Ciechi al Piccolo Eliseo. Da Saramago l'epidemia senza santi nè Dio

Articolo di: 
Maura Bonelli
Ciechi

Un “mal bianco” dilaga in una città senza nome: una cecità dal colore di latte si diffonde come un’ epidemia, provocando il delirio e l’intervento dell’esercito a sedarlo. Le parole su carta dal romanzo Cecità del premio Nobel José Saramago, scomparso lo scorso 18 giugno, prendono vita e voce in Ciechi, potente trasposizione teatrale di Tenerezza Fattore e Cassiopea Teatro, al Piccolo Eliseo di Roma fino al 4 Luglio 2010.

Un giorno qualunque, in un posto qualunque, l’umanità è colpita da una nuova malattia epidemica - una bianca cecità. Il contagio si diffonde a macchia d’olio: pensate cosa può accadere in una città, quando i suoi abitanti, ad uno ad uno, perdono all’improvviso l’uso della vista. Si precipita nel delirio, nel panico collettivo. I primi ciechi, internati in un ex-manicomio (lager-contenitore del nuovo orrore) e tenuti sotto stretta sorveglianza da un esercito burattino di un Governo ottuso e incapace, si ritrovano pionieri di una condizione umana ribaltata, in cui si perde il senso della vita, del proprio status, del significato della parola “uomo”. In cui si perde il proprio nome: che senso avrebbe averne uno, quando si riduce la propria esistenza alla bestialità?

In questo contesto prende vita Ciechi, elaborazione drammaturgica del romanzo Cecità di José Saramago, a opera della regista Tenerezza Fattore. L’impatto con il mondo descritto da Saramago è metateatrale: il primo cieco, che nel testo perdeva la vista guidando l’auto, si trova qui in un teatro, a guardare quel palco che di lì a pochi minuti diventerà il luogo della suo prigionia. Urla di terrore, corse disperate e inutili, l’esercito che interviene puntando la folla con le armi, il Primo Ministro al telegiornale su uno schermo reale in teatro: e il pubblico è al centro, il pubblico è la città che assiste al nuovo orrore che avanza.

30 attori pronti a dare corpo e anima ad una regia raffinata ed estrema (e sì, anche delicata): i punti di forza di questa straordinaria messinscena. Il lavoro fatto su e con gli attori è stato certamente intenso, a livello fisico e psicologico. Del resto, un testo come Cecità non può essere portato in scena senza scavare fino alle radici della sua crudezza, brutalità, animalità, sporcizia. Le parole e le visioni di Saramago sono strappate a morsi, mangiate, ingoiate, digerite, sputate e poi amate, e gettate sul pubblico da tutti quanti gli attori, per la maggior parte interpreti da grandi applausi – straordinari e calati nei ruoli Dario Biancone (il medico) e Valeria De Angelis (la moglie del medico).

Chi lo ha letto lo sa: Saramago scrive e descrive la verità più vera, più fastidiosa, davanti alla quale noi gente comune preferiamo chiudere gli occhi – ci fingiamo ciechi. Ed ecco il paradossale messaggio dell’autore: “è proprio il mondo delle ombre a rivelare molte cose sul mondo di chi credeva di vedere”, come spiega la Fattore.

Di grande impatto emotivo molte scelte registiche. Originale e coreografata ad arte la scena della “lotta tra orbi”, resa sul palco con movimenti al rallentatore: mimica e movimenti studiati al millimetro. Commovente e forte il monologo della semplice cieca (Diana D’Angelo), che descrive la Chiesa con le icone dei santi con gli “occhi tappati” da un velo di vernice bianca, opera forse dello stesso parroco. La scena, presente nella seconda parte del testo originale, é una delle più tese vette di lirismo della rappresentazione: la cecità dei Santi e di Dio è il vuoto spirituale dell’uomo di fronte alla disperazione, è la rabbia atea dell’umanità alle soglie del baratro.

E come tappeto sonoro a tutto questo male, al dolore, al senso del nulla e infine alla ritrovata speranza, la musica minimalista e lirica di Philip Glass: colonna sonora di uno spettacolo/esperienza da vedere e vivere per lasciarsi stupire.

Pubblicato in: 
GN17 Anno II 3 luglio 2010
Scheda
Titolo completo: 

Teatro Piccolo Eliseo Patroni Griffi
Dal 29 giugno al 4 luglio 2010

Ciechi
di Cassiopea Teatro
dal romanzo Cecità di Josè Saramago
Adattamento e regia Tenerezza Fattore
Con
Valeria De Angelis, Dario Biancone, Riccardo Monitillo, Alberto Mosca, Giorgia Guerra, Andrea Murchio, Diana d’Angelo, Vanina Marini, Roberto Fazioli,
Claudia Lerro, Fabiano Danilo Vanella, Daniele Antonini, Giorgia Pordenoni,
 Giacomo Ferraù,  Nicola De Santis,  Luca Di Giovanni, Luca Calone, Tiziano Mariani,
Immacolata Mercadante, Marzia Colandrea, Claudio Nicolini

con l'amichevole contributo di Giulia Innocenzi

 e con la partecipazione degli allievi dell’Accademia Cassiopea
Filippo Andreetto, Elena Bernardo, Barbara Bianchi, Cristiano Caccamo, Chiara Casali,
Giuseppina Loschiavo,  Chiara Postacchini, Arianna Saturni

Movimento scenico Luca Ventura
Movimento coreografico Valeria Baresi