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Opera di Roma. Simon Boccanegra, il padre ed il suo doppio
Il regista inglese Richard Jones ha firmato lo spettacolo che il 27 novembre scorso ha inaugurato la Stagione 2024/25 dell’Opera di Roma: Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi. La nuova produzione del Teatro capitolino, lo ha visto di nuovo alla regia dopo La dama di picche e Káťa Kabanová. Sul podio, a dirigere l'Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma il direttore musicale della Fondazione Capitolina, Michele Mariotti. Il Coro è stato diretto da Ciro Visco. Protagonisti sono stati Luca Salsi nel ruolo del titolo; Eleonora Buratto come Maria Boccanegra; Michele Pertusi nella parte del nobile Jacopo Fiesco; Stefan Pop nelle vesti di Gabriele Adorno, Gevorg Hakobyan come Paolo Albiani. Claudio Sgura, nelle vesti del titolo, ha ricoperto la parte principale il 29 novembre, il 1° ed il 4 dicembre, e per un'indisposzione di Luca Salsi, lo è stato, in forma eccezionale, il 30 novembre, serata che abbiamo seguito con attenzione. La serata inaugurale del 27 novembre è trasmessa da Rai Cultura in prima serata su Rai5 alle 21.15 e in diretta su Radio3 Rai alle 18.00. Repliche fino al 5 dicembre.
La prima di Simon Boccanegra rappresentata a La Fenice di Venezia nel 1857, fu un fiasco, poi Verdi la rimaneggia, e quella cui assistiamo è la versione del 1881 diretta allora da Franco Faccio alla Scala di Milano. Il libretto di Francesco Maria Piave, tratto dal dramma omonimo di Antonio García Gutiérrez, è stato rivisto infatti nel 1881 da Arrigo Boito in seguito alle rimaneggiature dello stesso Verdi sulla partitura, e spiccano le sue doti poetiche come nel già citato Otello (1887) e nel Falstaff (1893).
Verdi ha composto il Boccanegra sicuramente pensando all'Otello e come quest'ultimo non solo si situa in una delle due repubbliche marinare, ma ha l'acqua come correlativo oggettivo delle passioni, un suo topos centrale.
Genova è in guerra con Venezia (siamo nel 1339), ed ha un Doge che sta per essere eletto e da cui si diparte l'intrigo di Paolo Albiani, “maledetto” tra i maledetti (plebeo, a rappresentare il popolo sempre iroso e pronto a far stragi di chiunque). Quest'ultimo appoggia la candidatura di Boccanegra per trarne servigi e denari. Nel prologo veniamo a scoprire che Simon Boccanegra ha una figlia nata dalla relazione con Maria, figlia di Fiesco, che ha negato il consenso al matrimonio con il Corsaro della Repubblica di Genova, ossia Boccanegra, per ragioni di classe sociale. Maria è imprigionata nel palazzo del padre dove muore: Simon si dispera e, senza sapere che Maria è già dipartita, chiede il perdono a Fiesco che, acerrimo rivale di Boccanegra, lo nega. Ecco, Verdi ha tratteggiato una parte coraggiosa per questo Corsaro che farà di tutto, pur di conquistare la sua amata, e farà per la figlia di lei, non di meno. Paolo Albiani, doppiogiochista, rapisce la piccola figlia di Boccanegra per darla al nobile Fiesco (che è suo nonno ma non lo saprà che alla fine), che prende il nome di Amelia Grimaldi. Lei si innamora del rivale del padre, ossia Gabriele Adorno, patrizio, che congiura contro Boccanegra sapendo che Andrea Grimaldi corripsonde a Jacopo Fiesco, e quindi per ragione di classe e di riappropriazione del potere.
Questa storia amorosa tra Gabriele Adorno (il tenore Stefan Pop che ha retto benissimo la parte) e Maria Boccanegra (Amelia Grimaldi, che ha preso il nome dal padre adottivo Fiesco e si nasconde sotto finte spoglie fuori Genova come dicevamo sopra), si avvale della presenza eccellente di Eleonora Buratto per la parte femminile. I due in particolare brillano quando fanno coppia nell'atto primo scena quinta: “Cielo di stelle orbato”, in cui il testo è adornato di meravigliose favelle richiamando un tempo romanticamente ispirato: “Eco pia del tempo antico, la tua voce è un casto incanto; serberà ricordo santo dé tuoi detti il cor fedel”.
La parte di Simon Boccanegra è di Claudio Sgura, raffinatissimo nel fraseggio e nella chiarezza, lo si ammira solcare il palco sin dall'inizio e brilla nell'atto primo nella scena nona nel consiglio del Doge e durante la minaccia della sommossa popolare. Di Sgura, si apprezza l'altezza morale quanto fisica del personaggio, che spicca per una dolcezza infinita nelle scene amorose con la figlia, e per il grande afflato verso il perdono comune dei due padri nel duetto col Fiesco nel finale, “Delle faci festanti al barlume” (atto III scena quindici), quest'ultimo interpretato, altrettanto emotivamente, da Michele Pertusi. I due padri spiccano per un amore inveterato per le proprie figlie fino al parossismo per Fiesco, ed allo stesso tempo per il coraggio di perdonare loro e financo loro stessi per primi per giungere ad un amore che, con il corredo di suore nei due momenti clou della morte di Maria e della morte di Simon, corrispondente al matrimonio di Amelia/Maria, uniscono pathos con thanatos in una catarsi.
Le scene ed i costumi di Antony McDonald sottolineano i divari fra patrizi e plebei in una scena minimalista, financo con quadri/cambi di scena con i fondali di cartone; mentre le scene fuori dei palazzi sono come in un quadro di De Chirico volto all'architettura metafisica, un parlare quasi "dal lettino psicoanalitico", e viene financo in mente Dostoewskij ed il parricidio a firma di Sigmund Freud nel 1928: per questi due padri che trovano solo rivali negli amanti riamati delle rispettive figlie e solo prostrati dagli eventi rinunciano alla vendetta ed alla battaglia. Fra i due però, Boccanegra è il primo a far l'offerta di pace fin dall'inizio del dramma musicale, a confermare che Verdi ha ben tratteggiato delle sottilissime differenze, tra i due padri, doppi, per comportamento, l'uno dell'altro, in un karma cristianizzato.
Le luci, molto curate, sono di Adam Silverman, mentre la coreografa per i movimenti mimici è di Sarah Kate Fahie ; il maestro d'armi è il celebre e grande addestratore Renzo Musumeci Greco.
L'ultima volta di Simon Boccanegra al Costanzi è stata diretta dal Maestro onorario Riccardo Muti, il 27 novembre del 2012: una serata memorabile che il nuovo direttore musicale Michele Mariotti, ha fatto scintillare con rinnovata verve, grande maestria nei passaggi gravi ed in quelli trionfali, una firma per il M° Verdi, un leit motiv orchestrale che lo fa ricnoscere in tutto il mondo. Un sentito plauso all'Orchestra del Teatro, al suo Coro ed al M° Visco. Una serie di serate inaugurali che sottolineano le doti canore, musicali, letterarie di una patria di poeti, musici e navigatori.