Albinati. La scuola cattolica e la mala educación

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
Albinati

Il libro La scuola cattolica pubblicato da Rizzoli, vincitore del Premio Strega del 2016, di cui è autore Edoardo Albinati, suscita diversi motivi di interesse, poiché è un grande affresco sull’Italia degli anni Settanta e su di una epoca tramontata per sempre. Nelle oltre 1290 pagine l’autore raffigura la sua educazione sentimentale nella scuola privata e cattolica San Leone Magno, frequentata da alcuni giovani di estrema destra, che nel 1975 commisero un atroce e terribile delitto, passato agli annali della cronaca come il delitto del Circeo.

Nella prima parte del libro vi sono riflessioni di notevole profondità sulla religione cattolica e sui dubbi filosofici che da essa derivano per la ragione umana. Memorabile nel libro è il ritratto delineato dall’autore  dei  suoi insegnanti del San Leone Magno, sacerdoti e professori cattolici e laici, che attraverso l’insegnamento delle materie umanistiche e scientifiche miravano ad instillare il valore del dialogo nella mente degli studenti, per indurli a rispettare il prossimo e abituarsi al confronto dialettico. Tutto il libro, lungo ma coinvolgente, è basato su di un perfetto equilibrio tra una parte saggistica, dove si analizza il modo con cui si forma l’immaginario e l’identità maschile di adolescenti e giovani, che frequentavano una scuola dominata dai maschi e in cui erano  assenti le donne, e una parte narrativa in cui i ricordi dell’autore convivono con la descrizione di alcuni eventi di cronaca, come il delitto del Circeo e altri episodi.

Albinati, con la sapienza del grande scrittore, colloca il delitto del Circeo, che all’epoca generò scandalo,  indignazione e discussioni infinite nella società italiana tra gli intellettuali e gli esponenti della classe dirigente, nel contesto degli anni Settanta. In quel tempo, personaggi singolari e inquietanti, come Izzo Guido e Ghira, responsabili del delitto del Circeo, si atteggiavano a esponenti dell'estrema destra e a seguaci del fascismo. Proprio negli anni in cui avvenne questo fatto terribile, vi era nel nostro Paese una dura contrapposizione tra i famosi opposti estremismi, quello neofascista, e quello di estrema sinistra, da cui derivò il terrorismo rosso.

Il delitto del Circeo, di cui furono responsabili tre giovani della Roma agiata e borghese, che con l’inganno circuirono e condussero due ragazze  di umili condizioni in una villa elegante e raffinata, situata di fronte al mare al Circeo, per torturarle e seviziarle, fino a provocare la morte di una delle due, viene dall’autore messo in relazione con due fatti storici: il neofascismo e l'emancipazione femminile, nel libro trattati e descritti con ammirevole profondità letteraria. Il fascismo che sopravvisse nella società italiana in epoca democratica, continuando  ad esercitare un potere di fascinazione su alcuni giovani borghesi di estrema destra, seguaci e lettori di Friedrich Nietzsche, Ernst Jünger e Julius Evola, era basato sulla mitologia degli Eroi, sull'esaltazione dell'azione vitalistica e sul culto ossessivo della violenza.

Per Albinati il dominio di classe, che era evidente nel delitto del Circeo, dove dei giovani ricchi approfittano delle proletarie prive di mezzi e cultura, rivela come per i fascisti era in quel tempo intollerabile il processo di emancipazione femminile, che con l’avvento della modernità ha mutato il costume e le relazioni tra i sessi, i maschi e le donne. Le pagine del libro dove Albinati, in una sorta di confessione autobiografica, descrive il rapporto di  amicizia con Arbus, il compagno di scuola geniale e dotato di grande intelligenza, e quelle della sua storia d’amore con la sorella del suo amico, Leda, sono tra le più intense e belle sotto il profilo letterario.

Nella vasta narrazione del libro vi è un momento dove l’autore, dopo avere abbondato in pagine analitiche per spiegare l’impulso che spiega la dinamica terribile e ignobile dello stupro, si chiede in che senso i giovani borghesi romani del quartiere Trieste e dei Parioli fossero liberi, consapevoli e responsabili. Questo interrogativo dischiude nel libro una riflessione sull'educazione cattolica, sulla relazione delicata e complessa tra bene e male, sui motivi per i quali i dieci comandamenti di Mosè non sempre sono osservati dagli uomini.

Mentre si trova in montagna per sciare, ancora adolescente, l’autore si ammala e ha una visione in cui  vede Mosè che con la spada fiammeggiante enuncia solennemente i dieci comandamenti, che gli uomini sovente dimenticano di rispettare, sicché diventa più facile fare il male anziché il bene. Nella parte finale di questo monumentale libro, l’autore trascrive e commenta i pensieri del suo professore di lettere del San Leone Magno, Cosmo (nella realtà fuori della fiction Walter Mauro), a cui deve la sua passione per la letteratura e la scrittura. Un libro che  per la sua mole e importanza  è destinato ad entrare nel canone della letteratura Italiana di questi anni.

Pubblicato in: 
GN1 Anno IX 3 novembre 2016
Scheda
Autore: 
Edoardo Albinati
Titolo completo: 

La scuola cattolica, Milano, Rizzoli, 2016. Collana Scala italiani. Pp. 1294. Euro 22,00.