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Il vitale secondo film di Valerio Mastandrea parla di morte: della morte di chi si crede vivo e invece va avanti per inerzia e, metaforicamente, svela la vita delle persone in stato comatoso. Una tragedia, dunque? Niente affatto, un film dall’inizio folgorante, che mette allegria, nonostante si capisca subito che il personaggio, così libero di muoversi, non è, evidentemente, come noi, non possiede la pesantezza della quotidianità.

Inizia con una “leggerezza” alla Tati, che coinvolge subito. “Non volevamo i fantasmi che
passano attraverso le porte” ha detto il regista e interprete ideale Valerio Mastandrea: così, nelle scene iniziali, si insinua nelle porte quando altri le aprono, sale su carrelli spinti da qualcuno o su montacarichi azionati da qualcun altro; una gioia per gli occhi questo balletto dalla coreografia perfetta. E poi, dopo che la storia si fa seria, addirittura vola portato dal vento, come nei sogni da bambini; pare sia stato preso in giro al Festival di Venezia, dove il film è stato presentato nella sezione Orizzonti, come nuovo Tom Cruise e dunque appellato in italiano: Tommaso Crociera.

È una poetica storia d’amore tra questo Lui profittatore della grande libertà che gli dà il poter vagare per la città, lasciando il suo corpo immobile nel letto dell’ospedale, e la Lei interpretata dalla sensuale Dolores Fonzi, malcapitata nelle sue stesse condizioni dopo un incidente. Hanno due caratteri opposti e sembrerebbe incompatibili, eppure...

Le intriganti location fanno da sfondo a questa storia dalle tante sfumature come i sentimenti degli esseri umani: un palazzo ad uso abitativo abbandonato, dalla strana struttura circolare, che, incredibilmente, verrà distrutto a breve, scelto come ospedale – la magia del Cinema - e la spettacolare diga del Salto da un buco della quale i due improbabili innamorati si affacciano.

Le pur notevoli musiche originali dell'islandese Tóti Gudnason a volte prevaricano e profanano l’atmosfera di questo conquistato equilibrio tra commedia e dramma, merito della sceneggiatura del regista stesso in coppia con Enrico Audenino.

Il film è tutto un inno al vivere NONOSTANTE, secondo un’espressione tratta da Ripellino, inteso come sommamente positivo: è quel quid che ci fa andare avanti anche quando tutto sembra perso e che forse è la molla per uscire dalla comfort zone, un grido di speranza. Dalle parole del regista: ”I nostri "Nonostante" sono questi, un avverbio che si fa sostantivo, un popolo di persone che solo quando incontra l’amore prova a opporsi alla sofferenza”.

Tutti gli interpreti sono scelti con cura e contribuiscono all’atmosfera generale, come Lino Musella a Laura Morante, che fanno da contrasto al personaggio principale. Valerio sarebbe piaciuto al grande Sto, Sergio Tofano, perché ha una sua dinoccolata particolare fisicità, nonostante l’inconsistenza della sua realtà. Un altro personaggio, il musicante consolatorio, medium involontario, Giorgio Montanini - nome dell’attore, visto che sono tutti innominati in questo mondo aleatorio, fa pronunciare a Dolores Fonzi la fatidica frase: “Conviene sempre dalla fine”.

Tanta ironia, buon gusto e delicatezza, le cifre stilistiche di Valerio Mastrandrea, assolutamente privo di retorica moraleggiante, non possono che coinvolgere il pubblico anche in pensieri più profondi, in analisi intime sull’Aldilà, pure se non è lo scopo di quest’opera cinematografica lieve e piena di umanità, del resto il regista stesso l’ha dedicata alla memoria del padre Alberto. Oltre la speciale storia d’amore, l’altro argomento delicato e viscerale che viene fuori è la paura della perdita definitiva della memoria e dunque dell’oblio.

L’originale film sarà nelle sale con Bim distribuzione dal 27 marzo.