Supporta Gothic Network
HI! Human Intelligence VS Artificial Intelligence
Joe Casini, con HI! Human Intelligence, tenta di tracciare un panorama ampio e ambizioso del concetto di intelligenza nell'epoca contemporanea, avvalendosi della teoria delle intelligenze multiple di Howard Gardner, delle riflessioni di Daniel Goleman sull'intelligenza emotiva e di altri contributi filosofici e scientifici. Il documentario, che sarà disponibile su Prime Video dopo l'anteprima del 25 febbraio al Cinema Barberini di Roma, si propone di esplorare la diversità delle intelligenze umane e il loro impatto sulla società, mettendole in relazione con le sfide della digitalizzazione e dell'intelligenza artificiale. Tuttavia, nonostante l'intento ambizioso, il film soffre di alcune criticità strutturali e concettuali che ne minano l'efficacia.
Uno dei problemi principali del documentario è la sua tendenza alla ripetizione. Attraverso una serie di interviste a esperti e studiosi di varie discipline, Casini cerca di offrire una visione caleidoscopica dell'intelligenza, ma spesso le idee vengono ribadite senza aggiungere reali approfondimenti. Si ha la sensazione che il film si perda in un circolo autoreferenziale, dove i concetti vengono riformulati più volte senza apportare nuove prospettive. La struttura narrativa, piuttosto che accompagnare lo spettatore in un percorso di scoperta progressiva, appare dispersiva e frammentaria, con momenti in cui si ha l'impressione di assistere a una serie di dichiarazioni scollegate piuttosto che a una trattazione coerente.
Un altro limite significativo di HI! Human Intelligence è la sua superficialità nell'affrontare questioni complesse. La riflessione sull'intelligenza, tema vasto e stratificato, viene ridotta a una serie di affermazioni generali e di slogan divulgativi che sembrano più orientati a un pubblico non specializzato che a chi si aspetta un approfondimento rigoroso. In particolare, il film non sembra affrontare in modo critico le possibili implicazioni e contraddizioni delle teorie che presenta. Ad esempio, la teoria delle intelligenze multiple di Gardner, pur essendo un'idea affascinante e influente, è stata anche oggetto di dibattiti e critiche in ambito accademico: il documentario avrebbe potuto dare spazio a queste discussioni per offrire un quadro più equilibrato e meno acritico.
Detto questo, il documentario ha il merito di rendere accessibile un tema complesso a un vasto pubblico, utilizzando un linguaggio chiaro e un impianto visivo accattivante. Alcuni interventi risultano particolarmente stimolanti, offrendo spunti interessanti per riflettere su come l'intelligenza si manifesti in forme diverse e su come possa essere valorizzata in ambiti differenti.
Tuttavia, il film non si limita a esporre delle teorie, ma si spinge anche in un territorio che rischia di sfociare nella propaganda. Il tono del film, in alcuni passaggi, sembra più vicino a un manifesto ideologico che a un'opera di divulgazione. Temi come la sostenibilità, l'inclusività e il rapporto con la tecnologia vengono trattati con tono apodittico, senza lasciare spazio a posizioni divergenti o a un vero dibattito. Questo approccio unilaterale riduce il potenziale di una riflessione critica sul tema dell'intelligenza, trasformandolo in un veicolo per promuovere determinate idee senza metterle in discussione.
La scelta degli intervistati, sebbene comprensibile per il taglio divulgativo del documentario, finisce per rafforzare questa impressione. Nomi come Howard Gardner e Daniel Goleman conferiscono autorevolezza al progetto, ma la mancanza di un contraddittorio o di voci critiche impoverisce il dibattito. Avrebbe giovato alla narrazione includere prospettive più variegate, magari coinvolgendo anche studiosi con posizioni differenti, capaci di problematizzare il concetto di intelligenza e le sue molteplici implicazioni.
Un confronto con la nuova introduzione di Howard Gardner al suo libro Formae mentis. Saggio sulla pluralità dell'intelligenza (Frames of Mind: The Theory of Multiple Intelligences) aiuta a evidenziare le lacune del documentario. Gardner, nel riflettere sulle proprie idee a distanza di anni, riconosce le difficoltà e le incomprensioni che la sua teoria ha suscitato e invita i lettori a una revisione critica dei concetti di intelligenza e misurazione delle capacità umane. HI! Human Intelligence, al contrario, sembra adottare una prospettiva acritica, senza interrogarsi sulle possibili limitazioni delle teorie che presenta.
Sul piano visivo, il documentario si avvale di una buona fotografia e di un montaggio fluido, con una produzione curata che ne rende piacevole la visione. L'uso di immagini suggestive e la colonna sonora ben calibrata contribuiscono a mantenere vivo l'interesse dello spettatore, creando un'atmosfera coinvolgente. Tuttavia, questi aspetti formali non bastano a compensare le carenze contenutistiche. La narrazione, infatti, risulta spesso dispersiva e ridondante, con segmenti che si allungano oltre il necessario senza aggiungere elementi di sostanza.
Nel documentario trovano spazio anche brevi interviste alla scrittrice italiana di origine africana Djarah Kan, nata a Casal di Principe, e alla divulgatrice filosofica Maura Gancitano, presentata come "filosofa". Entrambe le testimonianze sembrano inserite con l'intento di sottolineare come alcune persone abbiano saputo affermarsi nonostante i pregiudizi etnici e di genere sulla loro intelligenza. Sebbene l'intento sia comprensibile e lodevole, si ha l'impressione che la questione venga presentata in una chiave forse eccessivamente semplificata e aderente a una narrazione woke, senza una reale problematizzazione del tema.
In conclusione, HI! Human Intelligence è un'opera che affronta un tema di grande rilevanza con entusiasmo e una chiara volontà divulgativa, ma lo fa in modo ripetitivo, superficiale e, in alcuni casi, propagandistico. Il documentario ha il merito di portare all'attenzione del pubblico la questione della diversità delle intelligenze e di stimolare una riflessione su un tema affascinante, ma manca di quella profondità analitica e di quello spirito critico che sarebbero stati necessari per renderlo davvero incisivo. Nonostante le sue limitazioni, può comunque rappresentare un primo spunto per chi voglia avvicinarsi alla complessità del concetto di intelligenza in un mondo in continua evoluzione.