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Brilliant Classics. 3 Musicisti per 7 Strumenti
La Brilliant Classics ha pubblicato un CD con un titolo insolito 3 x 7, tre sono i compositori, Igor Stravinskij, Erik Satie e Francis Poulenc e 7 sono gli strumenti, l’organico massimo in cui sono stati usati in modi differenti, nelle loro diverse opere.
Le composizioni riguardano un periodo straordinario, il primo ‘900, in cui le avanguardie nelle varie arti dialogavano e si scontravano, le opere prodotte furono eccezionali per la creatività e la sperimentazione che generarono. I brani scelti interpretati dall’Ensemble In Canto diretto da Fabio Maestri sono: di Stravinskij la celebre Suite dall’Histoire du soldat e il meno eseguito Settimino, di Poulenc la Suite du gendarme incompris e la Sonata per clarinetto e fagotto e di Satie Le Piège de meduse e le Trois valses distinguées du précieux dégouté per pianoforte solo.
Nella presentazione del CD Silvia Paparelli, pianista dell’Ensemble e storica della musica che insegna all’Istituto Briccialdi di Terni scrive:” Numeri (primi) che ricorrono e che non possono non rimandare a Petrassi (Tre per sette, appunto), ma anche a Schönberg e al suo Pierrot (dreimal sieben - tre volte sette), riferimenti esterni e lontani ma in qualche modo comunque riferibili a un’economia compositiva che, distillando e mai impoverendo, è una delle conquiste novecentesche più trasversali”.
L’Histoire du soldat con cui inizia il CD è una composizione che esemplifica chiaramente come il passaggio dalla grande orchestra delle precedenti composizioni di Stravinskij, Le Sacre du Printemps ne è un formidabile esempio, ai sette strumenti non sia un impoverimento ma un’affascinante sperimentazione strumentale e sonora, che durerà tutta la vita del compositore, come dimostra il Settimino raramente proposto per le difficoltà esecutive che contiene. Stravinskij raccontò che l’Histoire du soldat (1918) nacque come esperimento di “teatro dei tempi di guerra", un theâtre ambulant, che poteva spostarsi nella Svizzera dove Il compositore si era rifugiato durante la Prima Guerra Mondiale.
L’argomento è tratto da una novella di Afanas’ev che racconta del diavolo che ruba il violino del soldato, la composizione prevede un narratore, tre personaggi che recitano e/o danzano e un Ensemble di sette strumenti. Sempre la Paparelli sottolinea che gli strumenti:” scelti come in una jazz band a rappresentare il più acuto e il più grave di ogni famiglia (violino/contrabbasso, clarinetto/fagotto, cornetta/trombone), con le percussioni a farsi voce della diablerie”. La composizione musicale, in cui nelle danze compaiono anche il tango e il ragtime, riflette gli interessi del compositore in quel periodo La seguente Suite (1919) dimostra la sua forza narrativa anche senza narratore e personaggi.
Dopo la Prima guerra mondiale per iniziativa di Darius Milhaud, Arthur Honegger, Francis Poulenc, Georges Auric, Louis Durey e Germaine Tailleferre si costituì il gruppo musicale che per la parte musicale fece riferimento a Eric Satie, mentre per quella teorica a Jean Cocteau. Il critico musicale Henri Collet, ispirandosi al gruppo russo dei cinque, li definì Les Six in due articoli pubblicati nel 1920 nel giornale Comoedia. Il 24 maggio 1921 l’attore Pierre Bertin al Theâtre Michel organizzò uno spectacle de theâtre bouffe; allo spettacolo parteciparono Max Jacob con La femme fatale, Milhaud con Caramel mou, Radiguet con musiche di Auric presentò Les Pélicans. Inoltre furono in scena Le gendarme incompris, atto unico di Cocteau e Radiguet con musiche di Poulenc e Le piège de Méduse, comédie lyrique in un atto di Satie, avec musique de danse du même.
Le composizioni erano surrealiste e volutamente provocatorie, ne Le gendarme incompris, Pénultième, parla con il commissario Médor e l’anziana marchesa Montonson, interpretata da un uomo in abito talare, citando L’ecclesiastico e alcuni versi del Placet futile di Mallarmé. Le piège de Méduse ha come protagonisti di una serie di malintesi e nonsense a lieto fine il ricchissimo barone Méduse, sua figlia Frisette, il fidanzato Astolpho, il domestico disobbediente Polycarpe e la scimmia meccanica Jonas.
Poulenc scrisse Le gendarme incompris con una Ouverture, quattro intermedi e un finale poi sempre nel 1921 scrisse la Suite in quattro sezioni destinata a una petite orchestre di sette strumenti, è lo stesso organico dell’Histoire, ma con il violoncello al posto del fagotto, cosa che rende l’impasto sonoro più morbido. Satie, che aveva scritto il testo già nel 1913, che rimase l’unico suo testo drammaturgico, userà le sette toutes petites danses, già composte per pianoforte tra il 1913 e il 1914, nel 1921 in una trascrizione per lo stesso organico di sette strumenti utilizzato da Poulenc.
La Sonata per clarinetto e fagotto di Poulenc fu composta nel 1922 insieme alla Sonata per corno, tromba e trombone. In tre brevi e ironici movimenti con i due veloci che incorniciano l’elegia che riappare al centro del finale.La Sonata sfrutta le caratteristiche timbriche dei due legni gli stessi utilizzati da Stravinskij nell’Histoire.
Les trois valses distinguées du précieux dégoûté per pianoforte solo furono composti da Satie nel 1914 e sono connessi a Le piège, hanno in partitura citazioni colte e paradossali da La Bruyère, Cicerone e Catone e furono dedicati a Roland Manuel, Linette e René Chalupt. Nei Trois valses Satie prende di mira ridicolizzandolo nel ritratto di un raffinatissimo dandy, Ravel, che da poco aveva scritto i Valses nobles et sentimentales. Satie, lo descrive allo specchio mentre canta un’aria quattrocentesca, che cita il Valse de Le piège, mentre pulisce il suo binocolo con una citazione da Les entretiens de la Belle et de la Bête da Ma mère l’oye, e infine innamorato delle sue gambe. Ravel aveva definito Ma mère l’oye “una quarta Gymnopédie” cosa che aveva irritato non poco Satie, questa composizione potrebbe essere una ironica risposta alla voluta provocazione di Ravel.
Il CD si conclude con un brano lontano dal periodo delle precedenti composizioni; nel 1953 a Dumbarton Oaks Stravinskij scrisse il Settimino per clarinetto, corno, fagotto, pianoforte, violino, viola, violoncello, una composizione tra le più significative del suo ultimo periodo, caratterizzata dall’avvicinamento alle tecniche seriali anche se in modo molto personale. Stravinskij affermava: “la tecnica seriale che uso mi costringe a una disciplina ben maggiore […] le regole e le restrizioni della scrittura seriale differiscono di poco dalla rigidità delle grandi scuole del passato”. Il compositore compose i tre movimenti utilizzando oltre alla serialità raffinate tecniche contrappuntistiche.
Il CD si segnala non solo per la ricercata scelta dei brani ma anche per l’eccellenza dell’esecuzione, la direzione di Fabio Maestri cura la resa dei colori dei vari strumenti per rendere chiari i rapporti timbrici, unita l’attenzione ai ritmi alla dinamica e all’agogica senza tralasciare, ma anzi evidenziando, lo spirito delle avanguardie, nell’ironia fino allo sberleffo. L’eccellente e fondamentale contributo dei componenti dell’Ensemble In Canto: Roberto Petrocchi, clarinetto, Andrea Corsi, fagotto, Andrea Di Mario, cornetta, Luigino Leonardi, trombone, Marco Venturi, corno, Vincenzo Bolognese, violino, Gianluca Saggini, viola, Michele Chiapperino, violoncello, Francesco Fraioli, contrabbasso e Silvia Paparelli, pianoforte, è stato l’indispensabile strumento per realizzare le intenzioni interpretative di Maestri.