale, che i boiardi, i feudatari, colpiranno istigati dalla zia di Ivan, Evfrosinja, uccidendola.
La grande battaglia tra Ivan e i traditori boiardi, riflette la Grande battaglia patriottica contro i nazisti che nel 1941 invasero la Russia nonostante l'odioso patto di non belligeranza Molotov-Ribbentropp (1939).
Prokofiev riesce a portare in musica la gloria, la forza, l'impeto, lo struggimento, l'elegia per la morte dei soldati, quanto la durezza e la spietatezza cui è stato costretto Ivan dal tradimento dei boiardi. La parte di musica che racconta dei biombardamenti, le cannonate su Kazan contro i Tartari; le guardie fedeli allo Zar, gli Opričniki, ed il loro canto inneggiante alla fedeltà allo zar a qualsiasi costo, financo la loro vita umana ed eterna, va riportato:
Davanti a Dio il mio giuramento terribile
sia inviolabile fino alla fine dei tempi,
in terra e in cielo, l'unico,
per il grande Impero russo.
Ed esso sarà mantenuto per secoli e secoli
eternamente indistruttibile.
Racconta, come la musica di Prokofiev, la forza di una terra che ha generato talenti artistici come lui, Ejženstein e Shostakovic, tutti perseguitati dal regime sovietivo di Josif Stalin; tutti forti nel condurre la loro battaglia fin oltre la loro morte, specialmente Shostakovic, l'unico dei tre sopravvisuto a Stalin, l'autarca sovietico per antonomasia.
Incoronato nel 1547, Ivan il terribile riuscì, a costo di molte vite, in primis l'amata moglie, a riunire tutte le Russie, fino alla sua morte nel 1584. Nell'oratorio invece, la parte finale riguarda la prima parte del progetto di Ejženstein, che intendeva costruire una trilogia, che però ebbe successo soltanto con questa prima parte, essendo la seconda contrastata da ordini del partito, che non la ritenevano nella traiettoria giubilante necessaria per la propaganda. Ejženstein, anche per questa persecuzione reiterata, morì per un malore nel 1948, e la seconda parte, meno conosciuta, fu completata solo nel 1958. Il finale trionfante di Ivan il terribile, difatti, è il conforto del popolo per il loro Zar, che andrà avanti nell'unire la sterminata Russia - la nazione a tutt'oggi piu' estesa - con la forte richiesta del popolo russo che lo appoggiava.
Prima di giungere a questo epilogo, sia Prokofiev, sia Ejženstein, furono amssacrati dal tritacarne sovietico contro qualsiasi forma di influenza occidentale: nella musica come in ogni singolo fotogramma del cinema del regista sovietico che tanto omaggio fece alle epiche gesta russe.
La musica di Prokofiev, fin dal primo alito dlel'ouverture, è una massiccia "energheia" per un popolo che da sempre lotta per la propria sopravvivenza contro nemici di ogni stirpe, dai Teutonici, ai finnici lIvoni, ai Tartari, circondata dalla Cina e da popolazioni slave e balcaniche. Le marce e le danze dei Opričniki sono un turbine che afferra dopo che languidamente lo struggente contralto Marina Prudenskaja ha raccontato La canzone del castoro, la minaccia contro Ivan. La voce portentosa e possente del basso russo Alexander Roslavets, nel ruolo del titolo, fa tremare nel finale con le sue guardie ed il racconto storico drammatizzato con la voce narrante di Orlin Anastassov può terminare con uno scroscio di applausi per tutti: il direttore, Rustioni, acclamato per l'eleganza tradizionale nel dirigere un capolavoro; l'Orchestra nel suono pulito, trascinante, ed il sopraffino Coro seguito dalle Voci Bianche, intessendo di grazia un'opera maestosamente rappresentativa della storia russa.