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IUC. Il virtuoso e perlato guerriero di Fazil Say
Il 17 gennaio scorso Fazil Say, pianista turco (1970) di rinomata celebrità, soprattutto per le sue interpretazioni travolgenti ed anarchiche dei brani che esegue, è tornato all'Istituzione Universitaria dei Concerti di Roma per un concerto per piano solo. I brani che ha affrontato, presenti il corpo dell'Ambasciata Turca ad ascoltarlo insieme al pubblico, sono stati la Ciaccona di Bach BWV 1004 trascritta per piano da Ferruccio Busoni; i 7 Pezzi da Enchiridion del contemporaneo (scomparso nel 1970) Bernd Alois Zimmermann ed in ultimo la Sonata per pianoforte in do minore n.32 op.111 di Ludwig van Beethoven.
La trascrizione per pianoforte di Busoni (1866-1924) dalla Partita in re minore per violino solo BWV 1004 di Bach, già di per sé, come insegna Franz Liszt, è interpretazione: la lettura di Say si mostra particolarmente espressiva soprattutto nelle parti liriche ed intime, che svettano verso l'alto mentre Fazil Say si curva sul piano à la Glenn Gould. La densità che immette con particolare spirito lo fa quasi sembrare un “guerriero” del piano mentre spinge i tasti con un impeto che qui risulta ancora controllato mentre nella Sonata di Beethoven travolge completamente il pezzo.
Enchiridion in greco significa, letteralmente, “che sta in mano”, “da portarsi in mano” (én chéir): quindi, qualcosa di concretamente necessario al “saper stare al mondo”. Il riferimento proviene da “Enchiridion”, appunto, il Manuale (di filosofia) di Epitteto (Ierapoli, 50 – Nicopoli d'Epiro, 120) , filosofo stoico. L'Enchiridion è però anche, e visto il profondo sentire cattolico di Zimmermann è questa la fonte primaria per la sua opera, un manuale della Chiesa. L'Enchiridion Biblicum e l'Enchiridion Symbolorum, sono due raccolte del magistero della Chiesa e chiaramente anche i titoli di ogni brano vi rimandano (Introduktion, Ekloge, Meditation, Hora, Ostinato, Matutin, Imagination).
Il concetto principale sviluppato da Zimmermann (1918-1970, la data della morte coincide con la nascita di Fazil Say), ruota intorno alla “sfericità del tempo”: che a sua volta rimanda non solo a Pound, Joyce e Bergson, ma anche e soprattutto a Borges, con i suoi tempi paralleli e la possibilità di percorrere in due direzioni il tempo, e non solo in una (ovvero solo dal passato al presente al futuro ma anche al contrario). Questa continuità temporale che non ammette quasi limiti bensì appare come un patchwork di citazioni in cui i livelli musicali si immergono in una perpetuità unica, è chiara nell'opera Enchiridion che Zimmermann ha composto tra 1949 e '51. Il passaggio dalla meditazione riflessiva all'Ostinato, alla feroce toccata per poi tornare ad un livello onirico – con citazioni da Peer Gynt di Grieg in “Matutin” - ed espressionista, immerge in un clima quasi mistico da improvvisazione trafelata che Say correttamente riproduce con intensità e coinvolgimento.
La Sonata in do minore n. 32 op. 111 di Beethoven con Say al piano diventa quasi “misterica”: i passi brillanti mantengono una certa omogeneità, il primo movimento sembra quasi jazzato. La Sonata resta fuori dagli schemi adoperati fino ad allora da Beethoven: i movimenti sono due, il Maestoso (Allegro con brio ed appassionato) e l'Arietta con variazioni (Adagio molto semplice e cantabile). Say sembra quasi “furioso” nei gravi e perlato negli acuti e prelude a quell'”abisso vertiginoso” che Thomas Mann vi aveva visto attraverso la voce di Adrian Leverkühn nel Doktor Faustus (tit. orig.: Doktor Faustus. Das Leben des deutschen Tonsetzers Adrian Leverkühn, erzählt von einem Freunde; Doctor Faustus. La vita del compositore tedesco Adrian Leverkühn, narrata da un amico).
I due bis che concede Fazil Say sono suoi e magnifici: il primo soprattutto che è Black Earth mentre il secondo rielabora un tango in modo eccezionalmente virtuosistico.