Romana Petri. Un baritono tra fascismo e boom economico

Articolo di: 
Giuseppe Talarico
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Un’opera letteraria può dirsi compiuta esteticamente quando riesce a rappresentare la vicenda umana di un grande personaggio collocandola nel contesto storico in cui visse. Appartiene a questa categorie di opere letterarie il libro di cui è autrice Romana Petri, scrittrice tradotta in tutto il mondo, edito dalla casa editrice Neri Pozza con il titolo Le serenate del Ciclone.

Il titolo del libro si riferisce al padre dell’autrice, Mario Petri, che nella sua breve e intensa esistenza di artista e interprete musicale ha ricoperto il ruolo di baritono, con cui  ottenne durante la sua vita l’ammirazione e il successo nei teatri più importanti del mondo. Questo libro è stato scritto da Romana Petri dopo che sono trascorsi molti anni dalla morte di suo padre, avvenuta nel lontano 1985. Mario Petri era figlio di un boscaiolo di Perugia, il cui nome era Attilio. Nel libro sono indimenticabili le descrizioni dell’Italia di quel tempo, quando la dittatura fascista era al culmine del suo potere e la civiltà contadina ancora intatta e non corrotta e insidiata dal consumismo. Mario Petri era abituato a vivere il periodo estivo a Cenerente, un luogo situato nella campagna umbra, dove si trovava la cascina dei suoi nonni materni, a cui il futuro baritono era legatissimo.

Suo nonno Damino, che la sera fumava la pipa osservando i monti che sovrastavano la sua casina, trasmise a suo nipote Mario i valori e i principi su cui la vita onesta deve basarsi. Proprio sul piazzale della casina, di fronte agli altri contadini, in occasione di una festa Mario Petri per la prima volta si esibì, interpretando brani popolari con un'intensità sorprendente  e una voce colma di una rara sensualità. Fin dagli anni dell'adolescenza, seguendo il suo demone interiore e la vocazione per il canto, Mario Petri faceva delle serenate alle giovani donne di Perugia, per conto ed in favore dei  fidanzati e dei corteggiatori, da cui riceveva un piccolo compenso.

Ad accompagnare Mario Petri nel canto era il suo amico Orlando, che, oltre a suonare uno strumento musicale, divenne presto l’amico con cui disquisiva di libri e letteratura. Insieme leggevano e commentavano il Contratto sociale di Rousseau. Mario Petri, anche se il padre Attilio contrastava la sua vocazione di cantante, presto decise di trasferirsi a Roma, città nella quale gli vennero impartite le lezioni di canto dal maestro Cusmic. Per mantenersi, Mario praticò l’attività di pugile, di modello a via Margutta per alcuni pittori, visto che possedeva un fisico aitante, e quella di cantante in alcuni locali come la Rupe.

In questa parte del libro vi è una rappresentazione memorabile della Roma oppressa dal fascismo. Con l’inizio della Seconda guerra mondiale, Mario dovette interrompere i suoi studi e le sue attività, poiché ricevette la cartolina precetto, sicché divenne un soldato. In seguito alla morte del padre Attilio, Mario rientrò a Perugia. Dopo il funerale del padre, in una della principali vie della sua città, dopo essere stato apostrofato da un signore che lo invitava ed esortava ad andare a combattere per difendere l’Italia, Mario sopraffatto dal furore colpì questo signore con un pugno, ferendolo e procurandogli delle lesioni.

Per questo venne arrestato, processato e condannato a morte. Questo episodio mostra il carattere orgoglioso e fiero di Mario Petri, del  quale nel libro vi è un ritratto memorabile e molto profondo. Per evitare che fosse condannato a morte, la madre Tersilia si recò dal medico di Perugia, il dottore Lucacchioni, dal quale si fece dare delle medicine. Queste medicine verranno date in carcere dalla madre a Mario, il quale le assunse, si sentì molto male, si ammalò, e riuscì ad evitare sia l'esecuzione della condanna a morte, inflittagli dal tribunale fascista, sia le crudeltà e la ferocia  della guerra.

A Cenerente, in compagnia dei nonni, Mario riuscì a ristabilirsi e a ritrovare la  salute. In questo libro con uno stile di grande eleganza e immagini poetiche, che rimangono nella mente del lettore, viene rappresentata la vita di un grande uomo e di un vero artista, mentre il tempo scorre, le epoche si susseguono, e gli eventi storici mutano la fisionomia della società italiana. Negli anni della ricostruzione e della esplosione del boom e del miracolo economico, Mario Petri, dopo avere portato a compimento il suo percorso di formazione, come cantante esordisce alla Scala di Milano, dopo essere stato scelto dal grande direttore d’orchestra Dimitri Mitropoulos.

Proprio in questa occasione, alla prima grande prova della sua carriera, Mario Petri, dopo avere avuto un contrasto con il direttore Mitropoulus, ottiene un grande successo. Grazie al consenso della critica, in seguito Mario Petri interpreterà La Gioconda, la Mignon, e il Faust a Napoli. La sua brillante attività di baritono e cantante lirico subirà un'interruzione per colpa di una relazione sentimentale. Infatti, venne sorpreso in albergo con la cantante lirica Giulietta Simionato dal marito di quest’ultima. Petri infatti, pur essendo innamorato di un'altra donna, accetterà di avere una relazione  con questa cantante, durata due anni. Alla fine della relazione, quando Petri decise di sposare Lena, la ballerina di cui era innamorato, Giulietta Simionato per vendicarsi fece di tutto per non farlo più recitare e cantare nei teatri in cui lei si esibiva.

Per questo motivo Mario Petri fu costretto a interpretare personaggi nei film di quegli anni, a cantare come interprete canzoni popolari, a esibirsi come artista in televisione. Durante gli anni del boom, Mario Petri guadagnò molto denaro, acquistò molte automobili, divenne proprietario di una casa elegante di fronte a Villa Ada a Roma, ebbe una vita agiata e piena di soddisfazioni. Sono indimenticabili le pagine del libro che con accenti elegiaci evocano le cene letterarie e intellettuali che si tennero in casa di Petri, con Sergio Leone e lo scrittore Giancarlo  Fusco. Nella villa al mare, a Santa Marinella, Mario Petri ricevette la visita di Herbert von Karajan e di Maria Callas. Nel libro il lettore troverà un ritratto del grande maestro Karajan che difficilmente dimenticherà.

L’autrice ricorda la profondità e la intelligenza con cui suo padre Mario le spiegava i grandi classici della letteratura greca e latina, come l’Iliade e l’Odissea di Omero. Nel periodo della maturità artistica, Riccardo Muti, un giovane direttore d’orchestra scoperto dal grande Karajan, volle che Mario Petri fosse il baritono chiamato a interpretare nel 1975 il Macbeth di Giuseppe Verdi, con cui quell’anno venne inaugurato il Maggio fiorentino. Riccardo Muti, verso cui l’autrice nutre un motivato odio e una dichiarata avversione, aveva promesso a Petri di farlo recitare come interprete e baritono sia  nel Guglielmo Tell di Rossini, sia nel Nabucco di Verdi; gli aveva, inoltre, garantito che insieme avrebbero inciso dei dischi.

Dopo il grande successo che ottenne Mario Petri con il Macbeth, Muti cambiò inspiegabilmente atteggiamento nei suoi riguardi, preferendogli altri cantanti lirici. Deluso, amareggiato, sopraffatto dalla stanchezza e dalla sofferenza, Petri decise di abbandonare Roma. Ha trascorso i suoi ultimi anni di vita in una bella casa di campagna, situata in Umbria, il luogo in cui era nato e si era manifestata la sua passione per la musica e la lirica.

Questo libro, come ha osservato in una sua recensione Paolo Isotta, pubblicata sul quotidiano Il fatto, consacra Romana Petri come una tra le più grandi scrittrici del nostro Paese. Infatti, con una scrittura elegante e colta, in cui sono presenti stili diversi, l’elegia, il realismo, la descrizione della vita artistica e culturale, il romanzo d’ambiente borghese e sociale, l’autrice ha raccontato la vita breve e intensa del padre e il modo in cui  si è trasformata l’Italia in oltre sessanta anni di storia. Un libro notevole e imperdibile.

Pubblicato in: 
GN27 Anno VIII 19 maggio 2016
Scheda
Autore: 
Romana Petri
Titolo completo: 

Le serenate del Ciclone, Venezia, Neri Pozza, 2016. Pp. 592. Euro 18,00